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In audizione vertici sanità regionale: servono 50 milioni da recuperare

La Terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Eleonora Pace, si è riunita giovedì mattina a Palazzo Cesaroni per l’audizione relativa alla “situazione della sanità nella Regione Umbria”, un incontro scaturito da una lettera del 9 gennaio, a firma dei consiglieri di minoranza, che chiedeva un confronto con l’Esecutivo di Palazzo Donini che chiedeva di fare chiarezza sui conti della sanità regionale e sui livelli dei servizi forniti ai cittadini.

Illustrando la richiesta, Tommaso Bori (Pd) ha ricordato, a nome dei firmatari, che “durante l’emergenza c’è stato un forte aumento dei fondi nazionali stanziati. Nonostante questa enorme mole di risorse l’Umbria si trova in una posizione non paragonabile alle altre Regioni, con 250 milioni di buco di bilancio stimati. Si registra un continuo turn-over della dirigenza sanitaria, con cadenza annuale o semestrale. C’è una mobilità passiva passata da un 2012 con una forte attrattività ad un 2021 che ha fatto registrare un debito milionario legato ai pazienti che si spostano fuori regione.

La spesa farmaceutica è fuori controllo a causa del continuo cambio della dirigenza, che ha fatto mancare un vero controllo della spesa.

Carenze di personale e professionisti pagati 25mila euro al mese

In Umbria non sono state fatte assunzioni e non è stato potenziato l’organico: si è fatto ricorso a professionisti esterni, questo ha creato una spesa enorme per i medici a gettone. Ci sono professionisti che sono stati pagati 80 euro l’ora senza limite di orario, arrivando a guadagnare 25 mila euro in un mese. La Corte dei conti ha sempre parificato i bilanci della sanità, il suo primo richiamo è arrivato con questa Amministrazione. “Il depotenziamento della sanità pubblica – ha concluso Bori – sembra voler favorire sanità privata e assicurazioni”.

L’eredità, Sanitopoli e non solo

“Bisogna ricordare – ha detto in premessa la presidente Donatella Tesei – da dove siamo partiti, con molti problemi ereditati dalle Giunte precedenti. Ho ereditato una sanità annichilita da Sanitopoli, dalla quale i migliori professionisti fuggivano. Abbiamo ereditato, prima del Covid, infinite liste di attesa. Terni ha l’ospedale più vecchio del centro Italia. Dei 17 ospedali, alcuni erano inutilizzabili ed altri non utilizzati. C’erano certificati di sicurezza scaduti”.

E sui conti, Tesei ha parlato, sempre riferendosi alla situazione ereditata, di un disavanzo strutturale pauroso. Una mobilità con un pesante saldo passivo e una spesa farmaceutica fuori controllo.

“Non ho voluto iniziare il lavoro – ha chiarito elencando problemi e scandali della sanità. Speravo che questo fosse capito da tutte le forze politiche. Avremmo potuto costruire insieme un cambiamento nella sanità regionale”.

L’emergenza Covid

Poi l’emergenza Covid: “Abbiamo reagito al covid tra mille difficoltà, con continue polemiche da parte delle opposizioni. I report nazionali ci dicono che siamo stati tra i migliori a gestire Covid e vaccini. Il Covid è sparito per decreto, ma abbiamo ancora 200 ricoverati negli ospedali. Con le spese annesse. Il
necessario processo di riforma è potuto iniziare da soli 8 mesi”.

Inflazione e bilanci

“Sul bilancio della sanità regionale ha aggiunto la governatrice – ha pesato l’inflazione quasi al 10% e
l’aumento delle spese per l’energia. Ospedali, strutture sanitarie e uffici hanno subito questi rincari. Per mantenere una sanità pubblica e universale servono fondi nazionali, altrimenti chi ha più sanità pubblica
ha più disavanzo. Cinque miliardi è la somma che manca alle sanità regionali per chiudere in equilibrio i bilanci. E questa è la somma richiesta dalla Conferenza delle Regioni. Questa la somma che il presidente Bonaccini ha richiesto per le Regioni”.

“Vanno sfatati molti falsi miti – ha detto Tesei – sulla solidità del sistema sanitario umbro. La spesa è cresciuta 4 volte più dei fondi disponibili. Una spesa fuori controllo che cresce più della media nazionale.
Nel 2017 il disallineamento era di 32 milioni, compreso il payback. Nel 2018 è arrivato a 60. Nel 2019 a 65 milioni. Oggi, il Ministero ci chiede di scorporare il payback. Questi disavanzi strutturali vengono sempre chiusi per portare a pareggio il bilancio. Questo indebolisce i conti e non crea riserve. Dal 2015 al 2019 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è aumentata di 50 milioni, senza alcun tentativo di razionalizzarla. Il saldo di mobilità crolla da +25 milioni nel 2017 a – 4 milioni nel 2019. L’inversione di tendenza è avvenuta nel 2017, anche se si manifesta nel 2018-19″.

Il personale

Sul personale, Tesei ha ricordato: “Agenas ci dice che abbiamo 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale. Visto che però sembrano pochi, si rende necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze. Il costo degli amministrativi è del 20% della spesa totale: si tratta di un sovrannumero che toglie risorse per il resto del personale. Il covid ha impedito la riforma strutturale del sistema”.

