I pescatori umbri hanno ragione, dicono (quasi) in coro, a destra e a sinistra, i partiti presenti in Consiglio regionale. Ma con queste leggi, nel perverso combinato disposto tra norme europee, nazionali e regionali (deroghe e circolari comprese) le trote di ceppo atlantico restano nelle vasche di Borgo Cerreto (in attesa che qualcuno le compri o, altrimenti, vadano al macero) e i corsi d’acqua dell’Umbria restano vuoti.
Questa la conclusione del lungo dibattito politico a Palazzo Cesaroni innescato dalla mozione presentata da Puletti e Mancini (e sostenuta da tutto il gruppo della Lega) con la quale si chiedeva alla giunta di attivare le procedure per i ripopolamenti con le trote presenti nel centro ittico di Borgo Cerreto. Quelle allevate dalla stessa Regione perché un tempo considerate “pure” o poi bollate come alloctone dalla Carta ittica della Regione Umbria. Quella che vanifica anche le deroghe decise dal legislatore nazionale con una norma inserita in Finanziaria e poi con il Milleproroghe.
Sulla pesca, come era stato per la caccia, per settimane c’è stato un braccio di ferro tra la Lega e l’assessore di Forza Italia, Maurizio Morroni. Dopo che in mattinata si era scelto di accostare sul Calendario venatorio, il voto sulla pesca avrebbe potuto sancire in un atto ufficiale lo scontro politico.
Mancini già in mattinata aveva ricucito il possibile strappo politico con Forza Italia: se Morroni tiene in considerazione le istanze di cacciatori e pescatori avrà l’appoggio della Lega. Partito che ha ottenuto il 38%, aveva rimarcato Puletti.
Il Pd con Bettarelli è andato sul contrasto politico tra la Lega e l’assessore azzurro. Aggiungendo: “Con i cattivoni del Pd e con la Cecchini le immissioni sono sempre state fatte…”. “Non accettiamo lezioni del Pd” la replica del capogruppo della Lega Pastorelli, che ha ricordato sprechi, inefficienze e questioni giudiziarie delle precedenti legislature.
Ma le trote sono risultate scivolose anche tra i banchi delle opposizioni. Con Meloni (Pd) che pragmaticamente invoca una soluzione per i pescatori danneggiati e Bianconi (Misto) che rivendica la protezione della biodiversità. Annunciando un atto per la produzione di trote autoctone “nel rispetto della normativa europea e statale, oltre che dei pescatori”.
E intanto, con la stagione di pesca già iniziata? La tenue speranza, per i pescatori, resta appesa a un nuovo parere dell’Ispra e ad un intervento normativo a cui stanno lavorando gli uffici del Mite e lo stesso ministro della Transizione ecologica, come comunicato alla Regione Umbria da Roma lo scorso 17 marzo.
Il nuovo parere dell’Ispra è quello invece richiesto dal Mite alla Regione Umbria (in data 28 marzo) sulla possibilità di avere una deroga per immettere trote iridee sterili e quelle atlantiche nei laghetti di pesca sportiva. Non la deroga all’immissione nei corsi d’acqua delle trote atlantiche, ottenuta dalle vicine Marche ma sulla base di un via libera che già aveva avuto nel 2021.
Di più non si può fare, vista la rigida Carta ittica di cui l’Umbria si è dotata. Quella che attende di avere la “trota ariana, quella pura” ha detto Mancini. Ricordando come, oltre al danno ai pescatori, si aggiunga quello alle attività economiche legate alla pesca.
L’assessore Morroni è stato chiaro: “La Regione non effettuerà
immissioni utilizzando trote atlantiche, non per sua volontà, ma
doverosamente attenendosi alla nota del Ministero della Transizione ecologica comunicata a tutte le Regioni dove si legge chiaramente che rimane vigente il divieto di immissioni di specie non autoctone. Ricordo – ha aggiunto – che il Ministero ha competenza primaria in materia di ambiente e ecosistemi e i ripopolamenti ittici sono di esclusiva competenza statale. Ricordo anche che si tratta di direttive comunitarie, che vanno rispettate anche in assenza del recepimento nella normativa nazionale”.
Perché ad oggi, l’intreccio tra norme europee nazionali e locali ha determinato un corto circuito “che espone gli amministratori regionali a possibili ricorsi e, stante la posizione del Ministero, apre serie possibilità non solo di annullamento degli atti, ma anche di conseguenze penali”. Rischi penali che Mancini e i dirigenti degli uffici regionali, quelli che a suo tempo hanno predisposto la Carta ittica di cui poi la politica ha dotato l’Umbria, non intendono correre.
E il possibile “rischio politico” per Mancini o per la tenuta dell’intera maggioranza nel caso di trota indigesta? Superato dal distinguo di Mancini sul senso della mozione (“attivare le procedure per…”). Che ha portato all’emendamento alla mozione presentato da Morroni, l’assessore a cui l’emendamento stesso è diretto.
Il nuovo testo, approvato all’unanimità, impegna la Giunta “nel rispetto delle normative vigenti” a “proseguire le procedure tese a consentire il ripopolamento e verificare tutte le possibilità per un utilizzo delle trote di Borgo Cerreto”.
E non si potranno utilizzare per la semina, cosa faranno gli 80 quintali di trote di ceppo atlantico finora allevate dalla Regione? Si proverà ancora una volta a venderle. O smaltirle, se non si vorrà continuare a spendere per mantenerle.