Umbria | Italia | Mondo

In 3 mesi in Umbria offerte per 4.260 posti di lavoro, ma meno che nel resto d’Italia

Le imprese umbre dell’industria e dei servizi, sia ad aprile 2022 che nel trimestre aprile-giugno, aumenteranno gli occupati rispetto agli analoghi periodi del 2021, ma meno della media nazionale. E, alla fine del trimestre, la regione sarà tra le sette realtà italiane che non avrà ancora raggiunto il ritmo delle entrate al lavoro pre-pandemia del 2019 (a livello di media nazionale tale livello secondo le previsioni sarà invece superato del 3,5%).

I dati Excelsior

E’ quanto emerge dall’approfondimento dei dati del Sistema Informativo Excelsior relativi alle previsioni di entrate al lavoro nel mese di aprile e nel trimestre aprile-giugno per quanto riguarda le imprese industriali e dei servizi di tutte le regioni. Va ricordato che i dati del Sistema Informativo Excelsior si basano su un ampio e continuo monitoraggio del sistema imprenditoriale: ben 110mila le aziende coinvolte, che esprimono le proprie previsioni sulle chiamate al lavoro che prevedono di effettuare nei mesi successivi.

Chiamate per 4.260 posti di lavoro

Ad aprile in Umbria le aziende di industria e servizi, in base alle previsioni fatte a marzo, chiamano al lavoro 4mila 260 persone, 640 in più di quelle effettuate ad aprile 2021, con un incremento del 17%, inferiore alla media nazionale (+20,3%), ma vicina a quella del Centro (+18%). Crescite attese, visto che nell’aprile 2021 l’impatto della pandemia da Covid-19 era decisamente superiore a quello attuale e che la ripresa economica, sia nel secondo semestre 2021 che nel primo trimestre 2022, è stata robusta.

I settori con più opportunità

Da segnalare, nella miniera di dati che l’Excelsior offre, che in termini numerici nel trimestre aprile-giugno le maggiori opportunità vengono indicate nel settore Servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici (980 chiamate al lavoro), Commercio (580 chiamate), Servizi alle persone (470), Costruzioni (360) e Servizi di supporto alle imprese e alle persone (330).

Tipologia di contratti

Le assunzioni previste saranno stabili nel 25% dei casi, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 75% dei casi saranno a termine. Si concentreranno per il 67% nel settore dei servizi e per il 72% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Il 15% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore al dato medo nazionale (20%).

In Umbria meno chiamate per i laureati

Assume l’11% delle imprese umbre, ai laureati una quota del 10,4% delle chiamate contro il 14,6% del dato italiano. Ma quasi metà delle imprese lamenta di non trovare il personale di cui ha bisogno.

Quanto ai giovani fino a 30 anni, rappresentano una quota del 29% delle chiamate al lavoro. I laureati ad aprile rappresentano nella regione il 10,4% degli assunti confermando il dato storico che vede l’Umbria, in termini di entrate al lavoro dei laureati, stare sotto il dato nazionale (14,6%) di circa un terzo (ma un recupero c’è stato, dato che venti anni fa le entrate al lavoro dei laureati, in percentuale sul totale delle assunzioni, erano in Umbria la metà della media italiana). Nel Centro, su questo fronte, brilla solo il Lazio (20,6%), mentre la Toscana è poco sopra (10,8%) l’Umbria, con le Marche che chiudono le graduatoria (10,3%).

Le imprese, inoltre, segnalano ancora una volta forti difficoltà a trovare le figure professionali richieste: ad aprile, infatti, il 48% delle aziende umbre evidenzia questa difficoltà. Un dato che è superiore alla media nazionale (40%).

Il divario tra l’Umbria e il resto d’Italia

L’Umbria, però, stando al quadro delle previsioni fornite da Excelsior, se si guarda al trimestre aprile-giugno allargherà considerevolmente il divario sia con la media nazionale sia, in misura ancora maggiore, con il Centro. Nel trimestre, infatti, le imprese dell’Umbria assumeranno 15mila persone, +3mila020 rispetto allo stesso trimestre 2021, con un aumento del 24,7%, contro il +40,3% della media italiana e il +38,6% del Centro. Un trimestre, quindi, che non permetterà all’Umbria di riguadagnare il trend di crescita delle chiamate al lavoro del 2019: la regione, facendo il confronto con lo stesso trimestre pre-pandemia del 2019, accusa infatti -6,2% rispetto al 2019, contro il +3,5% della media italiana e +0,5% del Centro. Le regioni che nel trimestre appaiono ancora sotto i dati 2019 sono, oltre all’Umbria, Friuli Venezia Giulia (-7,5%), Basilicata (-5,6%), Lazio (-0,5%), Molise (-0,4%), Piemonte e Lombardia(entrambe -0,2%).

La produttività

Rispetto al quadro medio nazionale che emerge dall’Excelsior, in questa fase la minore propensione delle imprese umbre ad assumere potrebbe tuttavia anche significare che le aziende della regione stanno cercando di recuperare produttività per trovare nuovo slancio, dopo averne persa molto negli anni della Grande Recessione scoppiata nel 2009 e durante la quale le imprese dell’Umbria, sempre rispetto alla media nazionale, hanno registrato una flessione del numero dei dipendenti minore in rapporto al calo di fatturato e valore aggiunto.

Mencaroni: quadro post-pandemia e vecchi nodi strutturali

Gli ultimi dati del Sistema Informativo Excelsior – afferma il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – ci consegnano un quadro di ripresa post-pandemia, insieme a nodi strutturali che la regione si porta dietro da anni. La ripresa occupazionale si potrà ulteriormente irrobustire, e produrre un slancio occupazionale di maggiore quantità e qualità, se le misure espansive messe in campo a livello europeo, nazionale e regionale produrranno quell’aumento di produttività che è la chiave della crescita, generando più investimenti aziendali innvativi, più spinta a crescere, più buona occupazione”.