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Il ristorante ‘Alfredo alla Scrofa’ e le sue Fettuccine alla Alfredo compiono 110 anni – Video

(Adnkronos) – Da Ettore Petrolini a Jimi Hendrix, da Zdenek Zeman a Gary Cooper e Audrey Hepburn, senza dimenticare Jerry Colonna, Tony Curtis, Kirk Douglas, Lucia Bosè e Nino Benvenuti. E poi Manuela Arcuri, Serena Autieri, Paolo Sorrentino, Francesco Totti e Ilary Blasi, Claudio Lotito. Per mangiare le celebri Fettuccine alla Alfredo per le sale del locale di via della Scrofa sono passati tutti. “Quella di Alfredo alla Scrofa è una storia di un gesto di amore. Quello che Alfredo Di Lelio, 110 anni fa, dedicò alla consorte debilitata dal parto: si ingegnò per trovare questo piatto di pasta per poterla rigenerare, aggiungendoci due ingredienti molto nutrienti. Burro e parmigiano. Ma non si accontentò solo di creare un piatto, lo arricchì del suo gesto di amore. Gli dedicò questo piatto, facendo volare le fettuccine con questo sapiente movimento a mo’ di walzer; da lì nacquero le Fettuccine alla Alfredo” (VIDEO). Ogni volta che racconta questa storia Mario Mozzetti, il titolare del ristorante Alfredo alla Scrofa, si emoziona e sorride come fosse la prima, conscio che sta a lui tramandare la storia d’amore alla base di uno dei piatti più conosciuti al mondo, e forse più all’estero che in Italia: le Fettuccine alla Alfredo. Piatto che poi, con il passaparola americano, ha perso la preposizione centrale: solo la prima di tante bastardizzazioni che le ‘Fettuccini Alfredo’ hanno subito nel corso degli anni. Negli Stati Uniti non è raro trovare nei menù dei ristoranti, italiani e non solo, diverse versioni di questo piatto: c’è chi ci aggiunge il pollo o il prezzemolo, chi al burro preferisce la panna o il latte, chi mette la farina per rendere il sugo più denso, meglio se con pepe e aglio.  

 

Chissà cosa avrebbe detto, 110 anni fa, Alfredo Di Lelio scoprendo quanto il piatto che porta il suo nome, nato da quel suo gesto d’amore, sarebbe diventato un simbolo dell’Italia. Sono passati 110 anni dal 1° dicembre del 1914, giorno in cui Alfredo acquistò la licenza per aprire il suo ristorante in via della Scrofa, nel cuore della Capitale con vista sull’Ara Coeli. Mario Mozzetti porta avanti una tradizione, partendo da un aneddoto: “Negli anni ’20, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, due celebri attori di Hollywood che durante la loro luna di miele a Roma mangiarono da Alfredo alla Scrofa, per ringraziare Alfredo gli regalarono un set di posate d’oro, contribuendo alla nascita del mito. Da lì scattò la ‘fettuccine alla Alfredo mania’”.  

“Un ristorante pieno di passaggi, presenze incredibili che lo riempiono di una sua energia, bellezza e di grande respiro”. Ma anche di tanti memorabilia, a testimonianza delle personalità servite intorno a quei tavoli negli ultimi cento e più anni: oltre alle centinaia di foto appese alle pareti, i ricordi di pranzi e cene passano anche “attraverso i libri delle dediche che teniamo e custodiamo gelosamente. Dentro – racconta Mozzetti – vediamo scorrere decenni di letteratura, politica, musica, sport italiano e non solo. Parlare di Guglielmo Marconi, come di Greta Garbo, Federico Fellini o Alberto Sordi è veramente un orgoglio”. Una tradizione che non è stata dimenticata: ancora oggi, il libro delle dediche c’è ancora, accanto alla porta d’ingresso, su un mobile sulla sinistra. 

 

Con il passare degli anni, si può pensare che cambi anche la clientela: “È sempre internazionale, ma – conferma – è molto cambiata. Si è ringiovanita molto: abbiamo molti ragazzi che, anziché dedicarsi subito alla fettuccina alla Alfredo, preferiscono riprenderla e fotografarla, perdendo un sacco di tempo davanti a un piatto che andrebbe mangiato immediatamente, visto che si fredda all’istante”. Ma soprattutto, entrando, l’attenzione ricade sulle centinaia di cornici appese alle pareti, che racchiudono sorrisi, momenti felici, pasti indimenticabili, da quella in bianco e nero fino all’ultimo scatto digitale. La ricerca del personaggio noto, seduto e sorridente ai tavoli di via della Scrofa è quasi un passaggio rituale, prima o dopo la fettuccina, in una specie di caccia “al vip che è venuto, e i più giovani rimangono un po’ affascinati. Ma, al contempo, c’è la ricerca della storia: venire qui significa entrare in una fetta di storia della cucina italiana e del mondo, del glamour. Fra i clienti più affezionati oggi si va dai cantanti agli sportivi, ai vip. Italiani e stranieri: da Daniel Craig a Ralph Fiennes, da Irama a Sfera Ebbasta”. E le fotografie regalano momenti felici, sorrisi gioiosi e piatti luculliani.  

 

Un locale dove il profumo della buona cucina si mescola con il richiamo della Dolce Vita. Una fragranza che “sentiamo anche noi, e ci sprona nei nostri nuovi progetti – racconta Mozzetti in vista delle celebrazioni per i primi 110 anni di Alfredo alla Scrofa – tutto sta nascendo attraverso questa ricerca dell’origine, della storia, della tradizione. E l’esportazione di questo marchio in tutto il mondo. Ci stiamo concentrando per regalare ai romani una fetta di una storia bellissima da far conoscere a tutti”. Una storia tanto sentita, soprattutto negli Stati Uniti: tanto che, sul calendario americano, il 7 di febbraio viene celebrato il ‘National Fettuccine Alfredo Day’. La promessa per questi 110 anni la fa lo stesso Mozzetti: “Faremo uscire di casa gli archivi storici con tutte le dediche. Ci sarà la prima uscita di tutti questi personaggi fuori dal nostro covo. Sono oltre 200 libri con centinaia di firme, a partire dal 1927 con la prima dedica dell’attore Ettore Petrolini. La nostra intenzione – conclude – è quella di dialogare con la città, nel segno della tradizione. Non ‘Roma città aperta’ ma ‘Alfredo ristorante aperto'”.