Caccia Umbria

Gunnella avverte (anche la politica): “Senza i cacciatori non c’è caccia”

“Senza cacciatori non ci sarebbe la caccia e senza caccia… non ci sarebbero i cacciatori. E senza i cacciatori, in una regione come la nostra, l’Umbria, dove non c’è famiglia che non abbia almeno un parente o un amico che pratica la venaria le cose si complicherebbero drasticamente. E la poltrona, la sedia o lo strapuntino strappati fino a oggi agli appassionati con la maestria della politica, si allontanerebbero dal tavolo di altre due spanne, ben oltre la distanza di sicurezza già penalizzata dall’astensionismo”. Questa la riflessione del presidente di Confavi Acr Umbria, Sergio Gunnella, mentre l’Umbria si avvia alle elezioni.

Gunnella riconosce che la caccia, in Umbria, “batte il passo da decenni”. Le campagne, se si escludono alcune specie opportunistiche e quelle superiori ai 3 kg, come il cinghiale, hanno smesso di sfornare, da svariati lustri, quella “fauna selvatica ecologicamente equilibrata” che la popolavano secondo Natura e che la riforma ultratrentennale, L. 157/92, auspicava con enfasi fin dal suo esordio. Per non parlare delle tradizioni venatiche legate alle specie migratrici, che pur se presenti in fasi alterne, ricorda Gunnella, “vengono contingentate da ricorsi, da Ispra, da app inquietanti, cambiamenti climatici e da altre diavolerie del genere”.

Gunnella ricorda i 37 i postulati della normativa nazionale del 1992 “che pochi hanno letto, che pochi ricordano e che ancor meno hanno applicato (compresa – ahimè – l’ Amministrazione regionale)”. E allora il presidente di di Arc Confavi invita ogni a fare “la sua parte”.

E domanda ai cacciatori: “Perché il Calendario venatorio che vi consegna la Regione Umbria ogni anno è privo della data e del numero di deliberazione della Giunta? A qualcuno di voi, amici e colleghi contribuenti, è mai passato di mano uno dei documenti che ho appena elencato? Perché bisognerà pur capire, una buona volta, le cause che hanno provocato nei decenni trascorsi, il deserto faunistico che regna nella nostra regione!. Qualcuno mi dirà: ma cosa centra l’omissione della data sul Calendario con la mancanza di cacciagione all’interno dei nostri Atc? E se vi dicessi, tanto per fare un esempio, che la “Carta delle Vocazioni Faunistiche regionali” da allegare al Piano Faunistico Venatorio, descritta nella 157 del 1992 come “strumento indispensabile per la corretta programmazione del prelievo venatorio” è stata allegata per la prima volta nel P.F.V.R. 2014/2019 perché commissionata dalla Regione dopo 18 anni dalla data della legge stessa? Cosa mi rispondereste?”.

E aggiunge, sempre rivolgendosi ai cacciatori: “Ricordatevi che i ritardi abissali, le omissioni, le invenzioni lessicali, le forzature e la mancanza di conoscenza specifica della materia, sono una vera manna per certe associazioni ambientaliste e per una certa politica: basta guardare i ricorsi, diventati ormai una costante indecente a ogni apertura della caccia. Siamo sotto assedio, lo avrete notato. E le imboscate per i cacciatori risultano ormai una costante perniciosa che non fa che aggravare la crisi che il palinsesto della Venaria umbra sta attraversando da troppo tempo”.

Gunnella esorta: “Occorre intervenire tempestivamente. Ma non alla maniera di Bertoldo, come hanno fatto gli addetti ai lavori dell’Umbria fino a oggi. Non senza i cacciatori. E dato che in Umbria bisogna ripartire da zero rifondando la caccia, la politica, stavolta, – conclude Gunnella – deve dare più spazio ai cacciatori affinché, insieme, si possa arrivare all’ ottimizzazione di un palinsesto che rappresenta una cultura e un costume di consenso assai più radicato di quanto non si creda”.