IJF14, il festival delle contraddizioni / L'assemblea-monologo di Arianna Ciccone - Tuttoggi.info

IJF14, il festival delle contraddizioni / L'assemblea-monologo di Arianna Ciccone

Redazione

IJF14, il festival delle contraddizioni / L'assemblea-monologo di Arianna Ciccone

Mar, 22/10/2013 - 02:22

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Sara Cipriani

Sale. Sale la tensione per la questione Festival del Giornalismo a Perugia. I toni si fanno sempre più accesi. Lo scontro è aperto e sembra non esserci margine di risanamento allo strappo tra l’organizzazione dell’evento e gli enti locali.

O forse non c’è volontà di pace. Di sicuro c’è qualche elemento che sfugge. Un motivo che non torna, una ragione non palesata.

L’assemblea cittadina – E c'è stata, puntuale ieri mattina alle 11, al “quartier generale” hotel Brufani, l’annunciata conferenza stampa sui motivi della “resa” Ciccone-Potter. La sala, come da aspettative, gremita. Giornalisti, blogger, commercianti, cittadini, qualche sponsor. Assente la politica locale, su diktat dei vertici dei Palazzi.

Dopo l'annuncio di giovedì scorso, con un doppio post Stop at the Top pubblicato sul sito ufficiale dell'evento, in cui si annunciava che il Festival Internazionale del Giornalismo non avrebbe avuto un'ottava edizione per mancanza di fondi, oggi si è dunque tenuta “l'assemblea cittadina”, come l'ha definita più volte la Ciccone, per spiegare i motivi della decisione: “Ci dispiace che oggi ascolterete solo la nostra versione dei fatti, perché le istituzioni non sono presenti.” Così ha esordito. “A sostegno del festival sono scesi in campo i big internazionali e i più grandi giornalisti che ci hanno scritto personalmente attestando la qualità e la bellezza del festival che definiscono the best”.

Tesa e diretta l'entrata sulle istituzioni locali, colpevoli, a dire degli organizzatori, di non credere in un evento che porta al territorio un ROI (ritorno di investimento) pari a tre volte tanto i fondi pubblici fin qui elargiti; il che vuol dire che se il pubblico investe diciamo 100mila sul festival, euro più, euro meno, 300mila ne ritornano diffusi sul territorio tra alberghi, ristoranti, acquisti e via dicendo. Colpevoli, le istituzioni, di non credere nel festival né in ordine di finanziamento, né in termini di collaborazione: sempre più difficile parlare con le amministrazioni pubbliche, decidere su budget mai consolidati nel tempo, ottenere delle risposte sulle quali impostare una previsione di bilancio. E la Ciccone non risparmia nomi e cognomi. Nel mirino finiscono dunque gli assessori alla cultura di Regione e Comune: Bracco e Cernicchi. Salvo invece Wladimiro Boccali, in virtù dell’impegno profuso nel tentativo di coordinare tavoli e per l’intercessione al fine di ottenere finanziamenti a sostegno del festival, fino ad arrivare a bussare alla porta del sottosegretario all’editoria Giovanni Legnini.

Ce n’è per Cernicchi – “Faremo tutti i tentativi possibili per fare questa ottava edizione. Siamo stati immediatamente contattati da altre città. Perugia rimane in campo per prima ma non possiamo non considerare il clima di veleno che si è venuto a creare dopo l'intervento dell'assessore Cernicchi”. In un comunicato di sabato, vale la pena ricordarlo, l'assessore si dichiarava amareggiato dell’annuncio di chiusura del festival Vero dispiacere. Quasi dolore. Nottata insonne. Questo rimane all’alba del secondo giorno dopo l’attacco virulento, eccessivo, iroso che Arianna Ciccone ha rivolto alla città e alle sue istituzioni.”

E anche per Bracco – Non sono ovviamente mancate le bordate all’assessore alla cultura della Regione Bracco, reo, oltre a non aver messo a disposizione fondi per l'evento della città di Perugia (al “capitolo” Cultura) negli ultimi anni, anche di essere latitante nelle risposte per il Festival: “Bracco ha dichiarato a mezzo stampa e non a noi che era pronto lo stanziamento” commenta l’organizzatrice “In sette anni abbiamo dovuto inseguire le delibere e sono arrivate sempre spezzettate e dopo il festival, mai prima. Hanno detto che sembrava una forma di ricatto, non c'era nessuna minaccia, nessun ricatto non è nel nostro stile. Pur di non vedere il festival in decadenza lo avremmo chiuso”.

I contributi – E giù a snocciolare quanti (pochi) soldi sono stati dati, a voce di Christopher Potter, anno per anno, per i seguenti importi complessivi: Regione dell’Umbria 522.500 euro, Comune di Perugia 62mila e Camera di Commercio 86mila per un complessivo totale di 670 non si è capito bene se con IVA o senza. E si, perché la società che organizza il festival è costituita in Srl ed è quindi tenuta al pagamento dell’IVA. Non si capisce dunque come abbia potuto ricevere contributi dalla Camera di Commercio che notoriamente sovvenziona solamente enti e associazioni no profit, ma questa è un’altra questione.

