Sul caso Polizzi il ministro Alfondo Bonafede invia gli ispettori del ministero della Giustizia. Vuole capire come sia possibile che una persona (Riccardo Menenti) già condannata in Appello all’ergastolo (con la conferma del verdetto di primo grado) e all’isolamento diurno sia stata messa in libertà a causa della decorrenza dei termini in attesa del processo in Cassazione. Tra l’altro – secondo quanto denunciato dalla famiglia Polizzi – senza l’obbligo di firma né misure idonee ad evitare il rischio di fuga all’estero.
Il ministro si era già interessato al caso subito dopo la scarcerazione di Riccardo Menanti. Ed oggi ha deciso di inviare gli ispettori ministeriali, dopo la protesta fatta a Roma dalla famiglia Polizzi, che ha sfilato con grandi cartelli in cui vengono riprodotte le foto del fascicolo, con Alessandro massacrato dai colpi dell’omicida.
(Aggiornamento ore 20.15)
La famiglia Polizzi che pur di avere giustizia mostra sui social le immagini del suo Alessandro massacrato. Julia, la fidanzata della vittima, che dice di temere per la sua incolumità ora che Valerio e Riccardo Menenti sono tornati liberi. L’opinione pubblica perugina e nazionale indignata per l’assurdità della procedura italiana. Qualunque sarà la verità processuale finale (Riccardo Menenti come esecutore materiale e il figlio Valerio per favoreggiamento sono stati ritenuti colpevoli in Appello, ma le sentenze di condanna all’ergastolo e a 16 anni e mezzo non sono definitive) il caso Polizzi di Perugia mostra tutti i limiti del processo penale in Italia.
Il caso A riaccendere la polemica la scarcerazione, dal carcere di Terni, di Riccardo Menenti, condannato in Appello il 19 giugno scorso dalla Corte di Assise di Firenze perché ritenuto l’esecutore dell’omicidio di Alessandro Polizzi, ucciso a casa della fidanzata Julia nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2013. Per il figlio Valerio, i termini della carcerazione preventiva scadono prima ancora del giudizio del Tribunale di Firenze e da allora è quindi libero. In attesa del giudizio della Cassazione (i suoi legali hanno chiesto il riconoscimenti delle attenuanti generiche) scadono anche i termini per Riccardo Menenti, tornato quindi anche lui in libertà.
Due sentenze di condanna, dunque (nel caso di Riccardo Menenti con condanne all’ergastolo più isolamento diurno), che non sono sufficienti per tenere in carcere una persona che la legge italiana riconosce come assassina.
Una nuova ferita per la famiglia Polizzi. Che ha deciso di protestare davanti alla Cassazione, esponendo le immagini di Alessandro massacrato. Immagini che qui non pubblichiamo, perché molto forti. Un nuovo “caso Cucchi”.
Francesco Polizzi pubblica sul proprio profilo social le immagini più cruente del fratello massacrato. Una scelta dolorosa. “Ci ho pensato molto a pubblicare queste foto – scrive – ma in Italia tutto non va come dovrebbe andare”. Si lamenta la lentezza della giustizia italiana, che finisce per penalizzare le vittime. Un tema caldo, proprio mentre la politica dibatte sulla riforma della prescrizione e del processo penale.
La famiglia Polizzi chiede a tutti di condividere le immagini e le parole della loro protesta, affinché queste cose non accadano più.
E poi c’è la fidanzata di Alessandro Polizzi (ed ex di Valerio Menenti), Julia Tosti. Durante il raid di Riccardo Menenti, arrivato nell’appartamento della ragazza per vendicare il figlio malmenato e costretto in ospedale, lei è rimasta ferita, mentre vedeva il proprio ragazzo barbaramente ucciso. Ora che i due Menenti sono in libertà dice di temere per la propria vita.