Il caso Shalabayeva non è chiuso: la Procura Generale ricorre in Cassazione

Il caso Shalabayeva non è chiuso: la Procura Generale ricorre in Cassazione

Redazione

Il caso Shalabayeva non è chiuso: la Procura Generale ricorre in Cassazione

Mar, 18/04/2023 - 13:08

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Contestata la sentenza di assoluzione degli imputati dall'accusa di sequestro di persona della moglie del dissidente kazako

Il caso Shalabayeva non è chiuso. La Procura Generale di Perugia ha infatti comunicato di aver proposto ricorso per Cassazione avverso la decisione della Corte di Appello di Perugia, emessa il 9 giugno del 2022 e depositata lo scorso 15 marzo, con cui si è riformata la precedente sentenza di condanna del Tribunale di Perugia, del 14 ottobre 2020, e sono stati assolti gli imputati, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di sequestro di persona di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, ed espulsa verso il Kazakistan, nel maggio 2013, insieme alla figlia minorenne.

La decisione della Corte di Appello, presa in difformità delle richieste formulate dall’accusa in udienza, ha escluso che nella vicenda in esame siano stati commessi reati da parte dei dirigenti e funzionari della Questura di Roma.

Nelle 44 pagine dell’atto di impugnazione la Procura Generale di Perugia contesta la decisione assolutoria “in quanto la sentenza appare viziata per aver assolto gli imputati, senza procedere al riascolto di testimoni di accusa, ritenuti tutti inattendibili. In questo modo la corte d’appello perugina è venuta meno all’obbligo di fornire una motivazione rafforzata, a sostegno della sua decisione assolutoria. Obbligo che non può certo ritenersi soddisfatto con il ricorso reiterato, così come fatto nella sentenza della corte d’appello, a domande retoriche, non sorrette dal rigoroso riscontro con le risultanze processuali”.

Inoltre, per la Procura Generale perugina, il giudice di appello con la sua lunga ed articolata motivazione demolisce la sentenza di primo grado, con l’uso, a volte, di espressioni che vorrebbero forse essere ironiche ma che rischiano di apparire inutilmente sarcastiche ed in alcuni casi possono essere percepite come manifestazioni di dileggio nei confronti dell’accusa e del giudizio di primo grado, ma non fornisce plausibili letture alternative ai tanti, troppi abusi consumati ai danni Alma Shalabayeva e della figlia minorenne. “Abusi reiterati – scrive ancora la Procura Generale – che nella sentenza di appello vengono qualificati al massimo come violazione di prassi, ma che sul piano oggettivo e soggettivo integrano, a parere di questa Procura Generale, il delitto di sequestro di persona contestato ai cinque imputati, nei cui confronti è stato presentato ricorso per Cassazione”.

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