Imprese (e famiglie), salasso energia: appelli di manager e industriali

Imprese (e famiglie), salasso energia: appelli di manager e industriali

Redazione

Imprese (e famiglie), salasso energia: appelli di manager e industriali

Sab, 09/07/2022 - 14:17

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Costi e politiche energetiche, esperti a confronto nella tavola ritonda organizzata da Federmanager Umbria

Subito interventi per calmierare i prezzi energetici. E nel frattempo lavorare per assicurare all’Italia, nel medio-breve periodo, l’approvvigionamento da fonti rinnovabili, affrancando il prima possibile il Paese dalle importazioni di gas e prodotti petroliferi.

Questo l’appello che dall’Umbria manager e imprese rivolgono alle Istituzioni nazionali. Un appello a cui si unisce anche la Regione Umbria, impegnata nel cercare, a livello locale, di rimuovere quegli ostacoli che impediscono alle imprese di attivare impianti per la produzione di energia.

Ma occorre fare presto, perché altrimenti tante imprese rischiano di dover chiudere, con conseguenze anche sulla tenuta sociale, visto che il caro-bollette pesa già pesantemente sulle famiglie.

Temi affrontati nella tavola rotonda che si è tenuta a Perugia, organizzata da Federmanager Umbria.

L’allarme di Gozzi (Federacciai)

“Per la crisi energetica, ci sarà nel 2022 un extra costo sul sistema industriale italiano di circa 50 miliardi di euro, che significano 50 miliardi in meno di investimenti” ha ricordato Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e ad del gruppo Duferco Italia holding. L’industria manifatturiera italiana è infatti passata da una bolletta di circa 11 miliardi di euro nel 2019 ad una di 60 miliardi da pagare alla fine di quest’anno. Conseguenze che si ripercuoteranno, dunque, anche sulle aziende del territorio, in ogni settore.

Federmanager: fare rete

L’incontro ha rappresentato un’occasione per aprire un dibattito, per fare il punto sulle azioni urgenti da intraprendere nel breve-medio periodo per affrontare gli effetti della crisi energetica, che stanno mettendo sempre più a dura prova l’equilibrio economico di famiglie e interi comparti produttivi. “Siamo già in emergenza, ma queste conseguenze, con l’arrivo della stagione invernale, si faranno molto più preoccupanti. Tra aumenti di costi e ventilati razionamenti, la crisi energetica impone una reazione di sistema che coinvolga tutti, cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Per questo bisogna fare rete, nessuno potrà farcela da solo. I prossimi mesi saranno cruciali per definire un contesto politico ed economico, in grado di sostenere un cambio di modello di consumo e di tecnologie produttive all’interno delle aziende”, ha sottolineato Giuseppe Chiari, presidente Federmanager Umbria, davanti ad una nutrita platea composta da manager, da imprenditori e dagli ingegneri degli Ordini di Perugia e Terni.

Il vice presidente Regione, Roberto Morroni, ha fatto il punto sull’attuazione delle politiche energetiche in Umbria. Al dibattito hanno partecipato Mario Cardoni, direttore generale Federmanager nazionale; Alberto Geri, presidente di R.S.E.e docente di Ingegneria Elettrica UniRoma 1 che ha parlato dell’impatto della crisi energetica sull’Agenda della Transizione energetica nazionale. Tutti autorevoli contributi che hanno fatto così da apripista alla discussione sul tema “Crisi energetica: tra necessità strutturali e tecnologiche e nuovi modelli organizzativi e di consumo: il ruolo delle imprese, della PA e dell’Università”, coordinata dal prof. Luca Ferrucci, docente Dip. Economia Unipg. A prenderne parte, Luigi Rossetti, direttore della Regione Umbria (per conto dell’assessore Michele Fioroni), il prof. Alberto Geri, la prof.ssa Cinzia Buratti, docente Dip. Ingegneria Unipg e il dott. Emiliano Maratea, Sr Manager Public Affairs Enel, consigliere sezione energia di Confindustria Umbria.

