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IL FUTURO SARA’ EVOLUZIONE O INVOLUZIONE?

Ci si chiede ogni giorno, in ogni campo, non solo cosa sara’ domani, ma dopodomani. Il futuro prossimo venturo. C’e’ la convinzione, non campata in aria, che i cambiamenti della societa’ saranno profondi. In pratica e in etica. Ha gia’ preso piede l’idea di portare avanti lo smart working che i giapponesi l’hanno scoperto da anni. Ho gia’ sentito la riabilitazione del Contadino, altro che “braccia rubate all’agricoltura”: il ritorno trionfale introdotto dalle lacrime di Teresa Bellanova. Qualcuno gia’ dice “evoluzione”, qualcun altro “involuzione”. Progressisti e conservatori come sempre, direte. Allievo di Leo Longanesi preferisco la sua versione:”Conservatore in un Paese in cui non c’e’ nulla da conservare”. Piu’ utile, perche’ sperimentato, il ritorno alle origini.
Ho sentito Tardelli parlare come un saggio – il suo urlo selvaggio e’ ormai da museo, come quello di Munch – del suo mondo azzurro nella ricorrenza della prima partita della Nazionale all’Arena di Milano, 15 maggio 1910, Italia-Francia 6 a 2, capitano il siculo Franz Cali’. Non so se per ragioni elettorali – Marco punta alla presidenza AIC, sindacato calciatori – il suo pensiero (progetto?) prende lo spunto dalla nostra nuova condizione di vita, da un isolamento che stiamo subendo in Europa come italiani e potrebbe diventare invece un vantaggio. Ci hanno chiuso le vie del turismo, l’Adriatico non sara’ piu’ “tedesco”, invidieremo la Croazia eletta spiaggia austrogermanica. “Sopra di noi – dice Tardelli – il cielo e’ azzurro. Da italiani abbiamo vinto due mondiali, nell’82 e nel 2006. Ricordiamocelo”. E’ un progetto rivoluzionario?
Molti anni fa, forse trenta, trattai con un Partito Ultra’ un ridimensionamento di quel calcio che s’annunciava votato al business (una protesta non nei termini fasulli della recente presa di posizione degli affaristi ultras europei). E all’improvviso negli stadi apparirono piccoli e timidi striscioni con uno slogan non sparato, quasi mormorato:”Siamo contro il calcio moderno”. Fissammo il progetto in Dieci Comandamenti.

1. Campagna acquisti da effettuarsi solo in estate e divieto di trasferimenti durante il campionato; al massimo, mercato di riparazione ad ottobre.
2. Liberta’ di correre sotto la curva per festeggiare i gol senza essere ammoniti o sanzionati in alcun modo: ormai non c’e’ piu’ neanche la scusa della perdita di tempo, che si recupera.
3. Tutte le partite devono essere giocate nello stesso giorno e alla stessa ora.
4. Limitazione degli stranieri nelle squadre – anche nessuno – poiche’ tolgono spazio ai giovani italiani.
5. Stop di un anno al calciatore che dopo aver firmato il contratto con una squadra vuole andarsene in anticipo perche’ un’altra squadra offre di piu’.
6. Impossibilita’ per il Presidente di una squadra di essere Presidente o azionista di maggioranza di piu’ squadre di calcio.
7. Ripristino della vecchia Coppa dei Campioni: non e’ giusto che una squadra che non ha mai vinto uno scudetto possa vincere la Champions League….
8. Numeri delle maglie da 1 a 11.
9. Divieto di esclusiva ad agenzie di viaggio per i biglietti delle partite in trasferta.
10. Le maglie siano quelle della tradizione e non cambiate ogni anno per questioni di mercato o quantomeno che i colori delle seconde maglie abbiano solo i colori sociali.
Possibili aggiornamenti – provvisori – da Coronavirus. Mica male, vero?

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