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IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA LA LEGGE IN MATERIA DI SICUREZZA

L'Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato, con 17 voti favorevole e 9 contrari, la proposta di legge sulla sicurezza predisposta dalla Prima commissione consiliare e scaturita da diversi documenti presentati in materia dagli esponenti dei gruppi del centrosinistra. Il provvedimento è stato portato in discussione una prima volta nel luglio scorso, registrando però la richiesta di modifiche da parte della maggioranza e dell'Esecutivo regionale. La decisione di rinviare la votazione provocò la reazione del Popolo della libertà che convocò un'assemblea permanente sui temi della sicurezza all'interno del Consiglio regionale. Ritornato in Prima Commissione il testo ha subito modifiche ed integrazioni che hanno recepito le indicazioni avanzate dalla maggioranza.

La nuova legge introduce un nuovo strumento, il Comitato tecnico-scientifico, deputato alla raccolta di dati e informazioni sulla diffusione della criminalità. Spetterà al Consiglio valutare le politiche per la sicurezza attraverso un atto di programmazione biennale che conterrà anche indirizzi chiari e stringenti per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi da parte dei Comuni. Le vittime dei fatti criminosi potranno contare su interventi dei Comuni, su assistenza di carattere sociale e sanitario e sulla riduzione o rimozione delle più rilevanti situazioni di difficoltà seguite all'evento. Spetterà poi alla Conferenza regionale sulla sicurezza integrata verificare lo stato di attuazione degli accordi tra lo Stato e le autonomie locali e, riunendosi una volta all'anno, fornire al Consiglio regionale elementi di valutazione sulla situazione della sicurezza urbana. Infine la scuola di Amministrazione pubblica di Villa umbra avrà infine il compito di formare, aggiornare, perfezionare e gli agenti della polizia locale.

Al dibattito che ha preceduto il voto hanno preso parte:

ALFREDO DE SIO (AN – PDL): “NECESSARI INTERVENTI EFFICACI DI PREVENZIONE E REPRESSIONE, MENTRE IL TESTO DEL CENTROSINISTRA SI LIMITA ALLA RIDUZIONE DEL DANNO – Gli umbri hanno percepito la paura legata all'aumento della microcriminalità. Le forze dell'ordine a volte sembrano insufficienti a fronteggiare adeguatamente questo fenomeno e quindi il tema della sicurezza è diventato una delle priorità dell'agenda politica. Le riflessioni che si impongono devono essere mirate ad affrontare l'insicurezza urbana. Le politiche nazionali di questi mesi hanno dato un segnale forte in questo senso: è stato adottato il pacchetto sicurezza e ci sono stati provvedimenti per garantire finanziamenti al ministero dell'Interno. 100 milioni di euro sono stati stanziati per dare contribuiti ai Comuni che scelgono la videosorveglianza e altri milioni di euro sono stati destinati ai rinnovi dei contratti di lavoro del personale di polizia. Il nostro progetto di sicurezza è mirato a garantire la vita delle persone, la civile convivenza e le attività di solidarietà pubblica. In queste priorità si evidenziano le differenze principali con il centrosinistra: tutti conosciamo numeri e statistiche sulla criminalità in Umbria e non possiamo ignorare che una parte dei reati non vengono neppure denunciati a causa della sfiducia, ad esempio, sul recupero di un bene rubato. Sull'usura, un altro gravissimo fenomeno, mancano dati certi e attendibili. A volte sembra riduttiva la distinzione tra sicurezza reale e percepita: non si tratta di posizioni strumentali ma di opinioni diverse. Ogni volta che si affronta l'emergenza criminalità la sinistra propone interventi mirati ad altro. Noi proponiamo invece un approccio pragmatico che consenta di combattere davvero il fenomeno, come nel caso della lotta alla tossicodipendenza, dove il centrosinistra propone soltanto la riduzione del danno, con un approccio che non riteniamo valido. Occorrono senz'altro politiche integrate ma anche realismo e concentrazione delle risorse che, se vengono polverizzate in troppi interventi diversi, diventano inefficaci. Bisogna intervenire nello specifico, senza sminuire la responsabilità del singolo attribuendo la responsabilità di quanto avviene alla società.Il disagio e le problematiche sociali ed economiche vanno affrontate con altri provvedimenti: questa legge deve servire per garantire un'azione repressiva efficace e un intervento diretto della Pubblica amministrazione. Anche interventi di riqualificazione urbana possono contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini prevenendo reati e atti criminali. Intendiamo combinare due principi: integrare i cittadini nella prevenzione del crimine utilizzando i fondi a disposizione dei Comuni e della Regione, mettere risorse nell'innovazione e nell'ammodernamento tecnologico, sostenere il personale delle forze di polizia”.