Tante le analisi fatte sulle problematiche di approvvigionamento energetico, di informazione sulle attività che sta mettendo in campo il Governo e delle possibili soluzioni a livello tecnologico e di modello di consumo. Da parte delle imprese e dei manager è uscito l’invito nei confronti di Governo e Regioni a perseguire politiche industriali rapide ed incisive a sostegno di scelte non più rinviabili, essendo realmente in gioco la continuità aziendale di moltissime realtà produttive, anche in Umbria. Indispensabile nel brevissimo periodo, cappare i prezzi per dare certezze, ma non basta, occorre dotarsi rapidamente di gassificatori ed aggiornare l’agenda di transizione energetica allineandosi alle altre nazioni europee.

Dalla tavola rotonda la spinta alle rinnovabili

“Nel tessuto produttivo dell’Umbria, le imprese energivore, cioè quelle per le quali il costo dell’energia è particolarmente elevato, sono poche ma in termini relativi, hanno un’incidenza sul valore aggiunto dell’economia regionale maggiore di molte altre regioni – sottolinea il prof. Luca Ferrucci – pensiamo che AST, da sola, rappresenta il 20% dei consumi elettrici di tutta l’Umbria. Per questo, il tema dell’energia del costo dell’energia è un tema centrale per la competitività di questa regione. Ora, cosa fare? È chiaro che le politiche energetiche rientrano in un quadro regolatorio nazionale, ma ci sono due-tre cose sulle quali dobbiamo spingere. Per prima cosa, la Regione Umbria, insieme sicuramente ad altre Regioni, deve promuovere presso il Governo nazionale l’esigenza di una rivisitazione rapida delle modalità di determinazione del prezzo dell’energia. Noi abbiamo un algoritmo per la determinazione dell’energia che è parametrato sul prezzo del gas, ma il gas oggi contribuisce alla produzione di energia elettrica, nell’ambito di un mix, decisamente inferiore rispetto a quello di sette-otto anni fa, e comunque non oltre certi livelli intorno al 36%. Quindi, chi produce energia, senza utilizzare il gas, oggi ha un beneficio economico non corretto, ma che dipende dalla regolazione del prezzo dell’energia. Il Governo regionale deve, dunque, far sentire la sua voce sul governo nazionale e sull’Authority della regolazione per modificare urgentemente questa modalità. La seconda cosa, invece, è che grazie anche a sussidi e investimenti, ci sono forse le condizioni per creare meccanismi di autoproduzione dell’energia, si parla di comunità energetiche. Ecco, credo che una buona politica nazionale, insieme alla politica regionale, debba promuovere la capacità di imprese o pool di imprese, che sono nello stesso comprensorio territoriale, di mettere a punto azioni e strategie di investimenti per produrre energia, che più o meno possa andare a soddisfare la propria esigenza. Oggi esistono delle tecnologie nel campo delle rinnovabili su scale anche relativamente ridotte che possono essere appropriate anche a imprese di taglia medio-piccola, meglio se imprese unite da una rete fra di. Loro. Terza cosa: abbiamo bisogno di dipendere meno dal gas, ma per dipendere meno dal gas non dobbiamo pensare di bilanciare gli approvvigionamenti nazionali passando dalla Russia all’Algeria, stiamo comunque parlando di due Paesi dove prevalgono regimi politici dei quali possiamo fidarci fino ad un certo punto. Quindi, per il gas, non è un problema di diversificazione delle fonti geografiche, ma un problema di potenziare e rafforzare la capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili, e su questo c’è uno spazio di crescita ancora molto importante nel campo delle biomasse, dell’eolico, dell’energia idroelettrica con modalità di utilizzo anche più efficienti di quanto non lo siano oggi. Io credo che l’Umbria possa diventare un’ottima palestra per potenziare questo tipo di investimenti, legando ovviamente soggetti pubblici e soggetti privati, imprese e famiglie”.

