E venne il giorno. Quello che tutta Gubbio, e non solo, aspetta e prepara per un anno intero. Ma quest’anno a rendere le cose diverse, a cancellare i colori di Piazza Grande, i riti secolari e la grandezza di una Festa, è intervenuto un minuscolo e invisibile imprevisto, il Covid-19.
Ben 75 anni dopo l’ultima interruzione (era il 1945, l’ultimo anno di guerra) la storia, dunque, si ripete. La Festa dei Ceri non ci sarà, le maestose macchine lignee rimarranno in Basilica per altri 365 giorni, senza essere toccate dalle mani e dal sudore degli eugubini. Come ogni evento importante e simbolico nel mondo anche la Corsa dei Ceri si è dovuta arrendere all’emergenza sanitaria.
Per alcuni rimane annullata, per altri, determinati ceraioli dallo spirito incrollabile, solo rinviata. Per loro rimane infatti una flebile speranza di vedere i tre santi rincorrersi tra la folla festante l’11 settembre, anniversario della traslazione di Sant’Ubaldo. Ipotesi circolata più volte, mai del tutto scartata, e che fa ancora sognare. Tutto dipenderà sempre da quel piccolo nemico.
Sarà un 15 maggio senza urla di giubilo, senza “Fazzoletto” che risuona ovunque, senza gente, senza colori e senza “Via ch’eccoli!”. Oggi regnerà l’essenziale, momenti comunque dovuti a Sant’Ubaldo, che per Gubbio è molto più di un Patrono. Lo impone il Covid-19. Per ora, e solo per ora, si ci si deve adeguare alla sua presenza. Una presenza che implica assenza. Paradossale ma vero. Un’assenza di persone che dovrà permanere fino alla fine del 16 maggio in centro storico, in Basilica (fino al 17) e lungo gli stradoni (presidiati solo dalle forze dell’ordine). Come imposto, suo malgrado, dal sindaco Filippo Mario Stirati nelle disposizioni anti Covid emanate per questi giorni.
Le uniche presenze, esclusivamente istituzionali, erano previste per questa mattina, quando ha avuto luogo l’omaggio ai defunti al cimitero e al Mausoleo 40 Martiri, che oltre al primo cittadino, al vescovo Paolucci Bedini e al cappellano dei Ceri Don Mirko Orsini ha visto anche la commovente, quanto nostalgica, esibizione del trombettista. “Il silenzio” dovuto.
Nel pomeriggio spazio invece alla preghiera dei primi Vespri, dalle 16.30 in Cattedrale, e alle 17 ecco la benedizione del Vescovo alla città con la reliquia di Sant’Ubaldo. Alle 19 non mancherà neanche la “voce di Gubbio”, il Campanone, che si farà sentire con la sonata lunga alle 19. La giornata si concluderà prima con l’accensione delle luminarie dalle 20.30 mentre alle 21 avrà luogo il Triduo finale nella Chiesetta dei Muratori. Tutto ovviamente, lo ripetiamo (ahinoi!), a porte chiuse e senza pubblico.
Sabato 16 maggio, giorno del Patrono, sarà ancora scandito dalla voce del Campanone, alle 8, alle 12 e alle 19. Per quanto riguarda le cerimonie religiose, invece, tutte a porte chiuse (come sopra), alle 11.15 ci sarà la Messa Pontificale in Cattedrale e, alle 17, la Messa nella Basilica di Sant’Ubaldo. L’edizione 2020 si concluderà con la riaccensione delle luminarie alle 20.30.
Nel silenzio di Gubbio, probabilmente, anzi quasi sicuramente, siamo sicuri che rieccheggieranno comunque le voci e i suoni della Corsa più folle del mondo.