Carlo Ceraso
Spoleto ha vissuto stasera una delle pagine più belle della sua storia. Perché a rendere magica la conclusione di questa 54ma edizione del Festival dei 2 Mondi è stato l’arrivo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha assistito al Concerto finale eseguito su alcuni dei brani più belli scritti da Giuseppe Verdi. Anche Spoleto ha accolto il Capo dello Stato con un lungo, lunghissimo applauso, a dimostrazione dell’affetto per questo uomo che sta mantenendo in equilibrio le sorti del nostro Paese. E che, nonostante le preoccupazioni e gli attacchi a volte farneticanti di certa politica, non ha voluto mancare alla sua promessa di venire a questa edizione del Festival.
Quale segno di riconoscimento nei confronti della kermesse che celebra quest’anno il centenario della nascita del suo fondatore, di affetto di lunga data per il direttore artistico Giorgio Ferrara che il Presidente, amico sincero dei suoi genitori, ha visto crescere da bambino insieme al fratello Giuliano.
Spoleto blindata – l’emozione della Piazza era palpabile. Tutti con gli occhi puntati verso la diocesi, dalla quale la coppia presidenziale sarebbe uscita. Sin dalla mattina il centro storico era stato blindato, anche i bidoni della spazzatura erano stati rimossi per motivi di sicurezza. Il corteo delle auto del Presidente è arrivato poco prima delle 19 in Piazza della Signoria. A ricevere Giorgio Napolitano, accompagnato dalla moglie, la Signora Clio, e dalla nipote Sofia, c’erano il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, il sindaco di Spoleto Daniele Benedetti, la governatrice dell’Umbria, Catiuscia Marini, l’arcivescovo Renato Boccardo e alcuni sottosegretari.
Tutti in piedi – al suo ingresso in Piazza, il pubblico si è alzato in segno di rispetto tributando al Presidente un lungo, lunghissimo applauso. Ripetuto pochi minuti dopo, quando Giorgio Ferrara ha salutato dal palco l’arrivo del Presidente della Repubblica che, alzandosi, ha salutato i presenti con un cenno della mano. Alla sinistra del Presidente c’è la signora Clio, Adriana Asti, Giorgio Ferrara, la nipote del Presidente Sofia, il sindaco di Spoleto Benedetti e quello di Napoli De Magistris, alla sua destra Letta con la moglie, la governatrice e l’arcivescovo Boccardo. Dietro l’11ma fila siedono i sottosegretari Giro, Villari, Pizza, il capo di gabinetto del Mibac Salvo Nastasi, il segretario generale del Quirinale Donato Marra, quello della presidenza del Consiglio Mario Strano e tanti parlamentari di tutti i partiti. Per il Presidente è un po’ come essere a casa: davanti a lui gli orchestrali e il coro del Teatro San Carlo di Napoli, nella fila dietro il sindaco del capoluogo partenopeo Luigi De Magistris. Alla bacchetta del maestro James Conlon il compito di iniziare il concerto con l’Inno di Mameli. Di nuovo in piedi. Sui muri sono appese decine di bandiere tricolore, anche il colonnato del Duomo è illuminato di bianco-rosso-verde. Molti degli ospiti indossano coccarde e spillette che celebrano i 150 dell’Unità d’Italia.
Il concerto – si comincia con alcune arie del Nabucco che si concludono con il “Va pensiero”: E ancora la sinfonia dalla Giovanna d’Arco, l’ouverture de I Vespri Siciliani, Patria oppressa dal Macbeth, per concludere con Stabat Mater e Te Deum. Sì, anche Gian Carlo Menotti avrebbe apprezzato un simile Programma. Magnifica l’esecuzione musicale con la bacchetta di Conlon che ha dato al Concerto un ritmo meno intenso di quello a cui si è abituati. Non sono soli gli orchestrali, né il coro: con loro ci sono le rondini di Piazza Duomo, a compiere anche quest’anno il magico volteggio sul pubblico.
Il bis – il Presidente si alza per andare a complimentarsi con il direttore d’orchestra che decide di concedere un bis. Ed è ancora “Va pensiero”, fra i simboli più importanti del nostro Risorgimento (anche se in Piazza c’era ancora a chi lo accostava alla Lega). Conlon gira le spalle all’orchestra e invita il pubblico a cantare il brano di Verdi, riportato anche sul libretto di sala. Pubblico ancora in piedi per salutare l’uscita del Capo dello Stato. C’è ancora tempo per una battuta con il sindaco. Napolitano è stato informato del terremoto che ha colpito Roma poco dopo le 20. “Presidente, noi qui siamo allenati” dice scherzando Benedetti strappando il sorriso dell’interlocutore. Nel corso del breve colloquio, il primo cittadino ha fatto accenno alla recente iscrizione dei due siti di Spoleto (Basilica San Salvatore) e Campello (Tempietto) nelle liste dell’Unesco: un riconoscimento che, a quanto è dato sapere, sarà meglio illustrato al Presidente nel corso di un prossimo colloquio al Quirinale. Il corteo delle auto blu lascia Spoleto per far rientro a Roma. Piazza Duomo si svuota, lentamente: chi può raggiunge una delle cene di gala, molti puntano nei ristoranti del centro. C’è un altro appuntamento che li farà ritrovare tutti insieme, compreso chi non ha avuto la fortuna di assistere al Concerto: sono i tradizionali fuochi d’artificio che da sempre segnano la fine di una edizione festivaliera. Anche se quella di stasera è destinata a non aver fine, a rimanere per sempre nei cuori degli spoletini e del loro Festival
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N. 2 foto sono di Ivano Trabalza Studio©
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