Per sfidare i tempi difficili dei tagli alla cultura, domenica 27 marzo 2011, in coincidenza con la Giornata mondiale del teatro, il Balletto di Spoleto in collaborazione con il Comune di Spoleto ha organizzato una Tavola Rotonda presso l’Albornoz Palace Hotel di Spoleto sul futuro dello Spettacolo dal vivo nel territorio umbro.
L’incontro, coincidente con una fase in cui gli operatori culturali attraversano molte difficoltà, si è rivelato di grande utilità, tanto che anche da parte dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche è stato espresso il desiderio di far seguire altri incontri per approfondire le proposte emerse durante la discussione.
Ad introdurre la tavola rotonda è stato Marco Schiavoni, curatore del progetto Officina Culturale della Tuscia 2010-2011 e nuovo presidente del Balletto di Spoleto: “Uno Stato che non vuole mettere in connessione economia sviluppo turismo ambiente politiche giovanili e culturali – ha esordito – perde un’occasione unica per diventare uno Stato moderno democratico e libero”.
Che la cultura debba essere intesa non solo come evento artistico ma anche occasione di sviluppo del lavoro e del turismo è stato fortemente sottolineato nell’intervento dell’assessore Fabrizio Bracco, il quale ha confermato come questa sia una delle linee di indirizzo regionali che presuppone il coinvolgimento di altri assessorati tra i quali quello dello sviluppo economico: “Le politiche fatte fino ad oggi vanno riorientate gradualmente – ha detto – si deve avere una nuova impostazione per cui la cultura venga vista come un’attività produttiva elemento fondamentale del progetto di sviluppo del Paese. E l’Umbria per crescere deve qualificarsi come produttrice di cultura, consapevoli che la cultura è capace di produrre ricchezza purché ci si organizzi in senso economico e imprenditoriale. Questi saranno anche i nuovi indirizzi dell’Europa che nella prossima programmazione prevederà fondi per lo sviluppo delle imprese culturali”.
Dagli interventi dei politici e degli operatori delle associazioni culturali presenti, una delle priorità emerse è quella di promuovere una legge nazionale per lo spettacolo dal vivo che ad oggi non esiste. A livello regionale, invece, l’assessore Bracco ha spiegato come gran parte delle risorse, di per sé non ingenti essendo l’Umbria una piccola regione, siano destinate alle grandi manifestazioni e al Teatro Stabile dell’Umbria. Poco resta per sostenere altri progetti e per promuovere l’innovazione. La proposta dell’assessore Bracco è quella che si costituisca in Umbria un incubatore delle imprese culturali coordinando tutti i soggetti (associazioni e istituzioni culturali). Ma alcuni operatori dello spettacolo dal vivo hanno anche proposto che ci si orienti verso una diminuzione dei costi strutturali, di gestione e di esercizio delle istituzioni regionali e verso un abbassamento degli emolumenti in modo da liberare risorse per ridistribuirle in progetti artistici.
Riguardo alle problematiche relative alla programmazione a medio e lungo termine, l’uso “intelligente” delle strutture pubbliche e private (teatri e auditorium) che molto spesso non vengono utilizzate tutto l'anno: c’è una presenza di spazi maggiore rispetto all’uso; ma l’uso delle strutture è frenato anche a causa degli oneri di gestione che forse potrebbero essere abbassati. Una delle proposte riguarda la possibilità di utilizzare spazi alternativi, sale polivalenti per un pubblico fino a 99 posti. Per le prove le regole sono diverse e quindi si dovrebbero offrire disponibilità maggiori di spazi. Stefano Alleva, presidente dell’associazione Harvey di Spoleto, è intervenuto con un esempio calato nella realtà locale: “A Spoleto – ha detto – ci sono molti spazi teatrali che potrebbero essere aperti durante l’anno: piazza Duomo la domenica mattina è piena di spoletini e turisti. Perché non pensare di aprire il bar del Teatro Caio Melisso a mezzogiorno proponendo ogni domenica anche una performance? In questo momento drammatico avremmo bisogno di confrontarci sulla fattibilità di proposte concrete”. L’obiezione dei responsabili del Comune presenti è stata che il Caio Melisso è un teatro con enormi problemi di sicurezza (aprirlo tutte le domeniche vorrebbe dire impegnare tra i 52 mila e i 75 mila euro l’anno). Un conto, quindi, è dire “Facciamo visitare il teatro e apriamo il bar”, un altro conto dire “Facciamoci gli spettacoli”: la prima ipotesi è percorribile la seconda sembrerebbe per ora improbabile senza le risorse necessarie.
