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I ” BAMBOCCIONI” NON LASCIANO CASA

Cancellare i vantaggi fiscali che favoriscono il precariato giovanile e creare alcuni ammortizzatori sociali fondamentali come una specifica indennità di disoccupazione che copra i periodi di mancato lavoro, unificare le casse integrazioni, estendere le tutele a tutti i settori merceologici, prevedere una indennità generalizzata per la maternità e la paternità, coprire i rischi di infortunio e di malattia. Sono queste le proposte che il consigliere regionale Stefano Vinti (Prc) avanza prendendo spunto dal poco felice termine di 'bamboccioni' usato dal ministro delleconomia, Tommaso Padoa Schioppa, riferendosi ai tanti giovani italiani che, anche se maggiorenni, continuano a vivere in famiglia. Un implicito rimprovero nei loro confronti, quasi che tale stato di fatto dipendesse più dalla loro pigrizia o da un loro scarso spirito di indipendenza, che da ragioni oggettive.Vinti, citando i dati forniti dal presidente dell'Istat, Luigi Buggeri, afferma che i giovani italiani continuano a vivere con i loro genitori perchè i loro redditi non gli consentono di mettere su casa per proprio conto. Redditi che per i due terzi dei giovani italiani compresi nelle fascia d'età che va dai 23 ai 30 anni sono inferiori ai mille euro mensili e che per quasi un terzo di loro non raggiunge neppure i 500 euro. Si tratta di cifre che fanno riferimento al 2005, ma a lume di naso nel frattempo le cose non dovrebbero essere migliorate di molto, anzi. Questa condizione di precarietà continua Vinti – si riflette pesantemente sulle loro famiglie impedendo anche ad esse l'accesso all'acquisto di un'abitazione: sempre Buggeri ha rilevato che, se a livello nazionale il 18,4 per cento delle famiglie vive in affitto, questa percentuale sale assai, fino a raggiungere il 32,4 per cento, per quelle che hanno a loro carico un giovane con meno di 30 anni di età, a milioni di madri e padri italiani impedito di coronare il sogno di una vita: godere di un'abitazione di loro proprietà. E si tratta di un fenomeno di massa: sono circa 5,5 milioni (69,7 per cento del totale) i giovani tra i 20 e i 30 anni che vivono in famiglia, mentre i coetanei che sono usciti da casa sono appena 2 milioni 432 mila (30,3 per cento).In Italia – evidenzia il capogruppo regionale di Rifondazione comunista – esageratamente elevato il grado di precarietà che affligge le giovani generazioni alle quali vengono negate le più elementari certezze sulle quali potevano contare i loro genitori, come un'occupazione sicura ed un'altrettanto sicura pensione al termine della loro vita lavorativa. Si pone la necessità non più rinviabile di costruire quella rete di protezione sociale a tutela del lavoro flessibile che oggi manca del tutto, per impedire nel concreto che questo si trasformi in precarietà stabile. Ci si potrà fare solo se, come sta scritto nel programma dell'Unione, si cancelleranno i vantaggi fiscali che lo favoriscono e verranno creati alcuni ammortizzatori sociali fondamentali come una specifica indennità di disoccupazione che copra i periodi di mancato lavoro, l'unificazione delle casse integrazioni, l'estensione delle tutele a tutti i settori merceologici, la previsione di una indennità generalizzata per la maternità e la paternità, la copertura dei rischi di infortunio e di malattia. Dobbiamo fare in modo che il lavoro a tempo indeterminato torni ad essere il lavoro tipicamente 'normale' e che, al contrario, quello a termine rivesta esclusivamente il carattere della 'eccezionalita' e della 'temporaneità'. Ma per ottenere tutto questo conclude Vinti – occorre prevedere sufficienti risorse economiche, ben maggiori di quelle che sono state stanziate nellattuale Finanziaria, altrimenti non ci sarà possibile recuperare in un termine di tempo accettabile il ritardo che ci separa dai Paesi Nord-europei dove per la spesa sociale si investe ogni anno 7 volte pi che da noi.