È stato un vero e proprio uragano quello che si è abbattuto nella serata di ieri, a partire dalla Corte di Palazzo Trinci, sulla città di Foligno. Katrina? Gustav? Omar? Macché. Il suo nome è Peppe, Peppe Barra, allo stesso modo in cui si presenterebbe James Bond. È lui il ciclone che, in occasione della decima edizione dell’Umbria World Fest, Canti e Discanti, e della Stagione Concertistica 2011 degli Amici della Musica di Foligno, ha infiammato i giovani e i meno giovani della città della Quintana in una “bella serata d’amore” (così l’artista ha definito le circa due ore di concerto di ieri) con l'artista assoluto mattatore. “Noi di Amici della Musica siamo molto contenti per questa collaborazione con una delle associazioni musicali della città. Finalmente! E siamo veramente desiderosi di poterlo fare con tutti quelli che fanno musica d’arte”, ha dichiarato con entusiasmo Ambretta Ciccolari Micaldi, presidente di Amici della Musica di Foligno, introducendo l’ingresso in scena del cantante, attore teatrale, attore cinematografico, autore, cabarettista e musicista napoletano Peppe Barra, per cui l’arte ora, però, “è diventata tutta politica”. Accompagnato sul palcoscenico da Paolo Del Vecchio (chitarre e mandolino), Ivan Lacagnina (percussioni), Sasà Pelosi (basso), Luca Urciolo (fisarmonica) e Max Sacchi (clarinetti), a cui Barra ha lasciato grande spazio e risalto con l’esecuzione di pezzi che l’hanno addirittura tenuto anche fuori, il magistrale interprete di canzoni e tammurriate, di liriche teatrali e poesie, ha composto in un unico affresco sonoro, melodico e ritmato, gli echi del passato e i moderni ritmi del Mediterraneo, soprattutto quelli della Campania, tra favole, letteratura (Giambattista Basile), storia, politica (“mettetevi la mano sulla coscienza”, ha chiesto a chi la fa) e omaggi (espliciti quelli a sua madre Concetta, come anche a Giorgio Gaber e Salvatore Di Giacomo), strappando con assoluta facilità sorrisi ma soprattutto larghe risate al pubblico folignate che ha occupato tutte le sedie disponibili della Corte, rimanendo anche inevitabilmente in piedi ma senza accusarne il disagio, per tutta la durata dello spettacolo, in una serata che ha regalato anche del refrigerio dall’afa dei giorni scorsi.
Più che Peppe Barra, ad essere protagonista del concerto è stata la sua versatilità interpretativa, espressione di una napoletanità dal sapore passato e dalle sonorità contemporanee. Le sue canzoni sono infatti intrise di magia e di folclore, custodendo in maniera indiscutibile l’intero patrimonio culturale partenopeo, un universo di bellezza nostrana capace di fondersi con la passionalità di tutti i popoli e le tradizioni del sud del mondo. Voce e dialetto sono gli strumenti principali del suo lavoro. La sua voce gli consente infatti di raggiungere in scena risultati mirabili, unici ed impareggiabili. La modula come vuole, la tende e la sferza, la scaglia sul pubblico e poi la raccoglie in dolcissime nenie, con il sostegno di musicisti straordinari che da lungo tempo sono i suoi compagni di viaggio. Personaggio sempre autentico, nella vita e sulla scena, artista puro, custode indiscusso della nostra tradizione popolare. Poliedrico e appassionato della vita, prima ancora che dell’arte, estro geniale in grado di trasmettere al suo pubblico un magma incandescente di emozioni dalla risata più sonora alla commozione più autentica.
In questo spettacolo, Barra ha condotto il suo pubblico come in un viaggio tra la fantasia più pura e la realtà contemporanea, raccontando favole antiche e storie della modernità, sempre con il sorriso sulle labbra e la sua innata voglia di divertirsi e divertire. È senza dubbio che Barra sia il più interessante artista contemporaneo che Napoli ha regalato alla scena internazionale negli ultimi trent’anni.
(Elisa Panetto)
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