In 8 anni l'Umbria ha perso quasi 10.500 partite Iva

In 8 anni l’Umbria ha perso quasi 10.500 partite Iva

Massimo Sbardella

In 8 anni l’Umbria ha perso quasi 10.500 partite Iva

Lun, 12/02/2024 - 12:17

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Chiudono tante attività tradizionali: artigiani, commercianti, agricoltori. Bori (Pd) attacca le politiche della Regione

In un’Italia che vede tornare a salire il numero dei lavoratori autonomi, il cosiddetto “popolo delle partite Iva”, l’Umbria vede un arretramento del 5,6%. Nell’ultimo anno se ne sono persi 4.500, passando dagli 80.600 del 2022 ai 76.100 di fine 2023. Peggio, in termini percentuali, hanno fatto solo il Trentino Alto Adige (-8,4%) e le Marche (-10,1%).

Lo rileva l’indagine condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Che analizza in particolare l’andamento dei cosiddetti autonomi “classici”, cioè artigiani, commercianti e agricoltori, il cui numero va quasi ovunque diminuendo, non sempre compensato dalle nuove attività legate al web e al digitale. In Umbria in 8 anni (dal 2014 al 2022) sono spariti 10.403 di questi autonomi dei settori tradizionali, passando da quasi 70mila a 59.536 secondo l’ultimo rilevamento Inps. Con una situazione particolarmente critica nella provincia di Perugia, dove il calo è stato del 15,4%, mentre nel Ternano la riduzione è stata del 13,1%.

La provincia di Perugia in questi 8 anno ha perso 4.342 artigiani, 3.107 commercianti e 783 agricoltori. Nel Ternano sono spariti 1.160 artigiani, 867 commercianti e 144 agricoltori.

Dati che mostrano una difficoltà per le piccole attività che operano nei settori tradizionali, ma che potrebbero anche essere un campanello d’allarme sul versante del lavoro nero.

Il segretario umbro del Pd, Tommaso Bori, punta l’indica contro l’amministrazione di centrodestra in Regione. Commentando come questi dati siano”lo specchio di una difficoltà all’apertura all’innovazione, vantata dalla Giunta Tesei come asset fondamentale e strategico. I giovani preferiscono cercare il lavoro dipendente o, dall’altro lato, andare ad ingrossare le fila dei cosiddetti Neet, coloro che, sfiduciati, smettono di studiare e di formarsi ma anche di cercare lavoro. Perde appeal anche il mondo delle professioni delle aree economiche e del diritto” evidenzia Bori, che invoca “azioni concrete per attrarre cervelli, trattenere quelli che si formano in Umbria e sviluppare un terreno fertile per una imprenditoria sana e sostenibile”.

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