Il 13 luglio "PoesiaEuropa" all'Isola Polvese - Tuttoggi.info

Il 13 luglio “PoesiaEuropa” all’Isola Polvese

Redazione

Il 13 luglio “PoesiaEuropa” all’Isola Polvese

Tra mito e attualità: la riflessione sul Vecchio Continente parte dai versi umani
Mar, 02/07/2019 - 15:01

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Il 13 luglio l’Isola Polvese ospita “PoesiaEuropa”, momento di incontri, confronti e letture organizzata da Umbrò Cultura, in collaborazione con il Centro cambiamento climatico e biodiversità in ambienti lacustri ed aree umide di Arpa Umbria.

L’evento, posto sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, patrocinato dall’Università degli Studi di Perugia, EUNIC Rome, UPTER di Roma, Movimento Europeo Italia, Europe Direct, Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Perugia (i cui studenti hanno lavorato alle traduzioni delle poesie degli autori che parteciperanno ai reading), Ambasciata d’Irlanda, Accademia d’Ungheria, Ambasciata d’Ungheria, Centro di Studi CILBRA, Czech Literature, D. Akademie Darmstadt, Flanders Literature, Georgian National Book Centre, Goethe Institut, Goranovo Proljece, Immagini d’Irlanda in Umbria, Instituto Cervantes, Institut Français, Ireland United Nations Security Council 2021-2022, Printemps des Poètes, Pro Helvetia, RiflessiDiversi, Skudigk (Studentsko kulturno umjetničko društvo ‘Ivan Goran Kovačić’), e supportato dalle associazioni La Balena Bianca, CaLibro, Metanoia, Medium Poesia e SettePiani – si pone come obiettivo primario una riflessione democratica sull’unità dell’Europa.

Si tratta di un evento unico nel suo genere, non solo in Italia, ma anche nel panorama europeo – commenta di Maria Borio, Maria Borio – poetessa, dottore di ricerca in Letteratura Italiana e redattrice di Nuovi Argomenti –. Un’iniziativa che vuole portare a una viva discussione sulla situazione culturale e politica europea a partire dalle voci della poesia, per riconsiderare il valore delle radici umanistiche e spirituali dell’Europa e costruire insieme visioni per il futuro“.

La giornata del 13 luglio sarà suddivisa in tre momenti distinti, ma complementari, che registreranno la partecipazione di tutti gli intellettuali presenti all’Isola Polvese e provenienti da varie parti del continente europeo e, in alcuni casi, di quello americano: Yari Bernasconi (Svizzera), Petr Borkovec (Repubblica Ceca), Jacob Blakesley (USA), Vera Lúcia de Oliveira (Brasile), Albane Gellé (Francia), Nick Laird (Irlanda), Giorgi Lobzhanidze (Georgia), Miguel Manso (Portogallo), Vicente Luis Mora (Spagna), Els Moors (Belgio), Eiléan Ní Chuilleanáin (Irlanda), Marko Pogačar (Croazia), Tom Schulz (Germania), Petra Szöcs (Ungheria), Jan Wagner (Germania), William Wall (Irlanda), e, dall’Italia, Franco Buffoni, Carlo Bordini, Elisa Biagini, Maria Borio, Maria Grazia Calandrone, Lorenzo Chiuchiù, Stefano Dal Bianco, Anna Maria Farabbi, Giovanni Frene, Massimo Gezzi, Stefano Giovannuzzi, Marco Giovenale, Andrea Inglese, Federico Italiano, Valerio Massaroni, Guido Mazzoni, Vincenzo Ostuni, Gilda Policastro, Laura Pugno, Antonio Riccardi, Italo Testa, Gian Mario Villalta e altri.

Europa, tra mito e attualità

In principio era il mito. La rappresentazione del Vecchio Continente attinge al racconto della giovane Europa, figlia del re dei fenici rapita dal toro-Zeus. E, poi, ai rivoli mitologici delle storie dei suoi fratelli, approdati su terre ignote con l’intento di scoprirle, conoscerle, colonizzarle. Mettendosi in movimento, incrociando nuovi popoli e culture. Dall’aggettivo europico, coniato da Boccaccio con riferimento al Mediterraneo e in contrapposizione con la restante parte dell’allora mondo conosciuto, all’europaeus di Piccolomini, termine che designa l’unità ideale, politica e culturale, su cui poggia la respublica literaria europea. Da Muratori a Voltaire, da Defoe a Swift, fino alla Giovine Europa di Mazzini, molti sono stati gli intellettuali che hanno riflettuto sull’idea di Europa. Solo per citarne due: Elias Canetti (La lingua salvata. Storia di una giovinezza, Milano, Adelphi, 1995) e Claudio Magris (Danubio, Milano, Garzanti, 1986). Se quella che emerge dal primo romanzo è ‘un’Europa dell’anima’ e ‘delle lingue’, con riferimento ad una nozione di spostamento che è, insieme, un’evoluzione e un ritorno alle origini, la seconda raccolta di racconti, scaturiti attraversando l’Europa centro-orientale e seguendo il corso del fiume e della cortina di ferro, affonda le proprie radici sul Grand Tour, pur stravolgendo il cliché letterario classico in funzione delle molte identità conosciute, unite e divise da quell’unico corso d’acqua dagli innumerevoli nomi e nel quale ci si può bagnare due volte. Testimone, come è stato, di eventi storici che il volto dell’Europa l’hanno cambiato davvero. ‘In un crogiolo che non cessa di ribollire, amalgamare, fondere, bruciare, consumare’.


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