STEFANO VINTI (PRC-SE): “LA VERA INSICUREZZA È QUELLA CREATA DA QUESTO SISTEMA ECONOMICO. INUTILE LA MILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO – Nell'ultima settimana sono avvenuti alcuni fatti che ci fanno riflettere sulla situazione della sicurezza in Italia. A Casal di Principe è stato ucciso il parente di un collaboratore di giustizia. Nello stesso luogo sono stati mandati dai ministri Maroni e La Russa 400 nuovi agenti e l'omicidio è avvenuto a poca distanza dai check point costruiti dai 500 uomini della Folgore inviati in quella terra. Nonostante la militarizzazione del territorio, quindi, la sicurezza dei cittadini non è migliorata e questo intervento si rivela non efficace. Il mondo oggi è effettivamente insicuro, soprattutto perché c'è un sistema economico che sta collassando. Il problema della sicurezza, oggi, riguarda il rischio per milioni di cittadini di perdere i propri risparmi: questo sistema globalizzato del capitalismo ha rotto le proprie regole dedicandosi all'accumulazione per l'appropriazione attraverso le privatizzazioni che hanno sconvolto lo Stato sociale europeo negli anni '80 e '90, privando le collettività dei beni e dei diritti comuni. La natura di questo sistema economico produce insicurezza. Negli ultimi 15 anni i crimini si sono ridotti del 40 per cento eppure il senso di insicurezza continua a crescere. L'insicurezza è prodotta dalla precarietà del lavoro e delle relazioni sociali, da un modello di società che non funziona. Vanno comunque definite politiche per la sicurezza urbana: la politica ha soffiato sul fuoco delle paure irrazionali e dell'emotività, strumentalizzandole. Occorre un piano di sicurezza urbana democratica che veda il protagonismo di più soggetti ma anche la presenza delle forze dell'ordine a presidio dei territori. Servono interventi per sostenere le vittime dei reati e ripristinare le rotture che l'evento reale produce a livello sociale. La riqualificazione e la riprogettazione urbanistica possono contribuire fortemente, insieme all'educazione alla legalità, alla sicurezza delle nostre città. La frequentazione degli spazi pubblici toglie spazio alla criminalità e può essere sostenuta grazie all'attività dell'associazionismo e del volontariato. L'insicurezza non si cura con un'aspirina ed è inutile puntare sulla strumentalità e sulla demagogia: è questo sistema che produce insicurezza”.

