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I soldi degli umbri: giù i depositi per difenderli dall’inflazione

Le famiglie e le imprese umbre lasciano sempre meno soldi nei depositi bancari. Un po’ per far fronte agli aumenti delle spese, dovuti all’inflazione. Un po’ per cercare di difenderli dall’inflazione stessa, spostandoli in formule di investimento dei risparmi che garantiscono una maggiore remunerazione.

Nel primo semestre dell’anno il calo dei depositi bancari di residenti in Umbria si è intensificato: a giugno la contrazione è stata del 3,1 per cento (-0,5 a dicembre del 2022). Una diminuzione che è proseguita con analoga intensità nei mesi estivi.

Come vengono investiti i soldi di famiglie e imprese

I modesti rendimenti offerti sulle giacenze in conto corrente – rileva la Banca d’Italia nel suo report – hanno inoltre favorito il calo della raccolta a vista e il contestuale aumento dei depositi a scadenza.
L’indagine RBLS conferma come nel primo semestre dell’anno sia emersa una preferenza delle famiglie a favore dei depositi vincolati e delle obbligazioni bancarie.
I titoli a custodia detenuti da famiglie e imprese presso le banche sono aumentati del 38% nell’ultimo anno. Sono sensibilmente cresciute sia la componente azionaria sia quella obbligazionaria; dopo un anno di calo è tornato a espandersi anche il valore degli investimenti in fondi comuni.

Il tesoretto in banca

A giugno di quest’anno il tesoretto in banca delle famiglie e delle imprese umbre ammontava a 19.483 milioni di euro in depositi (comprendendo anche i pronti contro termine passivi). Cifra a cui si aggiungono i 12.025 milioni di euro in titoli a custodia, semplice e amministrata, detenuti presso il sistema bancario. Un valore, quest’ultimo, che soprattutto nella provincia di Perugia è aumentato nell’ultimo anno di oltre il 40%.