Avete presente il ballo della scopa, quel gioco in cui fa penitenza chi resta senza partner, con la scopa in mano, appunto, al termine della musica? Ecco, sullo studentato a San Bevignate è in corso un gioco simile. A danzare, Adisu, Regione, Comune, Università, Soprintendenza. E la scopa è rappresentata dalla revoca a un progetto che nessuno vuole. Perché un nuovo studentato, più vicino al centro, dovrebbe sorgere nel complesso di Monteluce (che vede in campo gli stessi protagonisti). Perché nel frattempo (e di anni ne sono passati da quando si era pensato di realizzare quell’edificio) di posti per accogliere gli studenti a Perugia non ne servono più così tanti. Tra l’altro, calo delle iscrizioni a parte, resta il mistero sul come sia stato possibile concepire un alloggio per gli studenti in piena campagna, ai piedi di Perugia, lontano da ogni facoltà, in una zona dove non c’è neanche un bar, ma una chiesa nota per essere stata un importante tempio dei Templari.
La scopa è rappresentata dalla revoca del progetto e del relativo appalto. Chi si assume la responsabilità di farla valere verso l’azienda che si è regolarmente aggiudicato l’appalto, si dovrà presumibilmente anche far carico della penale. L’obiettivo a cui sembra puntare, ormai, la stessa azienda. E allora, un po’ tutti prendono ora le distanze da un progetto che, già di difficile comprensione nel momento in cui fu concepito, appare oggi assurdo portare avanti. Salvo fare le mosse che si devono formalmente fare per evitare di incorrere in sanzioni di Corte dei conti e, magari, magistratura ordinaria, qualora da quel faldone di difficile accesso, pare, anche per chi si è trovato ad amministrare l’Adisu, dovesse emergere qualcosa di nuovo.
Intanto, chi gestisce oggi l’Adisu, il commissario Maria Trani, esulta per la sentenza del Tar che dichiara legittimo tutto il procedimento. L’ennesima pronuncia in tal senso del Tar, si badi bene. Ecco perché ha sorpreso la soddisfazione con cui è stata salutata la sentenza. Altri, a cui pure quella stessa sentenza fa comodo per evitare di vedersi addossate responsabilità, hanno più opportunamente sorvolato.
Sui social e nei comunicati stampa, tutti sono però molto attivi. La Regione chiede a Comune e Università di porre loro lo stop. Il Comune (dove è vice sindaco quel Barelli che in campagna elettorale aveva fatto di San Bevignate uno dei suoi cavalli di battaglia) annuncia che ricorrerà al Consiglio di Stato e ricorda che il pasticcio l’hanno fatto Regione e Adisu. Con il Pd perugino che va all’attacco. Così come gli ambientalisti. E, ovviamente, tutti aspettano che la Soprintendenza dia ancora un altro parere negativo. Così si andrà avanti a suon di carte bollate e udienze, traguardando il 2019 (anno in cui si torna al voto in Comune) e il 2020 (anno in cui scade la legislatura regionale).
Insomma, un ballo d ella scopa, quello che si gioca intorno a San Bevignate, nel quale nessuno, alla fine, potrebbe dover fare penitenza.