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Imprese “unite e arrabbiate”, la manifestazione a Perugia e Terni di negozianti e imprenditori

“Se Chiudono le imprese, chiude l’Umbria”. Con questo slogan questa mattina commercianti e imprenditori sono scesi in piazza con una doppia iniziativa partita da Terni e poi culminata a Perugia: manifesti affissi alle vetrine dei negozi e striscioni alla mano. “Vogliamo denunciare la drammatica situazione delle imprese del commercio e dell’artigianato”, hanno urlato gli aderenti alla manifestazione, che hanno voluto ''suonare la sveglia alla politica'', su impulso della Confcommercio di Perugia, in concomitanza della manifestazione nazionale odierna di Rete Imprese Italia.

Grande partecipazione. I 587 imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi, provenienti da tutta l’ Umbria si sono dapprima riuniti alla camera di commercio e hanno denunciato i problemi delle imprese e chiesto ''di rimettere in moto crescita e sviluppo''. ''Oggi diciamo basta – ha detto il presidente Giorgio Mencaroni – perchè stanno muorendo troppe imprese'', una al minuto per l’esattezza stando ai dati dell’associazione. L'agenda degli impegni chiesti dalle piccole e medie imprese è stata presentata ai candidati alle prossime elezioni presenti alla camera di commercio. Il documento, finita l'assemblea, e dopo il corteo è stato consegnato nelle mani del prefetto di Perugia, Vincenzo Cardellicchio, e della presidente della Regione, Catiuscia Marini.

La recessione picchia duro, cresce la disoccupazione. In Umbria il tasso di disoccupazione è passato dal 4,6 del 2007 al 6,5 del 2011, con la provincia di Perugia che segna addirittura il 7,2%. I consumi sono in caduta libera e in Umbria ancora di più. Alla flessione già registrata del periodo 2008 – 2011 del 2% (contro il – 0,7% della media nazionale) si è aggiunto un ulteriore calo del 4,9% (superiore al – 4,4% della media nazionale) nel 2012. Al di là delle variazioni percentuali, l’Umbria segna già un divario rispetto alle altre regioni: fatto pari a cento il livello dei consumi in Italia, il dato umbro si ferma a 93, di molto inferiore al 106,9 della media del Centro Italia.

Imprese che chiudono. “Abbiamo dovuto registrare la chiusura di tante, troppe imprese – spiegano dall’associazione – nel periodo da gennaio a settembre 2012, l’Umbria ha perso 335 imprese del commercio (di cui 211 del dettaglio), 79 nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione, 242 in altri servizi tra cui quelli di supporto alle imprese”.

Troppa burocrazia e difficoltà di accesso al credito. Ai candidati alle prossime elezioni i commercianti hanno posto i nodi da affrontare e risolvere: “il difficilissimo accesso al credito e i problemi del lavoro, le carenze del sistema infrastrutturale e i vincoli della burocrazia, un sistema fiscale barocco che deve essere semplificato”.

Le leggi incompiute. “Quella fiscale è una delle grandi riforme incompiute, strettamente legata a quella spending review, anch’essa incompiuta, che ha portato i tagli senza la maggiore efficienza e l’eliminazione degli sprechi, con la conseguenza di accrescere ulteriormente la pressione fiscale, in una spirale che rischia di travolgere il sistema delle imprese. Una riforma fiscale che riduca la pressione su imprese e famiglie è condizione imprescindibile per la ripresa.

Iva , Imu e Tares. “Il nuovo governo e il nuovo parlamento devono rivedere scelte importantissime in materia di Iva (azzerando il già previsto aumento dell’aliquota ordinaria dal mese di luglio), ma anche di Imu (si dovrebbe dimezzare l’aliquota per gli immobili strumentali all’attività di impresa, rispetto all’aliquota base Imu, e applicare un’aliquota ridotta al 4 per mille per tre anni alle piccole e medie imprese di nuova costituzione, per i locali delle imprese ubicate nei centri storici). Sui temi dell’Imu, della Tares (un altro tributo che rischia di abbattersi con estrema pesantezza sulle imprese), sull’imposta di soggiorno, siamo stati costretti ad aprire un confronto serrato con le amministrazioni comunali, perché ne limitassero il peso sulle imprese”.

Stop al fisco oppressivo. “Attraverso riduzioni vere di spesa bisogna abbattere la pressione fiscale, ridurre l’Irpef sulle famiglie e le imprese. La questione della spesa e delle entrate deve essere il centro di una nuova politica della crescita. Da un’analisi delle manovre di finanza pubblica succedutesi nel nostro paese dalla fine del 2000, emergono oltre 103 miliardi di aumenti netti d’imposta fra il 2001 e il 2012. un aumento di 3,4 punti (dal 41,3% del 2000 al 44,7% del 2002, arriverà al 45,3% nel 2013), che porta a quasi 5 punti il divario rispetto al resto d’Europa”.

Critiche alla politica. “Siamo stanchi delle solite promesse elettorali che nel popolo della piccola impresa e media impresa del Commercio e dell’Artigianato, creano aspettative che puntualmente non si avverano: l’etica, il rispetto democratico delle istituzioni e la peculiarità del piccolo imprenditore che si rimbocca le maniche e non ha tempo di protestare tutti i giorni abituato a risolvere i problemi e non a crearli, non vanno confusi questi valori intendendoli come incapacità a reagire o ad accettare ogni azione passivamente. Le Imprese guarderanno non solo ai programmi dei vari partiti in competizione, ma sapranno ben monitorare i comportamenti post elettorali reagendo tutti uniti alla mancanza di urgenti provvedimenti nel settore del credito, fino a chiedere la Nazionalizzazione di parte del sistema bancario a favore della piccola impresa e delle famiglie”.

Silenzio e fischi. Un minuto di silenzio è stato osservato in segno di rispetto per quei tanti casi drammatici di imprenditori che nell’ultimo periodo hanno scelto il più estremo dei gesti per porre fine alle difficoltà loro e delle imprese. Una lista lunghissima, segno delle grandissime difficoltà che tutto il settore sta incontrando. I fischi sono andati invece ai rappresentanti dei partiti, candidati alle prossime politiche che hanno preso parte all’iniziativa alla camera di commercio.

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