Mancherebbero sempre all’appello le varie contribuzioni “collaterali” come la partecipazione al trasporto pubblico con le navette o alla disponibilità delle location che le istituzioni hanno messo a disposizione (circa altri 20mila euro il valore di affitto delle sale messe a disposizione gratis, solo considerando le strutture del comune di Perugia) o le auto blu che, finché la legge lo ha consentito, hanno portato a spasso per Perugia gli illustri ospiti di Arianna e Chris a spese nostre. Nel budget di un evento le navette, i trasporti, gli affitti si chiamano costi, in questo caso coperti da fondi pubblici, anche se sottoforma di servizi diretti.

Il Budget – E allora vien da chiedersi, perché in un’occasione come quella di oggi non si è parlato di budget. Perché non ci è stato raccontato quanto e come costa il festival, nei dettagli. Pare che dovremo fidarci delle parole di Mr Potter che dichiara un’uscita complessiva di 400mila euro per l’ultima edizione. Ma di più non si può chiedere. Non si possono fare i conti in tasca al festival. Eh no. La società è privata, una Srl dicevamo: Siamo un' impresa, stiamo sul mercato non possiamo svelare tutte le voci dei nostri costi risponde con veemenza la signora Ciccone a chi cerca di capire meglio le dinamiche di un evento messo in piazza dagli stessi organizzatori.

Ma neanche un bilancino preventivo per la prossima edizione? Visto che si chiede un budget di soldi pubblici tre volte superiore a quelli dell’anno precedente, magari saremmo interessati a capire con quali giochi pirotecnici vorrebbe stupirci al IJF14. No, manco da provare a chiedere. Manco per la parte che pagheremmo noi.

Il punto – Dunque, in definitiva, di cosa si è parlato oggi all’assemblea cittadina, ordine del giorno “Il festival del giornalismo non si fa più”?

Si è parlato di un festival che si farà – forse – a Perugia, ma sicuramente senza i soldi pubblici dell’Umbria “Mai più, neanche se ci offrissero un milione di euro, è una questione di principio e dignità”. E poi si è parlato di un festival che si farà – più probabile – in un’altra città, magari con soldi pubblici, ma di un’altra regione. Ma si sa, la dignità e la morale sono questioni geolocalizzate.

Si è parlato, troppo velocemente, di soluzioni alternative come il crowdfounding su piattaforma kickstarter (fondi e donazioni da privati raccolti attraverso piattaforme internet). Perché non considerarle prima, in aggiunta ai mezzi già disponibili?

Si è parlato – troppo – di buoni e cattivi. Di chi è con e di chi sta contro il festival. O ad Arianna Ciccone. Questo non è ben chiaro.

Si è parlato pure di soldi dati ad altri eventi – tanto che c’eravamo – di tali 190mila euro profusi dal comune di Perugia ad una mostra organizzata a Palazzo della Penna, che proprio 190 non sono. Per quella mostra che stava proprio dentro al programma dell’IJF13, dice, e per la quale la sopra citata Srl, privata, avrebbe avuto un ulteriore mandato dal Comune, 5mila euro, per la gestione del servizio di ufficio stampa. Ah ma di questo si è detto in assemblea, peccato che a Palazzo dei Priori, pare stiano ancora cercando la rassegna stampa dell’evento.

Una messa in scena un po’ svilente, a dire il vero, una rappresentazione di vittimismo che non paga o che magari non vuol essere pagato, così avrebbe un movente per spostarsi altrove Faremo tutto il possibile. Ci sono tutti in campo cittadini comuni, giornalisti e sponsor privati. Se non ci riusciremo ci perdonerete, ma chiuderemo il festival, con il vostro permesso.” E pure con la benedizione.

Le reazioni – Non si sono fatte attendere le reazioni dei due assessori alla cultura chiamati in causa dal duo Ciccone-Potter. Affidata ancora una volta a Facebook, dove sta raccogliendo molti commenti a sostegno, la prima reazione alla conferenza da parte di Andrea Cernicchi, Comune di Perugia: Bene. Dopo aver ascoltato la conferenza stampa di Arianna Ciccone, solo per aver espresso un parere contrario alle sue tesi, sono pasato da amico meritevole di inviti privati, il futuro regionale della cultura, il confidente con il quale confrontarsi, a nemico pubblico numero uno del festival. Pazienza.” E al telefono l’assessore ci conferma ancora una volta lo stupore per quanto sta accadendo: “Non comprendo. Proprio ora che i fondi erano stati individuati, che avevo comunicato agli organizzatori la notizia di un budget aumentato da parte di tutti gli enti, rispetto agli anni precedenti, nonostante i tagli che abbiamo avuto. Non comprendo questa reazione”.

Più agguerrito Fabrizio Bracco, Regione Umbria, che intercettato da Tuttoggi.info fuori Palazzo Cesaroni dichiara Risponderò alle falsità di questa mattina, in conferenza stampa. Non rispondo più alle polemiche. Risponderò portando i dati e dicendo le cose come stanno”. E in attesa di capire quali saranno gli sviluppi della querelle, ieri mattina in giunta regionale, è stata ritirata dall’ordine del giorno la delibera per lo stanziamento dei fondi destinati al Festival del Giornalismo.

La conferenza stampa – Non resta che attendere la conferenza stampa indetta domani mattina – 23 ottobre, ore 11:30 a Palazzo Donini – da Regione e Comune, per assistere al contraddittorio delle Istituzioni all’assemblea-monologo di ieri.

Di certo, carte alla mano, ce ne saranno da fare di conti.

© Riproduzione riservata

Hanno collaborato Sara Minciaroni e Alessia Chiriatti

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