Migliaia di chilometri percorsi in tutto il mondo, dal Sahara alla Corea per esplorare poi la Siberia, in sella alla sua bici. È l’avventura del giovane 23enne originario di San Gemini, Lorenzo Barone, che da sei anni vaga per il mondo (da quando ha compiuto il diciottesimo anno di età) fino all’ultimo viaggio, ma solo in ordine cronologico visto che Lorenzo ha già in mente nuovi itinerari.
Una vita all’avventura, alla scoperta del mondo con la curiosità e la spensieratezza della sua età, ma con la consapevolezza di una viaggiatore ormai esperto, pronto a ogni evenienza.
Così i -52°C delle zone più fredde del mondo si trasformano per Lorenzo in un’occasione di crescita che ogni giorno arricchisce il suo modo di osservare il mondo. Il 13 aprile 2021 Lorenzo è arrivato a Yuryung Khaya, nella Repubblica di Sakha, dopo 2.801 chilometri percorsi da solo in bici.
Oggi Lorenzo Barone, insieme alla moglie Aygul conosciuta e sposata durante il suo viaggio, vive a Pokrovsk, nella gelida Yakutiya, con la speranza di poter tornare in Italia appena la situazione legata al Covid lo consentirà.
Mentre ci parla è a maniche corte, perché la temperatura è ‘soltanto’ a -20°C. racconta la sua avventura: “Prima di intraprendere il viaggio in Siberia – spiega Lorenzo – ho fatto un viaggio in Lapponia, passando per Capo Nord per avere un’idea di come si viaggi in luoghi freddi che raggiungono temperature tra i -50 e -60°C. La vera sfida, a queste temperature – sembrerà strano – è trovare il punto di equilibrio e non sudare mentre si pedale per non disperdere il calore”. Per queste temperature, infatti, non esiste in commercio un abbigliamento tecnico adatto e Lorenzo ha provveduto a organizzarsi da solo. “Per le mani – spiega – mi sono cucito da solo delle protezioni da applicare al manubrio. Per le parti rotanti della bici, invece, era necessario trovare del grasso che resistesse a temperature così rigide. Visto che non ne esistono in commercio ne ho comprato uno speciale che viene utilizzato per gli aerei che gela a temperature sotto lo zero molto elevate”.
Tra le difficoltà del viaggio quella più concreta era rappresentato dal possibile cedimento delle camere d’aria, problema sul quale si è confrontato anche con i ciclisti locali e che non ha trovato soluzione, fino a quando non è stato contattato da un’azienda tedesca che ha brevettato delle speciali camere d’aria e che ha inviato a Lorenzo come primo tester del prodotto. “Al momento sembra che queste camere d’aria funzionino a queste basse temperature, quindi il problema potrebbe essere risolto per molti altri ciclisti che viaggiano a queste quote”.
“In ogni luogo che ho visitato c’è un momento particolare o un personaggio che mi è rimasto nel cuore o un’esperienza – spiega Lorenzo – Un giorno, mentre stavo pedalando controvento a meno 15-20 gradi, stanco morto perché la bici era carica di bagagli e pesante, volevo mangiare più cibo possibile alleggerire la bici. Lungo la strada si è fermato un furgone e gli occupanti, dopo aver fatto delle foto con me, mi hanno cominciato a dare tre chili di patate cotte, un litro di vodka, un pollo intero, caricandomi più di quanto non fossi prima. Alla prima macchina che ho incrociato ho, a mia volta, regalato tutto. Il viaggio è così, è uno scambio continuo”.
“Credo che tutti noi abbiamo un potenziale incredibile ma non lo conosciamo perché rimaniamo sempre nella zona di comfort – conclude Lorenzo – qualsiasi sia la passione di chi ci guarda consiglio di fare il primo step; per me era caricare i bagagli e partire anche solo per due tre o quattro giorni, per un pittore cominciare a dipingere. Quindi è necessario iniziare a dare forma alle proprie azioni ai propri scopi”.