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Il “caso Ricci” scuote un Consiglio intorpidito

La battaglia di Claudio Ricci per “riavere” il suo gruppo politico scuote gli schieramenti in un Consiglio comunale ancora intorpidito dopo il 4 marzo. Il “caso” è stato anche al centro di una riunione del gruppo del Pd, con il reggente Chiacchieroni che preme perché l’ex portavoce del centrodestra possa ricostituire il gruppo (monocratico, a questo punto) Ricci Presidente. Un’ipotesi che ha vari sostenitori all’interno del partito di maggioranza relativa (la presidente Porzi, ma anche la governatrice Marini), ma contro cui si alzano pure voci di dissenso. Su tutte, quella di Eros Brega, per il quale è impensabile che si vadano a togliere le castagne dal fuoco al centrodestra.

Secondo qualche osservatore, l’impegno profuso perché Ricci abbia nuovamente un gruppo non sarebbe proprio disinteressato, per una maggioranza che, a causa della fronda interna, spesso si trova a non marciare compatta. E forse non è un caso che l’ipotesi stampella non sia vista di buon occhio proprio da chi si è ritrovato, in questi anni, a fare lo sgambetto di fianco. E’ in questo ambiente, del resto, che è uscita la soffiata che vorrebbe Ricci prossimo presidente dell’Assemblea legislativa e Donatella Porzi dirottata nel vicino Palazzo Donini sulla scricchiolante sedia del socialista Chianella.

L’ipotesi di un Ricci in questo modo formalmente organico al centrosinistra viene smentita dai diretti interessati. Lo stesso Ricci definisce “improbabili” i nuovi assetti ipotizzati in “notizie primaverili” (definite anche “estive”, visto l’arrivo del primo vero caldo in Umbria). E assicura che il suo obiettivo resta quello di fare “proposte costruttive e di cambiamento per l’Umbria dall’opposizione”. Quanto al suo futuro politico, ribadisce di essere candidato alla presidenza della Regione appoggiato da tre liste civiche e annuncia che entro il mese di giugno presenterà le cinque linee guida del programma Umbria 2020-2025.

Insomma, Ricci va avanti per la sua strada e ci vuole tanto ottimismo per pensare di farla convergere, da qui al 2020, su quella di una parte politica. Certo, magari il “favore” di ridargli visibilità attraverso la ricostituzione del suo gruppo potrebbe essere ricambiata aspettandosi non un’opposizione di principio, ma una valutazione “pratica dopo pratica”. Più che una stampella del Pd, dunque, una mazza da baseball, che può mandare la palla una volta qua, una volta là.

Fuori dal Pd, a sostegno del “sogno” di Ricci c’è anche la voce di Solinas, diventato suo compagno di viaggio nel gruppo Misto. Come ha spiegato nella sua mozione, Solinas ritiene che Ricci non abbia più un gruppo a causa di un disallineamento del regolamento dell’Assemblea legislativa regionale con la legge elettorale. Un difetto che, per atto di giustizia, va sanato. Solinas è anche pronto a lasciare a Ricci il posto di capogruppo del Misto, ma l’ex sindaco di Assisi non sembra intenzionato a muoversi al di fuori del vessilo Ricci Presidente.

Sempre nell’affollato gruppo Misto si alza invece la voce contraria di De Vincenzi, che si dice “perplesso” per l’intenzione manifestata dal Pd in Commissione Statuto di portare avanti la proposta di legge per consentire a Ricci di “costituire ex novo un gruppo consiliare”. In un momento in cui, a livello nazionale e regionale, si sta cercando di ridurre i costi della politica, sottolinea oltretutto De Vincenzi. Tra i due civici, che hanno preso strade diverse, non corre buon sangue, è chiaro. In palio c’è la bandiera del movimento civico e moderato in Umbria. “D’altra parte – chiosa De Vincenzi – siamo fermamente convinti che dopo lo scioglimento di un gruppo consiliare si possa fare politica anche dagli scranni del gruppo Misto, come stiamo facendo con Umbria-Next”.

L’esito più probabile? Ricci avrà quello che chiede. A meno che il prezzo da pagare, all’interno del Pd, non risulti troppo alto. Con due anni di legislatura, non è secondario il tempo di attuazione della riforma. E allora, gli oppositori della “salva-Ricci” provano almeno a ritardarne l’attuazione, ricordando che ci sono altre priorità. Per un Consiglio bloccato a sinistra dalle perenni lotte intestine al Pd, a destra dalla melina dell’onorevole portavoce Nevi e con i pentastellati distratti dagli avvenimenti romani che li vedono finalmente protagonisti. Gli umbri devono avere pazienza. Del resto, come hanno sottolineato più volte i consiglieri, loro, a differenza dei predecessori, il vitalizio non lo prenderanno.