“Si apprende con rammarico che, nella seduta di ieri, il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la Legge Regionale 16 ottobre 2025, n. 7 “Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”. Tale impugnativa giunge inaspettatamente, a conclusione di un lungo processo di confronto nel corso del quale la Presidente aveva accolto tutte le osservazioni dei Ministeri, ad eccezione della richiesta avanzata dal MASE di sopprimere l’articolo 4 che prevedeva l’individuazione di aree non idonee alla realizzazione di impianti da Fonti di Energia Rinnovabile (FER)”. Questo il commento dell’assessore regionale all’ambiente e all’energia della Regione Umbria, Thomas De Luca, in merito alle decisioni adottate dal Governo Meloni.
Il Ministero della Cultura, il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste e il Ministero dell’Economia e delle Finanze avevano espresso parere favorevole in merito agli impegni di modifica presentati dalla Giunta regionale; al contrario, il Ministero guidato dall’onorevole Gilberto Pichetto Fratin ha respinto le proposte, avanzando l’impugnativa sulla base di una specifica interpretazione del nuovo decreto Transizione 5.0.
“La determinazione del Governo, presieduto dall’onorevole Giorgia Meloni, di impugnare la nostra legge per il solo fatto di aver previsto, in conformità con il quadro normativo nazionale, l’individuazione di aree non idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile, costituisce una diretta aggressione al territorio umbro. Tale articolo è scaturito da circa cento consultazioni territoriali, sollecitate dai sindaci di ogni schieramento politico, inclusi esponenti dei partiti di governo, alcuni dei quali ricoprono altresì la carica di parlamentari nelle fila della maggioranza che lo sostiene. Le stesse aziende che realizzano impianti FER sono contrarie all’eliminazione totale delle aree non idonee, per evitare perdere soldi e tempo investendo in contesti ad alto rischio. Le aree non idonee sono state individuate con l’obiettivo di tutelare il territorio dalla proliferazione incontrollata di impianti industriali sulle aree ad alta vocazione ambientale, paesaggistica, culturale e turistica dell’Umbria. Si configura un vero e proprio paradosso, poiché contestualmente, il nuovo decreto ci preclude la possibilità di individuare aree idonee per la realizzazione di impianti a servizio delle comunità energetiche, delle famiglie e delle imprese umbre.”.
Le modifiche al Testo Unico delle Fonti Rinnovabili, con il nuovo articolo 11-bis del D.lgs 190/2024, riducono tra il 3 e lo 0% del territorio regionale la possibilità di individuare aree idonee per la Regione Umbria.
“La nostra legge regionale si fondava su un equilibrio ben definito – prosegue l’assessore De Luca – regolamentare e indirizzare i grandi impianti industriali verso le aree idonee e salvaguardare la vulnerabilità paesaggistica, culturale e ambientale proteggendo la nostra terra attraverso la definizione di aree non idonee. Non intendiamo accettare la possibilità che pale eoliche di 250 metri possano essere realizzate nel diretto cono visuale del Duomo di Orvieto o all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Ci si interroga su come sia possibile accettare, dopo il riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio immateriale UNESCO, che impianti agrivoltaici estesi per centinaia di ettari possano essere installati sulle colline del Sagrantino di Montefalco o sulla fascia olivata Assisi-Spoleto. Il Governo dovrebbe fornire delucidazioni su come intenda promuovere il turismo esperienziale in Umbria, contestualmente alla liberalizzazione della realizzazione di impianti di biodigestione aventi capacità di centinaia di migliaia di tonnellate”.
La Regione Umbria sostiene che la possibilità per le regioni di individuare aree non idonee, non sia stata abrogata totalmente dalle nuove modifiche normative in quanto il Decreto Interministeriale del 10 settembre 2010, le linee guida per la realizzazione di impianti FER, risulterebbe ancora in vigore.
“Abbiamo sempre dimostrato la nostra leale collaborazione con il Governo ma la Giunta regionale non farà alcun passo indietro perché riteniamo doveroso difendere il nostro territorio. Siamo determinati a condurre l’Umbria verso un futuro prossimo al 100% rinnovabile governando e pianificando la transizione. Siamo fiduciosi che la Corte Costituzionale riconoscerà la piena legittimità della nostra legge regionale, superando le forzature di coloro che, a parole, propinano quotidianamente la loro retorica sulla difesa della Patria, salvo poi, con i fatti, cederla pezzo per pezzo, consegnando il nostro patrimonio unico ad una predazione territoriale” conclude.