(Perugia) In un momento in cui le questioni legate alle aree interne e alla tutela delle comunità montane stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel dibattito politico e sociale, il senatore Andrea Verini interviene con fermezza contro la proposta avanzata dal Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, di revisione dei criteri per la classificazione dei comuni montani.
L’ultimo episodio si è svolto ieri mattina presso il potabilizzatore di Tuoro sul Trasimeno, alla presenza di alcune autorità regionali, tra cui l’assessore ai laghi Simona Meloni, che ha aggiornato i presenti sulle attività di adduzione dell’acqua proveniente dal bacino di Montedoglio e sui lavori in corso al lago Trasimeno. Tuttavia, le parole di Verini sono rivolte già a un contesto più ampio e strategico, che riguarda le fondamentali politiche di sostegno alle aree marginali dell’Italia centrale e interna.
“No a proposte che aumentano i divari e le ingiustizie” – esordisce il senatore umbro, analizzando con preoccupazione la proposta di Calderoli, che mira a ridefinire i parametri per classificare i comuni come montani. Secondo le intenzioni del Ministro, infatti, questa revisione potrebbe coinvolgere circa 1.200 comuni nel Paese, di cui circa sessanta in Umbria, molti dei quali situati nelle zone dell’Appennino e nelle aree interne meno accessibili.
“Una misura insensata e dannosa,” prosegue Verini, “che mette a rischio risorse fondamentali per le comunità più fragili, spesso in crisi per effetto di deindustrializzazione, spopolamento e invecchiamento della popolazione.” La proposta Calderoli, infatti, si baserebbe su criteri meramente numerici e burocratici – come la quota di residenti o la altitudine media – trascurando le criticità sociali ed economiche di questi territori.
Un attacco alle risorse e alle strategie di sviluppo
Per il senatore, questa revisione rappresenta un grave errore perché “priverebbe le comunità montane di strumenti e finanziamenti indispensabili per la loro sopravvivenza e rinascita”. I fondi, che attualmente vengono attribuiti sulla base di categorie di montanità riconosciute con criteri più complessi e articolati, rischiano di essere progressivamente erosi o distribuiti in modo iniquo.
E conclude : “Non possiamo permetterci di aumentare i divari sociali tra le città chiedendo il ritiro delle modifiche ai criteri di classificazione dei comuni montani”