(Adnkronos) - A Teheran sarebbe in corso un braccio di ferro tra il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e i Guardiani della rivoluzione, con il primo che vorrebbe evitare una guerra totale contro Israele. Lo rivela il Telegraph, confermando le divisioni ai vertici della Repubblica islamica su come rispondere all'uccisione, avvenuta il 31 luglio scorso a Teheran, di Ismail Haniyeh che gli iraniani attribuiscono a Israele. Risposta su cui la parola finale spetta all'ayatollah Ali Khamenei.
Secondo il quotidiano britannico, i generali dei Pasdaran insistono su un raid su Tel Aviv e altre città, concentrandosi su obiettivi militari per evitare vittime civili, mentre Pezeshkian avrebbe suggerito di colpire basi segrete israeliane nei Paesi vicini dell'Iran, come avvenuto nei mesi scorsi, quando Teheran colpì una presunta base del Mossad nel Kurdistan iracheno.
"Pezeshkian teme che qualsiasi attacco diretto a Israele avrebbe gravi conseguenze - ha spiegato uno stretto collaboratore del presidente -. Ha detto che siamo stati fortunati che l'Iran non sia arrivato a una guerra totale con Israele l'ultima volta e forse non lo farà questa volta". Il riferimento è all'attacco lanciato il 13 aprile scorso dalla Repubblica islamica, quando lanciò contro lo Stato ebraico 300 tra missili e droni, il 99% dei quali furono intercettati e abbattuti.
La stessa fonte, parlando con il Telegraph, sostiene che l'insistenza dei Guardiani della rivoluzione nel colpire Israele è legata più alla volontà di "indebolire la sua presidenza che non a coprire l'umiliazione che hanno subito". Un secondo collaboratore ha rivelato che Pezeshkian sarebbe dell'idea di "colpire qualche luogo legato a Israele in Azerbaigian o nel Kurdistan iracheno, di farlo sapere prima a questi Paesi e di farla finita con tutto questo teatro".
Tra l'altro, il presidente - mentre persone a lui vicine ritengono che "la negligenza nella sicurezza di Haniyeh sia stata intenzionale per trascinare Pezeshkian in guerra" - "non si sente umiliato" perché il leader di Hamas è stato ucciso "poche ore dopo il suo giuramento".
(Adnkronos) – A Teheran sarebbe in corso un braccio di ferro tra il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e i Guardiani della rivoluzione, con il primo che vorrebbe evitare una guerra totale contro Israele. Lo rivela il Telegraph, confermando le divisioni ai vertici della Repubblica islamica su come rispondere all’uccisione, avvenuta il 31 luglio scorso a Teheran, di Ismail Haniyeh che gli iraniani attribuiscono a Israele. Risposta su cui la parola finale spetta all’ayatollah Ali Khamenei.
Secondo il quotidiano britannico, i generali dei Pasdaran insistono su un raid su Tel Aviv e altre città, concentrandosi su obiettivi militari per evitare vittime civili, mentre Pezeshkian avrebbe suggerito di colpire basi segrete israeliane nei Paesi vicini dell’Iran, come avvenuto nei mesi scorsi, quando Teheran colpì una presunta base del Mossad nel Kurdistan iracheno.
“Pezeshkian teme che qualsiasi attacco diretto a Israele avrebbe gravi conseguenze – ha spiegato uno stretto collaboratore del presidente -. Ha detto che siamo stati fortunati che l’Iran non sia arrivato a una guerra totale con Israele l’ultima volta e forse non lo farà questa volta”. Il riferimento è all’attacco lanciato il 13 aprile scorso dalla Repubblica islamica, quando lanciò contro lo Stato ebraico 300 tra missili e droni, il 99% dei quali furono intercettati e abbattuti.
La stessa fonte, parlando con il Telegraph, sostiene che l’insistenza dei Guardiani della rivoluzione nel colpire Israele è legata più alla volontà di “indebolire la sua presidenza che non a coprire l’umiliazione che hanno subito”. Un secondo collaboratore ha rivelato che Pezeshkian sarebbe dell’idea di “colpire qualche luogo legato a Israele in Azerbaigian o nel Kurdistan iracheno, di farlo sapere prima a questi Paesi e di farla finita con tutto questo teatro”.
Tra l’altro, il presidente – mentre persone a lui vicine ritengono che “la negligenza nella sicurezza di Haniyeh sia stata intenzionale per trascinare Pezeshkian in guerra” – “non si sente umiliato” perché il leader di Hamas è stato ucciso “poche ore dopo il suo giuramento”.