Politica

Il Club del colombaccio boccia l’apertura: “Così è uno scempio”

Il Club del colombaccio boccia l’apertura della stagione di caccia in Umbria del 18 settembre: troppi cacciatori per una sola specie.

Così il presidente provinciale del Club italiano del colombaccio, Vasco Feligetti sulla scelta fatta dalla Regione, in accordo con quasi tutte le associazioni venatorie, alla luce dei pronunciamenti del Tar: “La caccia è un’attività legale, ma se per consentire l’apertura della caccia si concentra la pressione venatoria su una sola specie è illegale, deve essere considerata separatamente come un’attività criminale per la quale è richiesta una tolleranza zero”.

Vasco Feligetti

L’apertura generale è stata azzoppata dal Tar, che ha di fatto sospeso il Calendario Venatorio regionale. In attesa, almeno, dell’udienza sulla sospensiva accordata alle associazioni ambientaliste, fissata per il 20 settembre. “Con 27.000 fucili tutti puntati su una sola specie, alla faccia della caccia sostenibile – lamenta ancora Feligetti – si rischia la depauperazione della specie, migliaia di cacciatori che praticano quasi esclusivamente la caccia al colombaccio non approvano questo scempio. La tradizione della caccia insegnata dai nostri vecchi, l’etica, il rispetto della fauna e, soprattutto dei cacciatori, tutto ciò fa parte dei ricordi, del passato, ‘erba selvatica’ per la politica, per le associazioni venatorie e per il mondo anticaccia”.


A caccia il 18 settembre solo per
colombaccio, merlo e corvidi


La “piccola selvaggina”

Quanto allo stop deciso anche per la lepre, la volpe e il coniglio selvatico, in quanto “piccola selvaggina” e quindi compresa tra le specie per le quali il Tar ha accolto la sospensiva, secondo una interpretazione restrittiva e prudenziale, Feligetti ricorda che anche il colombaccio fa parte della selvaggina minuta. La scelta della Regione di fermare la caccia alla lepre, sostenuta anche dalle principali associazioni venatorie, è stata argomentata con il rischio di un ulteriore, e a quel punto definitivo, stop da parte del Tar, a seguito di un nuovo ricorso degli ambientalisti che sicuramente ci sarebbe stata. Il problema sarebbe legato al fatto che anche per la lepre l’Ispra consiglia l’apertura della caccia dopo il 1° ottobre, limite che invece non ha previsto per il colombaccio.

La “caccia sostenibile”

Il presidente provinciale del Club del colombaccio aggiunge: “Nella ‘Direttiva uccelli’ si riconosce la possibilità di esercizio della caccia, fornendo precise indicazioni per garantire una ‘saggia utilizzazione e una regolazione ecologicamente equilibrata delle specie di uccelli interessate’. In altre parole l’Unione europea consente la caccia per alcune specie di animali selvatici ma nelle modalità di una ‘caccia sostenibile'”.

“Rinviare l’apertura”

Feligetti auspica quindi che l’apertura della caccia sia rinviata “per spalmare la pressione venatoria su tutte le specie consentite. Non solo per il bene della caccia, ma perché i cacciatori non incorrano in possibili errori che possono determinare la revoca della licenza”.

“Danni incalcolabili sul colombaccio”

Per questo diventa necessario, pe ril Club del colombaccio, chiarire con le Istituzioni alcuni aspetti diventati insostenibili: “I politici e quasi tutte le associazioni venatorie non sembrano più in grado di garantire il futuro della caccia, si calpestano i diritti della brava gente. E’ ora, adesso, di cambiare registro. Il ricorso degli anticaccia accolto dal Tar – prevede Feligetti – provocherà un danno incalcolabile al patrimonio faunistico umbro del colombaccio. Un animale ormai stanziale, non è un estatino che domani non c’è più sul territorio, non migra e nidifica nella gran parte del nostro territorio. Più giorni di caccia consecutivi ad una sola specie possono significare la depauperazione. Quei pochi colombacci che si salveranno, se si salveranno, se ne andranno forse definitivamente dal nostro territorio. Resta quindi incomprensibile e, non soltanto a me, come tutto ciò – conclude il presidente perugino del Club del colombaccio – sia reso possibile e quanto l’immagine del cacciatore sia ormai predestinata vittima dell’arrogante tracotanza del potere”.