Sono i bisonti che vivono nelle praterie del Nord America gli animali che, a dispetto della loro immagine di 'virilità', più frequentemente praticano rapporti omosessuali. I grandi mammiferi che hanno fatto da sfondo a tanti film tra cowboy e indiani sono in cima, infatti, secondo gli etologi, alla “classifica gay” del regno animale. Ma i re della prateria non sono i soli a mostrare comportamenti sessuali sganciati dal bisogno di procreare. L'elenco si arricchisce di trichechi, di scimmie come i bonobo o i nostri parenti prossimi dell'evoluzione: gli scimpanzé. Fra loro si registra il 'record' di rapporti omosessuali. Praticati anche da uccelli e insetti vari, cetacei, elefanti, giraffe, iene e leoni. Fino ad animali più vicini a noi come pecore e bovini.
“Ma attenzione a distinguere tra atti omosex, spiegabili anche con lo stress degli animali o con la forzata convivenza con esemplari del medesimo sesso, come negli allevamenti o negli zoo – chiarisce l'etologo dell'Istituto superiore di Sanità, Enrico Alleva – da quelli che invece sono comportamenti sessuali promiscui in specie in cui l'offerta sessuale è un modo di comunicare o di stringere alleanze”.
Quali che siano le ragioni che spiegano i rapporti omosex nella natura, a stilare la classifica degli animali 'più gay' sono in tanti, in molti casi per offrire argomenti alla tesi secondo cui anche l'orientamento omossessuale sia naturale. Non è un caso, dunque, che il museo di storia naturale di Oslo abbia ospitato a gennaio di quest'anno, una mostra dal titolo eloquente: 'Against Nature?' ('Contro natura?'). Ma non è il solo esempio. Anche il portale Life-science offre una dettagliata casistica di animali involontari testimonial dei diritti omosex. A ognuno le sue preferenze. Per esempio, afferma il curatore della mostra norvegese Peter Bockman che ha scoperto comportamenti gay in 1.500 specie, “i maschi adulti dei trichechi sono bisex. E se durante le stagioni degli amori si accoppiano con le femmine per procreare, il resto dell'anno si trastullano con esemplari più giovani e dello stesso sesso”. Un po' come avveniva nelle civiltà classiche greca e romana.
Secondo Life-science, invece, i comportamenti gay documentati scientificamente sono un po' meno. Ma riguardano comunque 500 specie. “Quando si parla di omosessualità nel mondo animale – riprende Alleva – bisogna distinguere tra due comportamenti. Da un lato gli atti sessuali 'tout-court', dall'altro l'offerta di sesso come modalità di relazione. Infatti – spiega l'etologo – gli atti omosessuali possono avere semplici ragioni. O per stress dell'animale, come possono testimoniare i proprietari di cani o gli allevatori di bovini, o per ragioni contingenti di convivenza forzata. Per esempio – prosegue – in zoo o allevamenti. In questi casi infatti, quando arriva la stagione degli amori, le specie sono sottoposte a una tempesta ormonale. E se non trovano un esemplare del sesso opposto vige la regola del 'chi c'è c'è'”.
Discorso diverso per quelle specie che usano il sesso come modalità di relazione sociale. “Succede – continua Alleva – soprattutto con le scimmie, animali sociali per eccellenza. In questi esemplari i rapporti sessuali, anche tra lo stesso sesso, servono per stabilire le gerarchie, per rinsaldare la coesione del gruppo e per comunicare affetto e appartenenza”.
Un'altra questione ancora è invece quella delle 'coppie di fatto gay' tra gli animali. Queste relazioni “in genere sono il risultato della privazione in fasi cruciali della vita dell'animale, come quella della tarda adolescenza, di esemplari dell'altro sesso. Insomma – aggiunge l'etologo – gli adolescenti del regno animale giocherellano con quello che trovano”. Tutte queste osservazioni però hanno un senso, sostiene il ricercatore, solo se inquadrate nella giusta dimensione. “Gli animali sono una cosa, l'uomo un'altra – sottolinea Alleva – e quindi bisognerebbe evitare letture antropomorfe della natura. Quello che voglio dire – chiarisce – è che se nella testa dello scienziato c'è già una tesi precostituita da voler dimostrare, allora si interpreteranno i comportamenti animali nel senso di una prova delle basi naturali di un comportamento invece prettamente umano. Personalmente – conclude – credo che certe preferenze, come quella della scelta del partner, siano mediate più da aspetti culturali e sociali che da quelli biologici”.
(fonte Adnkronos)