Per ottimizzare le spese di produzione e di circuitazione degli spettacoli e degli eventi si è prefigurato poi lo sviluppo di una cultura di impresa che aggreghi soggetti diversi anche per poter ottenere finanziamenti e gestire in comune la parte amministrativa, così come strutture comuni in modo da essere più efficienti ed abbattere i costi. Facendo riferimento anche allo statuto del Teatro Stabile dell’Umbria e alle sue finalità, Roberto Biselli del Teatro di Sacco ha ribadito che bisognerebbe esaltare la sua missione nel favorire la crescita artistica e imprenditoriale delle realtà professionali del territorio, rafforzando il dialogo con gli altri soggetti che agiscono a livello regionale.
Vincenzo Cerami, assessore alla cultura del Comune di Spoleto, ha puntato l’attenzione sulla necessità di presentare proposte organiche che si pongano il problema del pubblico e non solo del contenuto artistico. Ha anche messo in evidenza l’eccezionale effervescenza culturale e associativa della città a fronte delle modeste risorse e modeste dimensioni della città stessa. L’affermazione di Cerami sulla difficoltà di coinvolgere il pubblico anche in presenza di cartelloni più popolari, ha aperto poi una discussione su come stimolare il desiderio di conoscenza e di approfondimento culturale soprattutto dei giovani coinvolgendo scuola e università.
Per finire, Andrea Quacquarelli (in arte Andrea Jeva) di Offucina Eclectic Arts (Spoleto) ha sottolineato le difficoltà del settore anche in merito all’incertezza dei tempi di erogazione delle risorse: “Abbiamo debuttato a Caserta l’estate scorsa con l’ultimo spettacolo dedicato ad Israel Horovitz – ha detto – e ancora stiamo aspettando i compensi per il nostro lavoro”.
In sintesi, da ora in avanti si dovrà puntare a unire le forze istituendo una rete di connessione tra associazioni e artisti sia a livello regionale che interregionale per instaurare un dialogo con le istituzioni pubbliche e le imprese private più efficace, con l'obiettivo di creare un'offerta culturale più continuativa, qualitativa e a costi ragionevoli. Inoltre si dovrà promuovere una politica di defiscalizzazione, pianificazione, programmazione pluriennale, insistere perché vi sia più certezza nei tempi di erogazione dei finanziamenti, regolamentazione delle retribuzioni e razionalizzazione dei costi di struttura.
All’incontro hanno partecipato Fabrizio Bracco, assessore alla cultura della Regione dell’Umbria, Vincenzo Cerami, assessore alla cultura del Comune di Spoleto, Patrizia Cristofori, presidente del Consiglio del Comune di Spoleto; Domenico Del Prete, presidente dello IALS, Istituto addestramento lavoratori dello spettacolo; Anna Rita Cosso funzionaria del Comune di Spoleto, Aldo Lorenzi per il Teatro Stabile dell’Umbria; Elisa Maurizi, direttrice dell'Officina culturale Bassa Sabina; Stefano Alleva, associazione culturale Harvey (Spoleto); Andrea Quacquarelli per Offucina Ecletics Art (Spoleto); Roberto Biselli, Teatro di Sacco (Perugia), Rachele Caputo per la Compagnia di danza Sat (Roma) Sergio Piazzoli, Musical Box Eventi, Silvana Barbarini (Tuscania danza), Sara Libori del Contemporaneamente Gruppo Danza (Spoleto), Caterina Genta, direttrice artistica del Balletto di Spoleto. Giorgio Ferrara, presidente e direttore artistico del Festival dei Due Mondi, ha invece inviato un suo intervento scritto.