Per il procuratore di Perugia Luigi De Ficchy “c’è stata una gara a far scoprire l’indagine” sui presunti concorsi ‘pilotati’ per assunzioni all’ospedale di Perugia. Secondo il magistrato l’inchiesta si è dovuta “fermare” dopo che nell’ufficio del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca sono state trovate delle microspie in seguito da una bonifica da lui stesso ordinata. Intanto elementi che potrebbero essere “interessanti” per l’indagine stanno
Ha definito “interessanti” gli elementi che stanno scaturendo dagli interrogatori dei testimoni sentiti dalla guardia di finanza sulla Sanitopoli perugina, il procuratore Luigi De Ficchy, titolare dell’inchiesta.
In attesa degli interrogatori di garanzia delle quattro persone finite agli arresti domiciliari (l’ex assessore regionale alla Salute Luca Barberini, l’ex sottosegretario agli Interni e segretario regionale dimissionario del Pd dell’Umbria Gianpiero Bocci, l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia Emilio Duca e amministrativo Maurizio Valorosi) gli inquirenti stanno ascoltando come testimoni numerose persone che hanno partecipato ai concorsi giudicati “pilotati”, sia tra coloro che sono stati bocciati, sia tra i vincitori. Ed anche i membri delle commissioni dei concorsi in questione. Interrogatori da cui sarebbero scaturite le prime ammissioni sul “sistema” ipotizzato dalla Procura a seguito delle intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate dalla fine del 2017 e dalla documentazione poi acquisita dalla guardia di finanza.
Il procuratore Luigi De Ficchy, parlando all’Ansa, non è voluto ovviamente entrare nel merito dell’inchiesta. Ha però rilevato che il mondo oggetto dell’indagine era caratterizzato inizialmente “da una profonda omertà“. “La gente – ha detto – parla solo dopo…”.
Il legale di Bocci e Barberini
“Ci batteremo da subito per far revocare le misure, in tutte le sedi giudiziarie”: lo ha annunciato
Intanto l’avvocato David Brunelli, difensore dell’ex assessore regionale umbro alla Sanità Luca Barberini, dell’ex segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci e del direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Perugia Maurizio Valorosi, tutti ai domiciliari, in una nota ha annunciato: “Ci batteremo da subito per far revocare le misure, in tutte le sedi giudiziarie“.
Il legale ha quindi aggiunto: “E’ un’indagine lunga e complessa che dura da più di un anno e proseguirà ancora. E’ troppo presto per poter avere un quadro preciso. Tuttavia, sin da ora posso dire di nutrire forti dubbi sulla sussistenza di esigenze cautelari così marcate da giustificare la misura degli arresti domiciliari a carico dei miei assistiti. Risulta dagli atti che l’attività di indagine era nota quanto meno dal luglio del 2018 e che dal settembre successivo gli indagati erano stati avvisati ufficialmente del procedimento. Rispetto ad allora non capisco quali elementi siano sopravvenuti che abbiano imposto la privazione della libertà di persone“.