Si profila il fallimento per la ex Pozzi. “Allo stato attuale non c’è alcuna offerta per lo stabilimento Ims – Isotta Fraschini di Spoleto”. La doccia gelata arriva da Simone Manfredi, uno dei tre commissari straordinari della ex Pozzi di Santo Chiodo.
La comunicazione è avvenuta nel corso di una audizione in Seconda Commissione regionale, presieduta da Valerio Mancini. Presenti anche i rappresentanti sindacali dei lavoratori, il presidente del Consiglio comunale di Spoleto Sandro Cretoni e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Michele Fioroni.
Lavoratori a forte rischio occupazionale
Per il territorio è stata auspicata una concreta reindustrializzazione che possa realizzare la possibilità di assorbimento di lavoratori oggi a forte rischio occupazionale. L’assessore Fioroni ha assicurato che la Regione metterà in campo tutti gli strumenti disponibili, legati soprattutto alle politiche attive del lavoro.
I sindacati, oltre a sollecitare il pagamento della Cig, poiché i lavoratori sarebbero senza stipendio dal 21 novembre dello scorso anno, hanno chiesto che i lavoratori di questa azienda, come di molte altre, non vengano abbandonati. Anzi, attraverso le strumentazioni disponibili, statali e regionali, possano diventare concretamente attrattivi.
Nessuna offerta formalmente valutabile
Il commissario Simone Manfredi ha sottolineato che “tutti i vari esperimenti prodotti non hanno purtroppo raggiunto il risultato di una cessione che abbiamo cercato di rendere il più appetibile possibile, vale a dire separando anche la cessione degli immobili.
La procedura – ha ricordato – parte dal 2012 con un concordato, poi revocato, aprendo la procedura di amministrazione straordinaria. Ci siamo quindi attivati per la predisposizione di un piano di eventuale cessione e l’attivazione delle misure previste per i lavoratori (Cig straordinaria). In questi anni sono stati messi in atto vari procedimenti di vendita, sono state contattati oggetti economici eventualmente interessati per avere offerte significative o comunque rispondenti ai dettami legislativi. Ad oggi è stato possibile soltanto fare la cessione del ramo di Dongo di Isotta Fraschini. Mentre per l’eventuale cessione del sito di Spoleto, nelle sue varie formazioni, nonostante vari interessamenti, non si è avuta alcuna concretizzazione di offerte formalmente accettabili o valutabili”.
Si profila il fallimento di Ims e Isotta Fraschini
“Nei fatti, nessun imprenditore, alcuni anche locali, – ha spiegato Manfredi – ha formalizzato un’offerta vincolante, irrevocabile e cauzionata che è quella funzionale al procedimento di valutazione dell’eventuale cessione in favore del soggetto offerente. La norma prevedrebbe la possibilità di programma di cessione non oltre un anno, ma interventi normativi avvenuti nel tempo hanno consentito di protrarre il termine per due anni e tre mesi. Qui però siamo andati ben oltre poiché il Tribunale, eventualmente chiamato a decidere sulla conversione del fallimento, ad oggi non l’ha disposto in ragione del fatto di interessamenti imprenditoriali comunicati dai commissari. Allo stato attuale non c’è alcuna offerta per il sito di Spoleto per cui ora il Tribunale deciderà eventualmente sulla conversione in fallimento”.
Reindustrializzazione di alcune aree
L’assessore Michele Fioroni ha rimarcato la “criticità di un’area, che come altre del territorio regionale sta subendo una profonda crisi. La Giunta – ha assicurato – sta lavorando su diverse vertenze. Il tema vero è che siamo a fine corsa per la costruzione di una prospettiva industriale per la Ims e Isotta Fraschini (Ex Pozzi). Come Regione siamo preoccupati per questa vicenda, come per molte altre presenti in Umbria. Passo il 70 per cento del mio tempo su tavoli di crisi . È difficile pensare ad un futuro quando ti trovi a gestire emergenze così radicate, profonde e drammatiche, spesso legate ad alcune storie industriali che, in uno scenario globale, sono venute meno anche dei requisiti sistemici e di competitività.
Serve mettere in campo una seria prospettiva di reindustrializzazione anche prevedendo una diversa attività e quindi una trasformazione industriale dei siti. La reindustrializzazione di alcune aree è al primo punto della nostra agenda. La Regione metterà in campo comunque i seppure pochi strumenti non ministeriali disponibili, legati alle politiche attive del lavoro per orientare verso un processo di ricollocamento e riqualificazione professionale per i lavoratori. Serve un ragionamento strutturale sul futuro industriale di questo territorio”.
Sindacati vogliono prospettive per il territorio
I rappresentanti sindacali, Simone Pampanelli (Fiom Cgil), Adolfo Pierotti (Fim Cisl) e Giovacchino Olimpieri (Fis Mic), hanno chiesto, innanzitutto, una concreta prospettiva per il territorio ed azioni utili a dare speranza ai lavoratori e alle famiglie. Sottolineata l’esigenza di un serio progetto di reindustrializzazione utile ad attrarre investimenti nel settore del manifatturiero.
Della necessità di attivare operazioni di reindustrilizzazione per il territorio in questione ha parlato anche Fabio Paparelli (PD – ex assessore nella passata legislatura) indicando la possibilità di poter usufruire a questo scopo di fondi previsti e non impiegati per l’area ex Merloni.
Il presidente della Commissione Valerio Mancini, a margine della riunione ha auspicato che si possa “operare fino all’ultimo minuto possibile per salvare l’azienda e salvaguardare i livelli occupazionali anche in virtù della importante dote finanziaria di cui gode il territorio, prevista dalla legislazione regionale e nazionale”. Con tali presupposti Mancini ha programmato un nuovo incontro partecipativo dopo l’approvazione del bilancio preventivo della Regione (fine marzo) per fare nuovamente il punto della situazione.