Robot tifernati che imballano i pacchi di Amazon al posto degli esseri umani. Detta così sembrerebbe quasi l’inizio di un film di fantascienza o di una favola. Invece, nel 2019, è pura realtà. La Cmc di Città di Castello ha infatti prodotto, proprio per l’azienda statunitense leader mondiale dell’e-commerce, un macchinario capace di confezionare tra ai 600 e i 700 pacchi all’ora, cinque volte più veloce rispetto ad un dipendente in carne ed ossa.
“Carton Wrap”, questo il nome dell’innovativa macchina robot (che appare anche in un video dimostrativo sul sito dell’agenzia Reuters), funziona facendo scorrere le merci su di un nastro trasportatore. Quest’ultime vengono poi scansionate e impacchettate in pochi secondi in scatole costruite su misura per ciascun articolo.
La tecnologia tifernate è stata scelta da Amazon per “aumentare la sicurezza, accelerare i tempi di consegna e aggiungere efficienza alla nostra rete” fa sapere un portavoce dell’azienda. L’azienda mondiale starebbe pensando di installare due di queste macchine in numerosi magazzini, licenziando almeno 24 persone in ciascun deposito. Ciò comporterebbe addirittura oltre 1.300 tagli in 55 centri Usa, con l’obiettivo di recuperare il costo dei robot in meno di due anni. Inevitabili le conseguenti polemiche nella terra dello Zio Sam, dove però Dave Clark, vicepresidente senior delle operazioni mondiali di Amazon, ha rassicurato tutti: “Per tutti coloro che temono per la perdita di posti di lavoro, il nostro principale obiettivo è quello di trovare sufficiente personale in grado di svolgere il lavoro che abbiamo e stiamo creando“.
Alla Cmc, invece, regna l’assoluto riserbo sulla questione, mantenuto da tutti i collaboratori del patron Giuseppe Ponti. L’azienda tifernate, leader del packaging dal 1980, è infatti vincolata al silenzio per rispetto di una accordo fatto con il prestigioso cliente.