"I cinghiali aumentano, via i settori nelle zone vocate"

“I cinghiali aumentano, via i settori nelle zone vocate”

Massimo Sbardella

“I cinghiali aumentano, via i settori nelle zone vocate”

Gio, 13/10/2022 - 14:46

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Confagricoltura difende l'operato dell'Atc1. ma chiede alla Regione anche di modificare le regole per la caccia al cinghiale

Di fronte al continuo aumento dei cinghiali, Confagricoltura Umbria chiede di superare l’attuale suddivisione in zone vocate e non vocate alla caccia collettiva al cinghiale. “Nelle zone non vocate è necessario non autorizzare la caccia ma attività di contenimento per l’eradicazione del cinghiale con interventi di girata, aspetto e trappolamento oltre che caccia di selezione” propone l’associazioni, ribadendo che, nelle zone vocate, è invece “necessario eliminare l’assegnazione dei settori alle squadre passando all’assegnazione casuale annuale”.


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Confagricoltura difende l’Atc1

A pochi giorni dall’avvio d ella caccia al cinghiale in Umbria, Confagricoltura entra nel dibattito innescato dalle associazioni regionali Federcaccia ed Enalcaccia, che lamentano la gestione dell’Atc1, considerata troppo spostata sugli interessi degli agricoltori. Con spese per consulenze inadeguate e l’acquisto di trappole che poi vengono pagate con le quote maggiorate chieste ai cacciatori.

“L’Ambito Territoriale di Caccia si è impegnato a dare risposte per la gestione delle specie selvatiche lavorando anche sulla responsabilizzazione di chi svolge attività venatoria”, replica Confagricoltura Umbria a sostegno dell’attività svolta dagli organi dell’Atc 1.


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Il problema cinghiali resta

Confagricoltura ricorda come l’Atc 1 abbia “sostenuto anche le attività di contenimento introdotte insieme alla Regione Umbria, come l’utilizzo delle trappole e la riduzione dei tempi per l’intervento diretto del proprietario del fondo”. Nonostante tutto questo, denuncia però ancora Confagricoltura, “il problema rimane e continua a crescere la popolazione di cinghiali”.

Oltre al piano straordinario di abbattimento della specie cinghiale “attivato con tempestività dalla Regione” – con il quale si dispone di intensificare l’attività di contenimento e controllo dei cinghiali, soprattutto nelle aree in cui si sono verificati maggiori danni alle produzioni agricole, alla circolazione e nei pressi degli allevamenti di suini – secondo Confagricoltura servono ora ulteriori scatti in avanti e altre azioni dovranno essere intraprese per mettere al sicuro quanto oggi è a rischio.

“Cambiare le normative sulla caccia al cinghiale”

“È quindi necessario – conclude l’associazione degli agricoltori, i più colpiti dai danni provocati dai cinghiali – introdurre tutti gli strumenti idonei, anche intervenendo sulla normativa regionale al fine di creare le condizioni per una effettiva inversione di tendenza”.

Tra quelli più urgenti: eliminazione dei settori preassegnati; ridistribuzione zone vocate e non vocate; vietare la caccia nelle zone non vocate così da permettere azioni di contenimento tutto l’arco dell’anno. Secondo Confagricoltura Umbria, infatti, l’attuale suddivisione in zone vocate e non vocate alla caccia collettiva al cinghiale, “risulta del tutto inadeguata alla reale situazione” e nelle zone non vocate è necessario non autorizzare la caccia ma attività di contenimento per l’eradicazione del cinghiale con interventi di girata, aspetto e trappolamento oltre che caccia di selezione.

Confagricoltura ribadisce ancora che, nelle zone vocate, è necessario eliminare l’assegnazione dei settori alle squadre passando all’assegnazione casuale annuale.

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