Servono 50 milioni da recuperare

Restano 50 milioni di euro all’anno da recuperare. “Serve un percorso – ha indicato la governatrice – di efficientamento e ricostruzione. Per fare tutto questo ci vuole tempo. Per più di due anni abbiamo gestito esclusivamente il Covid, pur andando avanti con vari progetti. L’aumento dei costi energia e dei costi
covid hanno gravato per 100 milioni sul bilancio regionale, che i fondi nazionali non coprono. Lo ho segnalato ad agosto 2022 ai ministri del periodo. Ed ora lo ho segnalato ai nuovi ministri in carica. Tutte le Regioni hanno segnalato questi problemi e una situazione esplosiva. I bilanci consuntivi sul 2022 non sono ancora stati ultimati, come da prassi lo saranno tra qualche mese. Gli incrementi di spesa si sommano ai disavanzi strutturali e peseranno anche sul 2023. Queste situazioni e la loro genesi non possono essere negate ma devono essere affrontate”.

La spesa farmaceutica

“Lo sforamento per la spesa farmaceutica – ha ricordato l’assessore Luca Coletto – c’era già nel 2017 ed è andato aumentando negli anni successivi. Abbiamo fatto una delibera per ricondurre le prescrizioni
all’appropriatezza, che prima non c’è stata. Grazie a quella delibera stiamo rientrando. I pazienti hanno la necessità di essere curati nella maniera più corretta possibile”.

Coletto e la gestione del Covid

“Siamo stati giudicati – ha rivendicato l’assessore – una delle migliori Regioni per la gestione del Covid, pur in assenza di un piano per la gestione della pandemia. I fondi integrativi che esulano dal fondo sanitario vanno definiti e controllati. Altrimenti la sanità torna nelle mani delle mutue, che hanno creato un enorme debito legato a prestazioni non appropriate. E che creavano differenze sociali nelle cure. Tutte le Regioni hanno dovuto sopportare costi aggiuntivi per la gestione del Covid, che non è finita con
il decreto del ministro il 31 marzo 2022″.

La mobilità

La mobilità ha avuto una inversione di tendenza nel 2015, che è stata registrata nel 2017. “La programmazione – ha lamentato Coletto – manca da più di 10 anni. Un altro problema c’è stato con
il payback, un ulteriore aggravio per le Regioni che hanno sfondato i tetti di spesa. Molte Regioni hanno subito gli sbilanci. In passato i bilanci sono stati chiusi in attivo ma la spesa è sempre stata maggiore del fondo disponibile. Stiamo dando una identità chiara ai piccoli ospedali, cercando professionisti che facciano mobilità attiva e che se ne sono andati a causa di mancanza di visione e di prospettiva. Da oltre un anno stiamo trattando con il Ministero circa i 5 miliardi che mancano alla sanità. È necessario
un intervento nazionale”.

Medici e programmazione

Sulla dotazione di medici, Coletto ha detto: “I dati Agenas dicono che abbiamo il maggior numero di medici ogni mille abitanti in Italia. Mancano medici perché è mancata la programmazione e in passato non sono stati fatti i necessari concorsi”.

D’Angelo: disavanzo per mancato finanziamento nazionale

Infine ha parlato il direttore regionale Salute e Welfare, Massimo D’Angelo: “Il disavanzo è legato al mancato finanziamento del fondo nazionale mentre aumentava il costo delle prestazioni. Durante il covid abbiamo sospeso prestazioni sanitarie e questo ha impattato su molte patologie croniche che si sono riacutizzate. Ci sono molti pazienti anziani ricoverati per covid, che si somma ad altre patologie, con una spesa per strutture e personale molto importante. Sulla spesa farmaceutica si registra un trend in miglioramento, legato all’appropriatezza”.

Bori: tentativo maldestro di gettare colpe sulle precedenti legislature

“L’audizione non ci tranquillizza affatto – ha commentato Bori al termine – e, anzi,
lancia preoccupazioni non proprio rassicuranti”.

“Al netto del tentativo maldestro della presidente Tesei di gettare la croce sulle precedenti legislature e sulle imbarazzanti uscite di parlare di falsi miti – ha aggiunto Bori – le questioni sono chiare agli umbri, che non hanno certo bisogno di giustificazioni o di colpevoli. La sanità umbra è passata dall’essere ‘benchmark’ al disastro dei conti. Il tutto con liste d’attesa lunghissime, laddove poi risulti possibile prenotare una prestazione, non essendo in presenza di un’agenda di prenotazioni del tutto chiusa. Le strumentazioni della sanità non appaiono in buona salute; il personale scappa dalla sanità pubblica umbra verso un privato che viene visto come più rassicurante e più sicuro, ma anche verso altre Regioni che
sono state in grado di rendersi attrattive. In mezzo – ha concluso l’esponente dem – c’è stata una
pandemia, ma anche milioni di risorse che la Regione Umbria ha dimostrato di non saper spendere”.

“In tutto ciò – prosegue Bori – sul fronte umbro si inseriscono un
piano sanitario contestatissimo e calato dall’alto, che ha fatto sollevare
proteste in diverse parti della nostra regione, e un annunciato rimpasto, che
riguarderebbe proprio la poltrona della sanità, più volte sbandierato e che
stenta ad arrivare, con l’unico risultato di aver paralizzato qualsiasi
provvedimento. Resta ancora nel cassetto, per esempio, la Convenzione tra
Regione e Università.