Confindustria: interventi immediati

“Oggi stiamo vivendo una situazione difficilissima che colpisce imprese di ogni dimensione e di ogni settore – ha rimarcato Federico Malizia, vice presidente Sezione territoriale di Perugia di Confindustria Umbria In queste ultime settimane il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 70% e quello del gas del 120%, passando da 81 euro megawattora del 13 giugno a 180 euro. megawattora del 6 luglio. Non dimentichiamoci che a gennaio 2021 le imprese hanno pagato il gas meno di 20 euro a megawattora. Fino ad oggi, le imprese umbre sono riuscite a resistere. L’impatto dei maggiori costi energetici uniti ai rincari dei vari input produttivi ha comportato una grave e brusca compressione dei margini operativi. Per questo è necessario fermare questa escalation di aumenti non più sopportabile dalle imprese che non riescono e che non possono operare con questi prezzi. In tal senso – sottolinea Malizia – ci giungono preoccupanti segnali di rallentamento delle produzioni che potranno comportare anche la chiusura di impianti industriali. E ciò avrà ricadute anche in termini di tenuta occupazionale per i dipendenti e tutele economiche per le loro famiglie. L’Italia sconta una condizione più vulnerabile rispetto ad altri paesi europei poiché nel mix energetico nazionale, il gas utilizzato è frutto di importazione per 96% di cui il 40% proveniente dalla Russia. Ora più che mai è necessario poter contare su misure concrete ed immediatamente applicabili, con un orizzonte temporale di almeno un anno, in grado di ridurre drasticamente ed in modo strutturale il costo dell’energia. Solo così gli operatori potranno contare su strumenti che possano consentire di programmare le attività. In tema di politica energetica, sosteniamo l’individuazione, prioritariamente in maniera coordinata su scala europea, di meccanismi in grado di limitare le oscillazioni del prezzo del gas e misure volte a modificare la valorizzazione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. Allo stesso tempo auspichiamo forti segnali di reazione da parte delle nostre Autorità non solo per mitigare gli elevati prezzi dell’energia, ma anche per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti tenuto conto della forte dipendenza dall’estero del nostro Paese. L’emergenza energetica non è solo un problema per le imprese industriali, ma è un una questione che riguarda la tenuta del sistema economico e sociale del nostro Paese – conclude – e da questo convegno organizzato da Federmanager Umbria sono emersi spunti e riflessioni molto interessanti per tutti noi e le nostre imprese”.

L’impegno della Regione Umbria

“Occorre sostenere l’autoproduzione, rivedendo le modalità autorizzative per garantire la sostenibilità ambientale. Promuoveremo la formazione delle comunità energetiche, pool di imprese anche medio-piccole dello stesso territorio che possano soddisfare la propria esigenza attraverso fonti rinnovabili”, ha sostenuto, in sintesi, Roberto Morroni, vice presidente Regione Umbria. “Il breve periodo è oggettivamente un momento in cui occorre muoversi su interventi emergenziali, su questo le politiche nazionali sono chiave – ha affermato Luigi Rossetti -Tuttavia, soprattutto con riferimento ai temi di PMI, la Regione Umbria ritiene fondamentale l’apporto delle politiche dei fondi strutturali, quindi alla politica di coesione comunitaria, su cui in particolare con riferimento agli obiettivi prioritari della transizione energetica e ambientale, saranno concentrate, a partire da quest’anno, risorse significative dal punto di vista del sostegno degli investimenti in tema di produzione di energia da fonti rinnovabili e di risparmio energetico. Su questi temi, c’è una grande attenzione da parte della Regione Umbria, ritenendo il tema dell’energia un tema chiave delle politiche industriali regionali, oltre che nazionali e comunitarie. Aggiungo, che la prospettiva è quello di attuare, all’interno di questo quadro, che è fatto di regolazione e di interventi di politica industriale, anche degli strumenti finanziari adeguati, che auspicabilmente potranno superare fenomeni di razionamento del credito che potrebbero impedire o comunque ridurre la capacità di investimento delle imprese. E su questo, l’impegno della Regione Umbria è chiaro e forte”.

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