Città di Castello

I 100 anni di Ero Sartorello, da sfollato dell’alluvione del Polesine a decano dei fornai tifernati

Ha compiuto 100 anni il decano dei fornai di Città di Castello, Ero Sartorello, per una vita maestro dell’arte della panificazione, ma anche pilastro di una famiglia in cui ha insegnato ogni giorno amore e solidarietà, insieme al valore del sacrificio e del lavoro e all’importanza di aiutare il prossimo.

Un uomo di Città di Castello venuto da lontano, dal Veneto, tifernate da più di 70 anni e che ama i tifernati forse più di chi è nato in questa terra, perché, come ricorda sempre, da sfollato dell’alluvione del Polesine, fu accolto dalla nostra comunità come un figlio”, sottolinea il sindaco Luca Secondi che stamattina (30 gennaio) ha fatto gli auguri a Ero nella propria abitazione, consegnandogli a nome dell’amministrazione comunale una targa commemorativa del bellissimo traguardo, tagliato insieme ai propri cari il 24 gennaio scorso.

Durante la visita odierna Secondi ha rivissuto insieme a Ero, al figlio Sandro, alla nuora Brunella, alla nipote Luana e ai familiari presenti, le tappe di una vita che parla ancora oggi di sacrifici e difficoltà del secondo dopo guerra in Italia, tra drammi come quello dell’alluvione del Polesine del novembre 1951 che causò circa 100 vittime e più di 180.000 senzatetto, e una quotidianità fatta di privazioni e rinunce.

Arrivato a Città di Castello a 28 anni subito dopo la catastrofe che colpì la provincia di Rovigo, Ero si rimboccò le maniche per ricominciare da zero la propria vita. Accettò subito il lavoro da fornaio nella ditta Gustinelli Forno, dietro il vecchio Cinema Eden. Insieme al sostentamento, trovò anche l’amore, la sorella del proprietario dell’attività che poi sposò.

Ero si alzava dal letto alle tre del mattino per preparare il pane, che poi consegnava in prima persona ai clienti con la bicicletta dotata di cassone frontale e poi con l’Ape Piaggio, macinando migliaia di chilometri con il caldo e con il freddo. Restano indimenticabili le autentiche “imprese” del periodo invernale, con le strade piene di neve e gli interminabili giri per portare il pane fino a Pistrino e San Giustino, ma anche le domeniche a cuocere i biscotti Nipiol per la Buitoni, pomeriggi strappati alla famiglia, che spesso condivideva con il figlio Sandro, pur di guadagnare qualcosa in più.