FRANCO ZAFFINI (AN-PDL): “DESTINARE RISORSE ALLE VITTIME DEL CRIMINE E AL CONTROLLO DEL TERRITORIO, PIUTTOSTO CHE AL FALSO TOTEM DELL'INCLUSIONE SOCIALE – C'è una difficoltà ‘genetica' della sinistra, che deriva dalla formazione culturale, per cui non si riesce ad intervenire sul contrasto a certi fenomeni come il degrado urbano e la crescente diffusione dello spaccio e del consumo di droga se non con il ‘falso totem' dell'inclusione sociale, al quale destiniamo quei quattro soldi che sono previsti, 250mila euro, quando ne abbiamo stanziati 200mila per la giornata del commercio equo e solidale, invece di spenderli nelle quattro o cinque azioni che sarebbero realmente utili a uscire dall'emergenza: telecamere, centrali operative per i vigili urbani, aiuti e risarcimenti per le vittime del crimine, anziché stanziare fondi per i centri sociali. Non sono così qualunquista da non comprendere che è necessaria l'inclusione sociale, ma prima dobbiamo mettere in sicurezza il territorio, altrimenti su quale tessuto andiamo ad includere? In una realtà fatta di insicurezza, dove non si può passare per via del Macello (una via di Perugia ndr) di notte, dove si regalano dosi di droga davanti alle scuole per spingere al consumo, dove i vigili urbani non hanno mezzi e capacità per il controllo del territorio.L'impianto della legge 12 del 2002 andava aggiustato, perché era lacunoso e carente sulle azioni pratiche da fare per uscire dall'emergenza; invece è stata fatta un'operazione ‘gattopardesca', quella del ‘cambiare tutto per non cambiare niente', che ha visto sacrificare sull'altare dell'inclusione sociale tutte le paure e l'insicurezza dei cittadini. E dire che, come centro destra, ci converrebbe che la sinistra continuasse a trattare questo tema in questo modo, ma la realtà è che la gente ci guarda e si aspetta che noi politici facciamo qualche cosa per risolvere i problemi con i quali è quotidianamente costretta a convivere, perché la sicurezza è un'emergenza reale, non percepita, e noi dobbiamo risolvere almeno le cose più urgenti. Accadrà invece che la maggioranza di centro sinistra approverà la sua legge, l'opposizione di centro destra dirà quello che è sbagliato e nulla cambierà. Però mi resta una perplessità: pensate veramente che la comunità non vede quello che stiamo facendo, che siamo lontani mille miglia dalla realtà che ognuno vive, e intanto la gente non ne può più? L'unica strada possibile è quella di modificare la legge, assegnare più risorse e destinarle alle quattro o cinque azioni immediate da fare per avere più controllo del territorio e dare più sicurezza alle persone”.

ARMANDO FRONDUTI (FI-PDL): “LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO ALLA CRIMINALITA' NON HANNO ANALOGIE CON IL SOCIALE, FERMA RESTANDO L'UNITA' CON ASSOCIAZIONI E SOCIETA' CIVILE – E' significativo che nel capoluogo di regione ci siano ben quarantaquattro comitati di cittadini che si sono originati proprio partendo dalla volontà di ottenere sicurezza. Ho partecipato a diverse riunioni, e sono emersi dati significativi in merito: il 64 per cento degli umbri teme per la propria sicurezza, specialmente a Perugia, il 42 per cento ha subito furti, rapine o scippi, mentre il 16 per cento di donne ha subito violenze di vario genere. In via Sicilia (Perugia ndr), dove risiedo personalmente, un condominio composto da 272 immobili ha fatto ricorso alla vigilanza privata, con una guardia giurata che dalle cinque del pomeriggio alle due di notte ha presidiato la zona per quattro mesi. In questo periodo di tempo non si sono verificati episodi delinquenziali ai danni degli immobili e tanto meno delle persone. Ma il servizio se lo sono pagato da soli i cittadini, per una cifra di quattromila euro al mese. Non appena la vigilanza è cessata la situazione è tornata come era prima: portoni di vetro blindati che sono stati sfondati, ascensori rotti e danni vari alle strutture. Io dico che sono importanti la prevenzione ed il contrasto alla criminalità, e che non ci sono analogie con il sociale, anche se ritengo sia necessario agire in stretta unione con le associazioni e la società civile. Inoltre la Regione non può non prendere in considerazione gli orientamenti del Governo in materia di sicurezza, come pure i sindaci hanno fatto, mettendo in campo azioni che stanno debellando il problema della prostituzione.Infine vorrei sottolineare che nella realtà quotidiana viene meno anche quello che è il diritto alla sicurezza, che viene leso e con esso anche la libertà delle persone, che non c'è in assenza di sicurezza. Per tutti questi motivi non possiamo essere favorevoli alla proposta del centro sinistra, il cui articolato peraltro parla di integrità fisica e vivibilità nei centri urbani, ma non fa abbastanza per la sicurezza delle persone ed anche per quella dei propri beni, la casa e quantaltro”.

