Il Wwf non ci sta a veder messa in discussione la legittimità dell’operato delle sue guardie giurate volontarie. E così scende in campo il responsabile del Settore vigilanza volontaria del Wwf Italia, Giampaolo Oddi, supportato dai legali nazionali dell’associazione, per replicare punto su punto alle questioni poste dal consigliere provinciale Marcello Rigucci e in generale sulla vicenda sollevata ormai più di un anno fa dalla Libera Caccia dell’Umbria attraverso il proprio legale, avvocato Marzio Vaccari.
In ballo ci sono le multe effettuate dalle guardie volontarie nel momento in cui operavano con il solo decreto prefettizio (e non quello della Provincia, rilasciato poi nell’ottobre del 2018). Ma anche tutti gli altri verbali, che a giudizio di Rigucci sarebbero da annullare per vizi di forma nella modulistica. Il consigliere provinciale addirittura chiede al presidente della Provincia di revocare tutti i decreti rilasciati dall’Ente perché lo Statuto del Wwf non prevederebbe l’attività di vigilanza ittico-venatoria, non consentendo quindi l’attivazione della relativa convenzione.
Istanze che limiterebbero fortemente, o addirittura annullerebbero, l’attività di vigilanza effettuata dagli ambientalisti nel territorio della Provincia di Perugia. E che potrebbero creare un precedente a livello nazionale.
Ed ecco perché scende in campo il responsabile nazionale del Settore vigilanza volontaria del Wwf Italia, Giampaolo Oddi, per respingere tutte le accuse mosse.
“I verbali sono regolari”
In primo luogo, sulla questione della presunte irregolarità dei moduli utilizzati per i verbali, che secondo Rigucci ne determinerebbero l’annullamento. “Con riferimento a quanto asserito nell’interpellanza – spiega Oddi – circa la presunta sussistenza di una serie di vizi, che sarebbero generalmente presenti nei verbali redatti dal personale di vigilanza Wwf, si rileva che tali asserzioni appaiono palesemente strumentali e non rispondenti alla realtà. I verbali – chiarisce – sono infatti compilati dalle guardie Wwf su specifici moduli forniti dall’associaizone a tutto il personale di vigilanza volontaria. Tali supporti contengono tutti i requisiti di legge, sia in meriti alla identificazione dei verbalizzanti, sia per quanto concerne l’indicazione delle modalità e le tempistiche per fare ricorso, nonché di tutti gli ulteriori riferimenti necessari“.
I verbali utilizzati in provincia di Perugia e nel resto dell’Umbria sono gli stessi utilizzati in tutta Italia. Il responsabile del Settore vigilanza Wwf sottolinea poi che qualora i vizi e le carenze nella modulistica lamentati dal consigliere provinciale fossero effettivi, “i soggetti destinatari delle sanzioni potrebbero agevolmente avvalersi degli strumenti di legge al fine di far valere la propria posizione e di chiedere dinanzi alle autorità competenti l’annullamento del verbale“.
“Non è dunque un Consiglio provinciale – afferma Oddi – la sede deputata a disporre misure quali l’annullamento, peraltro generalizzato e indiscriminato, di ‘tutti i verbali comminati ai cacciatori’ come se fosse una sorta di sanatoria ex post“.
Le multe senza decreto provinciale
Oddi interviene poi relativamente alla controversa questione normativa sull’obbligo o meno di essere in possesso del decreto della Provincia, oltre a quello rilasciato dalla Prefettura, per effettuare controlli in materia ittico-venatoria. Che poi è la questione, sollevata più di un anno fa dall’avvocato Vaccari per conto di alcuni cacciatori multati, da cui è nato il braccio di ferro tra Libera caccia e Wwf approdato anche nell’aula del Consiglio regionale prima e del Consiglio provinciale di Perugia adesso.
“Tutte le guardie Wwf, così come il personale di vigilanza volontaria delle altre associazioni, per poter operare – scrive Oddi – devono possedere un decreto, in corso di validità, rilasciato dall’Ente pubblico competente in base alla regione di residenza. Sostenere che vi siano guardie appartenenti al Wwf Italia onlus che comminano sanzioni senza essere in possesso del decreto è un’affermazione che il sottoscritto stigmatizza con decisione e che lede l’immagine stessa dell’associazione“.
Resta da chiarire, dal punto di vista giuridico, se il solo rilascio del decreto da parte della Provincia abiliti all’attività di vigilanza in materia ittico-venatoria. Interpretazione, questa, che al momento è stata accolta dalla Regione Umbria, come si legge nella motivazione con cui ha annullato un verbale fatto in una zona addestramento cani di Spoleto da personale del Wwf che al tempo non era in possesso del decreto della Provincia. Da qui la richiesta fatta dalla Libera Caccia affinché la Provincia provveda in autotutela (e su questo c’è anche un ordine del giorno approvato a maggioranza dai consiglieri dell’Ente) a dichiarare nulle le sanzioni irrogate da guardie che non avevano il decreto provinciale e la Regione ad archiviare tutti i procedimenti inerenti.
Rinvii a giudizio e procedimenti penali
Proprio l’attività di vigilanza in materia venatoria prima del rilascio del decreto della Provincia ha fatto scattare alcune denunce nei confronti di guardie volontarie del Wwf. Con il conseguente rinvio a giudizio, non ancora comunicato agli interessati, ma di cui la Provincia è stata informata dalle autorità competenti, come scritto nel procedimento che era stato avviato dall’Ente per la sospensione del decreto alle guardie interessate, conclusosi poi con l’archiviazione e quindi il via libera alle stesse guardie volontarie a poter continuare ad operare.
A questo proposito scrive Giampaolo Oddi: “Per quanto attiene inoltre alla mancata revoca dei decreti a carico delle guardie del Wwf che sarebbero destinatarie di un provvedimento di rinvio a giudizio, è di tutta evidenza, anche nel rispetto del principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza, la differenza tra un rinvio a giudizio e una condanna penale già pronunciata e in taluni casi passata in giudicato“. Il riferimento è a quanto lamentato sempre da Rigucci e dalla Libera Caccia, circa un presunto trattamento discriminatorio nei confronti di cacciatori guardie volontarie a cui la Provincia di Perugia ha invece recentemente revocato il decreto a seguito di condanne penali.
“Si precisa a tale riguardo – sottolinea poi Oddi – che ad oggi, nella regione Umbria nessuna guardia Wwf è stata destinataria di una richiesta di rinvio a giudizio“.
Lo statuto del Wwf
E poi c’è l’altra questione relativa allo Statuto del Wwf, sulla base della quale sempre Rigucci chiede l’annullamento di tutti i decreti di abilitazione ai controlli rilasciati dalla Provincia ad associati del Wwf.
Una lettura che per Oddi, oltre che infondata, è anche priva di logica. “Non si comprende – afferma infatti il responsabile Settore vigilanza del Wwf Italia – cosa il consigliere ritenga debba essere riportato nello Statuto dell’associazione, né se il consigliere medesimo sia a conoscenza della funzione di uno statuto associativo e del suo rapporto con l’ordinamento dello Stato“.
Oddi comunica anche di aver chiesto all’ufficio legale della propria associazione “di valutare la sussistenza dei requisiti per esperire un’azione a tutela degli interessi del Wwf“.