Chissà se l'oro conquistato ieri sera a Londra dalla moglie farà cambiare idea al “Signor Vezzali”, Domenico Giugliano (ex calciatore, ora allenatore in Serie D), circa le accuse lanciate all'indirizzo dei medici dell'ospedale di Spoleto. Critiche giunte all'indomani del bronzo vinto dalla fiorettista jesina contro la coreana Nam, la nona medaglia olimpica per la più famosa schermitrice italiana.
Il marito della fiorettista azzurra non ha rinunciato alla polemica, addossando ai medici dell’ospedale di Spoleto la responsabilità di non averla adeguatamente curata dopo l’incidente stradale che la vide protagonista a Norcia il 28 novembre scorso (leggi qui).
In un intervista rilasciata al “Giornale” (qui il link all'articolo) Domenico Giugliano ha lanciato diverse accuse ai vertici sanitari del San Matteo. “Il bronzo è stato quasi miracoloso per come mia moglie è stata seguita in questo quadriennio – si legge nella versione on line del quotidiano – Lo scorso novembre incappò in un incidente stradale a Norcia: non fu controllata come doveva, riprese gli allenamenti appena una settimana dopo aver rischiato la vita”. E ancora: “Venne dimessa dall’ospedale di Spoleto con prognosi minima – si legge – la questione fu sottovalutata. Avrebbe dovuto restare ferma più a lungo, per settimane accusò dolori. Inoltre anticipammo noi le spese delle cure”.
Parole pesanti quelle di Giugliano, che però appaiono totalmente in disaccordo con quelle rilasciate dalla stessa Valentina Vezzali il giorno in cui fu dimessa dall’ospedale della città del Festival, quando diramò una nota stampa con la quale ringraziava il personale medico di Spoleto “che mi ha assistito con grande professionalità e umanità” (qui).
“Non intendo rilasciare alcuna dichiarazione in merito alle parole del marito della signora Vezzali”, ha detto a Tuttoggi.info il direttore sanitario dell’ospedale Luca Sapori, “basta rileggere le dichiarazioni della campionessa per farsi un’idea di quello che realmente successe durante il suo ricovero. Le accuse mi sembrano inopportune”. (J.B.)