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Il coronavirus ferma 13mila aziende artigiane in Umbria, l’appello di Confartigianato

In Italia 6 imprese artigiane su 10 sono ferme per l’emergenza Coronavirus. In Umbria, secondo la rilevazione della Cgia di Mestre, il 61 per cento delle 20.382 imprese artigiane è stata costretta a chiudere, perché non operante nei settori ritenuti indispensabili. Le imprese artigiane che continuano a lavorare, per tra mille difficoltà, per garantire beni e servizi di prima necessità in un momento così drammatico, sono quasi 488mila in Italia e circa 7.400 in Umbria.

Molte hanno dovuto ridurre la propria produzione a seguito di malattie o per ragioni di sicurezza. Altre continuano a lavorare a fronte di mancati pagamenti. Molte di quelle costrette a chiudere rischiano di non riaprire neanche una volta superata l’emergenza sanitaria.

Il comparto dell’artigianato, stima sempre la Cgia di Mestre, in un solo mese, da quando è esplosa l’emergenza Coronavirus, ha perso 7 miliardi 359 milioni di euro in Italia, di cui 117 milioni di euro in Umbria.

MISURE ECCEZIONALI PER UNA SITUAZIONE DI GUERRA”

Dati drammatici, di fronte ai quali Confartigianato Imprese Perugia chiede interventi urgenti, anche alle Istituzioni locali.

Il presidente di Confartigianato Imprese Perugia, Giorgio Buini, e il segretario Stelvio Gauzzi ricordano che l’art. 45 della Costituzione repubblicana recita che “la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.

“Eppure – lamentano Buini e Gauzzi – la politica, ai vari livelli, si ricorda che esistono 5 milioni di imprenditori che occupano oltre 10 milioni di lavoratori (oltre 80mila imprese nella provincia di Perugia con circa 160mila dipendenti), solo nei periodi elettorali. Passata l’incombenza, la ‘spina dorsale del Paese’, come amano definirci in queste occasioni, viene di nuovo lasciata sola al proprio destino e borseggiata dalla burocrazia. E con un sistema finanziario che, superato quello locale, ha fatto praticamente saltare le organizzazioni delle garanzie sussidiarie”.

Per Buini e Gauzzi, siamo in guerra. “Una guerra sanitaria – chiariscono – che è sociale ed economica allo stesso tempo. Una guerra con un nemico che non conosciamo, che non sappiamo per quanto tempo ha dovuto combattere, ma che ha già fatto troppe perdite di vite umane e ne farà di aziende”.

L’ULTIMO DECRETO: IL 50% DEI SOLDI AL 5% DELLE IMPRESE

Né, a giudizio di Confartigianato Perugia, le nuove misure del Governo andranno nella direzione auspicata dalle piccole imprese. In attesa del decreto definitivo, si stima che, di fatto, più del 50% delle risorse (50 + 200 miliardi) sono riservati al 5% delle imprese, ovvero a quelle esportatrici.

Il tempo di restituzione dei finanziamenti, poi, è, giudicato troppo di breve periodo, vista la gravità della situazione e l’impossibilità di capire quando finirà. “Sei anni più due di preammortamento – commentano Gauzzi e Buini – sono troppo pochi per tantissime aziende che con la liquidità pagheranno non tanto gli investimenti, quanto i pagamenti arretrati con lo Stato e le sue derivazioni. Le aziende del Centro Italia, già piegate dal terremoto del 2016, avranno ancora più difficoltà, perché si troveranno a pagare il finanziamento ottenuto per il post terremoto dove nulla, di fatto, è ripartito”.

Confartigianato attende poi di verificare il comportamento del sistema bancario. Che tra l’altro, presumibilmente dovrà gestire un elevato numero di pratiche con pochi sportelli aperti sul territorio e con il personale al minimo, dove già fanno fatica a predisporre l’iter per la sospensione dei mutui e per l’anticipazione della cassa integrazione.

L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI NAZIONALI

E di fronte all’emergenza Coronavirus che distruggerà il tessuto produttivo, con pesantissime conseguenze sociali, Buini e Gauzzi, proprio in nome dell’art. 45 della Costituzione, chiedono che l’artigianato vada difeso. “Vista l’emergenza in cui versiamo riteniamo necessario, da parte del Governo, un coraggio diverso e più di fiducia verso il nostro tessuto economico”.

Per Confartigianato “la liquidità finanziaria, garantita dallo Stato, che le banche devono immettere nel sistema imprenditoriale diffuso deve essere riconsegnate almeno dopo 15/20 anni,

Occorre inoltre “taglia in modo pesante la burocrazia”, come ha indicato il presidente nazionale di Confartigianato, Giorgio Merletti. Che ha parlato della necessità di ridurre del 50% le tasse e le imposte a carico degli artigiani, commercianti e Pmi fino a 15 dipendenti, con un eventuale recupero rateizzato nel tempo, sospensione dei contributi previdenziali per almeno due anni.

LE PROPOSTE ALLE ISTITUZIONI LOCALI

“Anche le Istituzioni locali – scrivono Buini e Gauzzi – dovranno fare la loro parte. Oltre alla sospensione o eliminazione di tutti i tributi locali ed imposte con scadenza nel breve periodo, dovranno concordare la gradualità del pagamento di tributi e imposte, dilazionandolo in un periodo più ampio”.

Ed a livello locale, come su base nazionale, per Confartigianato “non serve a nulla e a nessuno aver posticipato il pagamento delle tasse e delle imposte alla fine di maggio”.

LE ZONE TERREMOTATE

“Macerie – concludono il presidente e il segretario di Confartigianato Imprese Perugia – come quelle che sono rimaste lungo la strada che attraversa le cittadine di Amatrice o Preci, o parcheggiate da qualche parte a Norcia o nei paesini delle Marche. Tutte comunità che in guerra ci sono da oltre quattro anni”.