Il 15 settembre anche Perugia aderirò allo “sciopero dei sindaci”, con la chiusura di alcuni uffici e una manifestazione di protesta nella sala dei Notari.
“Carissimi Perugini, oggi dirò al Prefetto e al Ministro dell’Interno che questo Comune non è più in grado di fornire i servizi ai cittadini”, ha scritto il sindaco Boccali in una lettera aperta ai cittadini, spiegando le ragioni della protesta. “Chiuderò simbolicamente l’ufficio di Anagrafe e Stato Civile -ha detto Boccali-. Si tratta di una forma di protesta molto forte, che coinvolgerà tutti i Comuni italiani, alla quale siamo arrivati perché il Governo non ha voluto cambiare una manovra economica certo necessaria, ma sbagliata nelle parti riguardanti le istituzioni territoriali”.
“Non vogliamo peggiorare la qualità della Vostra vita-ha proseguito il sindaco-, ma migliorare i servizi e le prestazioni in tutti i settori e difendere i Vostri diritti. Oggi questo non è più possibile, perché si preferisce togliere ai Comuni invece di andare a vedere dove le risorse si sprecano realmente. Ogni anno i Comuni hanno portato soldi alle casse dello Stato per un totale di oltre 3 miliardi di euro. Lo Stato continua a sprecare, e noi siamo costretti ad aumentare le tasse o a chiudere i servizi. Ho deciso di scriverVi per farVi conoscere a che punto siamo arrivati e perché ognuno di Voi possa rendersi conto che la protesta che i Comuni e l’ANCI stanno facendo non è a difesa di una “casta”, ma di chi invece lavora seriamente per rendere le nostre città ed il nostro Paese sempre più solide, competitive e vivibili. Spero che la motivazione della protesta giustifichi il disservizio che Vi stiamo creando”.
La protesta è stata decisa all’ unanimità dal Comitato direttivo dell’ Anci regionale, come “segnale di un grande e generale malessere che trascende il colore politico delle maggioranze che governano le nostre città”.