La microfinanza quale strumento per rilanciare l'economia del territorio ed il microcredito per consentire l'accesso agli strumenti finanziari alle categorie deboli catalogate come “sub-prime lending”, il tutto da costituire una leva contro l'usura e l'emersione del sommerso. Di questo e di come lanciare i progetti di microcredito se ne è discusso Venerdì scorso in Provincia, presso la sala consiliare in un incontro – promosso dalla Presidenza del Consiglio con il patrocinio dell'Upi (Unione province italiane) – dal titolo “Da un'analisi della criticità produttiva umbra al modello di microfinanza a sostegno delle aziende”. Erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Annina Botta, gli assessori all'Economia Daniela Frullani e alle Politiche del lavoro, Giuliano Granocchia, il dottor Maurizio Berruti, i consiglieri Bruno Biagiotti, Gian Piero Panfili (An), Ivo Fagiolari, Edoardo Alunni (Fi), Palmiero Bruscia (Ds), Fausto Cocciari (Prc), Stefano Ceccarelli (Ci), Gino Emili (La Margherita) e Luciano Paci (l'Ulivo) ed esponenti del Sistema camerale, Consorzi di garanzia, istituti di credito, Organizzazioni sindacali, Micro imprenditori ed imprenditoria femminile. In realtà l'iniziativa di Venerdì, affonda le radici nel 2005 quando l'assemblea provinciale si era trovata ad affrontare numerose questioni relative alla crisi del comparto economico-produttivo le cui inevitabili ripercussioni sulla realtà occupazionale, all'interno della provincia di Perugia, sono state sottolineate con viva preoccupazione dalle numerose mozioni ed ordini del giorno, presentati dai vari gruppi politici. “Tutto il sistema Umbria deve essere ripensato – ha detto Frullani – e fra le difficoltà di maggior rilievo emergono un gap infrastrutturale, una mancata sinergia fra il mondo della ricerca e innovazione e mondo delle imprese, le lentezze burocratiche, le multinazionali e le caratteristiche peculiari del panorama industriale umbro. A proposito di quest'ultimo ricordo che la peculiarità risiede nelle microimprese, che oltre a registrare un dinamismo imprenditoriale conoscono difficoltà per l'assenza di consorzi di servizi che sappiano dotarli di capacità innovativa”. Dinnanzi a questa situazione dall'amministrazione provinciale, in quanto Ente competente per l'area vasta, ci si domanda come gli enti pubblici possano innovare il tessuto socio-economico. “Non nascondiamo che anche nella nostra provincia vi sono luci ed ombre. Tra le prime – ha continuato Frullani – ricordo l'imprenditoria femminile regolata dalla legge 125/91 e la filosofia di fondo dei processi economici: innovazione ed accompagnamento fattivo. Tra le ombre – ha detto sempre l'assessore – possiamo citare le lacune della stessa l.125/91 che andrebbe rivista poiché solamente il 7 per cento delle domande ammissibili vengono finanziate. Ed è in questo interstizio che si pone il problema dell'accesso al credito rimediabile con il microcredito”. “E' molto importante capire come la microfinanza si inserisce nella complessità degli strumenti a disposizione delle aziende – ha detto Granocchia -. In altri termini occorre comprendere se aiuta a fare impresa ovvero è in una fase sperimentale”. Ma vediamo in cosa consiste questa microfinanza. “E' caratterizzata da prestiti di importo molto contenuto e da una bassa incidenza delle sofferenze nel portafoglio crediti del settore. Il microcredito rappresenta così un valido strumento per combattere il fenomeno dell'usura; promuovere efficacemente lo sviluppo economico e sociale del territorio; far emergere il sommerso attraverso la ufficializzazione di micro attività per poter accedere ai servizi finanziari. Tuttavia, far sì che il microcredito diventi una pratica sempre più diffusa occorre il coinvolgimento di più soggetti come il Sistema camerale (quale promotore di tutte le attività accessorie alla realizzazione dell'intervento), Consorzi di garanzia fidi (che si impegnano a coprire il 50% dei rischi connessi all'operazione) Istituti di credito, Enti locali, Organizzazioni sindacali, Micro imprenditori (che saranno messi in grado di realizzare le proprie idee, finalmente liberi da condizionamenti e sopraffazioni di qualsiasi sorte e natura). Tale progetto può essere realizzato in due fasi ben distinte e tra loro indipendenti. Con la prima fase, attraverso un progetto pilota, verrà testata l'attività propedeutica di pianificazione che consente di verificare l'idea progettuale e verranno gettate le basi per la creazione di un “network” di consulenti in micro imprese, fra le varie associazioni di categoria. Nella fase successiva si prevede di giungere alla stipula degli agreements con banche e confidi per l'erogazione dei prestiti alle micro imprese, e di attivare appositi centri di assistenza, con il coinvolgimento delle Associazioni di categoria, delle Amministrazioni locali e provinciali, delle Fondazioni bancarie e antiusura, delle Banche e dei Confidi. In conclusione non si dovrà dimenticare un riflesso positivo dal punto di vista occupazionale: creare, per i giovani, nuove ed interessanti opportunità di lavoro.