LUIGI MASCI (Pd) “EVITARE OGNI APPROCCIO IDEOLOGICO AL PROBLEMA DELLA SICUREZZA RIVALUTANDO LA CULTURA LEGATA ALLA PRATICA DEI DIRITTI E DEI DOVERI – Il Rapporto Censis sulla sicurezza, presentato al World social Summit nel 2008, dice che è soprattutto la paura, intesa anche come sentimento manipolabile, a condizionare i cittadini e questo crea incertezza. Ma per contrastare fenomeni come la microcriminalità legata alla immigrazione non sono sufficienti solo la repressione e la militarizzazione da parte delle forze dell'ordine. Bisogna invece guardare lontano, stimolando gli anticorpi che ancora ci sono nella società con azioni di contrasto e prevenzione da affidare ad un marcato coordinamento territoriale di tutte le politiche che fanno capo agli enti locali. Si deve evitare ogni approccio ideologico al problema della sicurezza rivalutando la cultura legata alla pratica dei diritti e dei doveri, anche per evitare forme di razzismo. In un quadro di diffusa collaborazione le istituzioni devono fare affidamento alle realtà attive del volontariato ed delle stesse parrocchie. Il valore aggiunto di questa legge, rispetto alla precedente, sta nella integrazione delle politiche, nella messa in rete dei presidi istituzionali, e nella affermazione dei diritti dei cittadini. La legge mantiene in atto interventi mirati di controllo del territorio, con l'ausilio di nuove tecniche con una maggior valorizzazione dei vigili urbani. Allo stesso tempo mira a riqualificare i centri storici, a dotare di telecamere le aree più a rischio a rendere maggiormente le sale operative dei vigili. L'alternativa di un fondo di solidarietà per le vittime, avrebbe pregiudicato l'efficacia della risposta, al pari di eventuali polizze assicurative meramente risarcitorie. Fondamentale è riconoscimento del diritto alla sicurezza del cittadino inteso come bene pubblico da perseguire anche sul piano culturale”.

OLIVIERO DOTTORINI (Verdi e civici) “SI STA DELINEANDO UNO SCENARIO ALLARMANTE CHE PORTA AL CONCETTO DI GIUSTIZIA FAI DA TE – La sicurezza è tema fra i più sentiti dai cittadini ed è trasversale rispetto alla società. Oggi è in crisi proprio il concetto base della convivenza, intesa come bisogno diffuso di sentirci rispettati e protetti. E' questa un'idea che sta capitolando di fronte alle paure delle nostre comunità, accresciute anche dalla insicurezza economica o dalle attese deluse di chi, come gli immigrati, ha lasciato i propri paesi nella speranza di trovare una vita migliore. Sicurezza, dunque, come problema estremamente complesso che non può ridursi solo agli interventi repressivi che oggi cavalca il Governo Berlusconi e che vanno a colpire le fasce del disagio. Penso ai bambini Rom da schedare con le impronte digitali, alle ronde, alle minacce di espulsioni di massa. Tutto ciò sta delineando uno scenario allarmante che porta al concetto di giustizia fai da te, assecondato dalle forze politiche della maggioranza e che alimenta atteggiamenti di stampo razzista. Ci convince, invece, il testo di legge che prevede sì azioni mirate sul fronte della vigilanza sul territorio, il potenziamento della polizia locale; ma anche la riqualificazione urbanistica, e il perseguimento di atti fondamentali di prevenzione come l'inclusione sociale, l'educazione alla cultura ed alla legalità. Come Verdi civici sosteniamo con convinzione questa legge, seria e non propagandistica, nata da confronto lungo ed approfondito.

