Assisi

Il sogno, i ragazzi del Serafico protagonisti sul palco del Lyrick il 16 settembre

Si possono rimettere in discussione le regole che governano la società in cui viviamo? E soprattutto, sono forze come l’economia, la finanza e il profitto a determinare le nostre vite? O c’è qualcos’altro, che spesso resta nascosto ma che alla fine è ciò che davvero conta? Per provare a dare una risposta a questo interrogativo sempre più attuale, tornano a teatro con lo spettacolo a ingresso libero Il sogno i giovani dell’Istituto Serafico di Assisi, struttura d’eccellenza per l’assistenza a bambini e ragazzi con gravi disabilità.

Lo spettacolo del 16 settembre sarà poi replicato durante The Economy of Francesco, evento globale che dal 22 al 24 settembre porterà ad Assisi giovani da tutto il mondo, nel segno di una nuova visione dell’economia legata al messaggio del Pontefice. Il Sogno e racconta la storia di Libero, un esperto di finanza intento a lavorare su un importante progetto per un suo superiore. Le sue certezze e la sua visione del mondo vengono tuttavia messe in discussione quando il Capo invia due misteriosi dipendenti per dargli supporto: confrontandosi con loro, Libero si troverà a iniziare un viaggio onirico tra la sua realtà quotidiana e i temi globali legati alla natura, alla guerra, all’equilibrio indispensabile del Creato. Il protagonista realizzerà dunque il peso di ogni singolo gesto, anche il più apparentemente insignificante, finché la risposta al più classico degli interrogativi, ovvero «Io cosa ci guadagno?», apparirà sempre meno scontata.

Lo spettacolo Il Sogno nasce dal laboratorio di teatro e musica del Serafico, coordinato dagli educatori Stefano Tufo e Fabrizio Benincampi. Uno spazio che, attraverso l’incontro tra la dinamica formativa e l’aspetto ludico, permette ai ragazzi con disabilità di svolgere l’attività riabilitativa valorizzando competenze e abilità, esprimendo emozioni e mettendo al centro la propria autenticità espressiva.

«Il messaggio che abbiamo voluto veicolare – spiegano gli educatori – è legato proprio alla voce degli ultimi. Una voce che parla a noi, ma anche di noi: ci racconta di bisogni ed emozioni che ci riguardano tutti, perché alla fine nessuno, né noi, né la nostra società, e nemmeno il nostro pianeta, possono dirsi privi di fragilità. E prendersi cura dei più fragili, come mostra l’esperienza del Serafico, non vuol dire soltanto rispondere tecnicamente ai loro bisogni. Vuol dire anche ascoltarli e far sentire la loro voce, che ci parla, tra l’altro, del nostro futuro: lo stesso futuro che è il vero guadagno del Libero del nostro spettacolo, e che è altrettanto prezioso per ciascuno di noi»