Cinque agosto. Segnatevi questa data per capire come sarà l’estate (e soprattutto l’autunno) del Pd e del centrosinistra umbro. Il 5 agosto sarà infatti il ventunesimo giorno dalla notifica, arrivata in via Bonazzi lunedì pomeriggio, dell’autoconvocazione dell’Assemblea regionale dem firmata da un decimo degli iscritti, come previsto dallo Statuto.
In teoria, da quel momento, in caso di mancata convocazione da parte del commissario (e presidente dell’Assemblea umbra, se ancora esiste) Walter Verini, i richiedenti possono provare a rivolgersi al tribunale civile. Uno scenario a cui forse non si arriverà, ma i missili non sono mai stati ritirati. Solo deterrente come ai tempi della Guerra fredda? Si vedrà. La minaccia resta lì.
Verini, lunedì sera, non se ne è preoccupato. La presenza di Donatella Porzi e Marco Vinicio Guasticchi all’adunata del Park Hotel sono stati valutati come il segnale che la fronda dei “104” si stia assottigliando.
Ma ecco che nel pomeriggio, proprio mentre Walter Verini è in Parlamento a fare ostruzionismo al Governo gialloverde, arriva la nota firmata “La maggioranza dell’Assemblea Pd Umbria“, con le valutazioni sull’incontro del giorno prima “dell’organismo voluto dal commissario del Partito democratico“.
“Senza la nostra partecipazione come avvenuto ieri – il primo punto dei ribelli/resistenti – non esiste gruppo dirigente diffuso del Pd in Umbria. La maggioranza dell’assemblea regionale partecipa e parteciperà ad ogni momento di discussione, come quello di ieri, ma non rinuncia a confermare il valore dell’assemblea regionale stessa, come organismo legittimato a prendere decisione perché espressione di 20.000 cittadini umbri e come ribadito da alcuni interventi nel corso del dibattito“.
Quindi, si torna a chiedere la convocazione dell’Assemblea regionale del Pd, anche alla luce di quanto affermato dal vice segretario nazionale Orlando, il quale non si è sbilanciato sullo scioglimento o meno dell’organismo, schivando la risposta dei cronisti presenti e rimpallandola alla Commissione di garanzia.
Quindi, così come fatto anche in molti interventi a Ponte San Giovanni, i “104” chiedono le primarie di una coalizione “ampia e civica” per scegliere “i candidati e il candidato presidente“. Quelle primarie che lunedì Verini ha bocciato per mancanza di tempo.
“Le primarie – insistono però i 104 – sono l’unico modo di ‘aprire porte e finestre del partito’, avviando un percorso decisionale che ci consentirà di presentarsi in tempo utile alle prossime Regionali con una squadra forte, condivisa e preparata“.
Del resto, evidenziano infine i ribelli/resistenti, “il commissario Verini convoca un’assemblea dalla quale si leva una richiesta corale delle primarie ma si affretta subito a bocciare questa eventualità. Prova certificata, qual’ora c’è ne fosse bisogno, che l’assemblea di ieri è stato un momento sì di dibattito, ma senza alcun valore decisionale o politico perché le decisioni si prendono altrove”.
A questo punto, per proseguire sulla sua strada ed arrivare alla fine di luglio alla definizione di un’alleanza e di un candidato (civico, l’opzione preferita sull’asse Perugia-Roma) Verini attende però l’aiuto del nazionale, perché risolva, sul piano politico e formale, la grana degli organismi e gli affidi pieni poteri, certificati, senza schivate. E presto, entro luglio. Comunque entro la fatidica data del 5 agosto.