ANDREA LIGNANI MARCHESANI: “LEGGE SCARSAMENTE COMPRENSIBILE E ATTUABILE. – All'Umbria serviva una legge di forte impatto simbolico perché, in fondo, la legge sulla sicurezza deve essere di coordinamento con quella dello Stato. Ma l'impatto simbolico sarebbe stato comunque importante. La sicurezza percepita ha forte impatto su quella concreta. Questa è una legge del ‘sì' e del ‘ma', si tratta di una sicurezza democratica, come vuole Rifondazione comunista, ma la sicurezza non è né democratica, né antidemocratica. Così com'è, è una legge scarsamente comprensibile e difficilmente attuabile. Serviva migliorare la precedente Legge 12 attraverso l'incontro tra le culture diverse di questa Aula. Non c'è stato il coraggio politico di perseguire una legge più semplice basata sull'individuazione annuale di risorse atte a raggiungere le finalità di integrazione e sicurezza. È prioritaria l'omogeneizzazione delle polizie locali e qui la Regione deve incidere e fungere da coordinamento. I mezzi a disposizione delle polizie locali devono essere gli stessi in ogni comune, mentre invece così non è. La Regione, in questo deve incidere pesantemente anche con pressioni politiche. All'interno di un sistema regione, le polizie locali, in termini di sicurezza, sono un valore aggiunto. Il nostro voto contrario alla legge è legato alla consapevolezza che non è con queste mosse prive di risposta che si possono dare contributi seri alla sicurezza dei cittadini”.

MARIA RITA LORENZETTI (presidente della Giunta regionale): “UNA MATERIA DELICATA CHE NON DOVREBBE ESSERE STRUMENTALIZZATA – La sicurezza è una materia delicata che non dovrebbe essere usata per fini politici. Dobbiamo capire insieme quali sono i veri problemi della nostra regione, in quali città e in quali quartieri si vive male, come si trovano coloro che vengono in Umbria da visitatori e da turisti. È necessario che le istituzioni si adoperino per realizzare interventi integrati per la sicurezza urbana, ognuno secondo i propri compiti. La maggioranza non ha alcuna intenzione di agire solo dal lato del welfare: prevenzione, integrazione e repressione sono elementi che devono far parte delle politiche di sicurezza.La violenza è una dimostrazione di inciviltà e di intolleranza verso chiunque sia diverso da noi. I Patti integrati stabiliscono impegni chiari ed esigibili che devono servire per rendere concreto il nostro concetto di sicurezza. Questo Consiglio regionale ha già fatto molto bene approvando la legge 12 nel 2002, che già 6 anni fa prevedeva lo stanziamento di fondi per le vittime dei reati, anche se poi i finanziamenti sono stati utilizzati quasi esclusivamente per la videosorveglianza e per altri tipi di interventi. Il Patto per Perugia sicura è un punto di riferimento per quanto riguarda gli impegni assunti dallo Stato, dalla Regione e dagli enti locali”.Repliche dei relatori di maggioranza e minoranza.

FIAMMETTA MODENA (FI – Pdl): “UNA MAGGIORANZA PRIVA DI CAPACITÀ PROPOSITIVA – Se il centrodestra governasse questa regione avrebbe ben altra attenzione verso la gestione della sicurezza, a differenza di quanto fa il centrosinistra con stanziamenti assolutamente inadeguati. Non c'è, da parte nostra, alcuna strumentalità e neppure una visione catastrofica. Semplicemente il centrodestra ha una predisposizione culturale verso le questioni delle sicurezza e verso il concetto di responsabilità individuale che il centrosinistra non ha. Manca completamente la capacità propositiva da parte di questa maggioranza, che è soltanto capace di recriminare su ogni argomento contro il governo nazionale. Il nostro voto sarà decisamente contrario a questa legge.

FABRIZIO BRACCO (Pd): “RILANCIARE I PATTI INTEGRATI PER COMBATTERE L'INSICUREZZA IN MODO EFFICACE – Il centrosinistra ha dimostrato di saper formulare delle politiche in grado di ottenere risultati in fatto di sicurezza. La legge che stiamo discutendo non è in alcun modo contrapposta alla legge regionale numero 12: i compiti di repressione del crimine spettano allo Stato e alle forze di polizia e non sono di competenza della Regione. Il tema della sicurezza non è una prerogativa assoluta del centrodestra ormai da un decennio e con questa legge rilanciamo lo strumento dei Patti integrati che applicano un modello di sicurezza dal basso mirato a coinvolgere i cittadini e le istituzioni. I 430 mila euro stanziati non sono molti, ma vanno sommati a quelli previsti da altre leggi, come gli 800 mila che la legge 266 destina agli operatori commerciali per le dotazioni di sicurezza”.