“Guerra e pace” è il romanzo più letto in questo momento in Umbria. Anzi, il Cuore verde d’Italia potrebbe essere il luogo adatto per girare un nuovo film liberamente tratto dal capolavoro di Tolstoj. Gli ingredienti ci sono tutti: capi di governo, santi, comici, bombaroli e sor (e sora) Bomba vari.
La pace è quella testardamente cercata dai frati del Sacro Convento di Assisi. Hanno chiamato a custodire la Lampada della Pace la cancelliera tedesca Angela Merkel, perché si faccia paladina della costruzione di una nuova Europa dal volto umano. “Ja, ja”, ha risposto convinta la cancelliera, mentre chiedeva informazioni sullo spread e sul ritorno alla politica attiva di Silvio Berlusconi. A proposito: alla faccia dei commenti dell’ex Cavaliere, Angela non ha posto obiezioni a farsi fotografare anche di spalle mentre entrava nella Basilica di San Francesco.
Piuttosto, altri erano i timori al suo arrivo in Umbria. Pare che alla governatrice Marini, che l’attendeva all’aeroporto di Sant’Egidio dove è atterrato il volo di Stato germanico, la cancelliera abbia chiesto per prima cosa: “Wo ist Fiorini?!”. Le guardie del corpo tedesche si erano comunque informate in anticipo, rassicurandola: il Consiglio regionale dell’Umbria dista dall’aeroporto San Francesco 15 km, troppi per un eventuale lancio di verdi petardi.
Fiorini si è tenuto però alla larga. Chi invece ha voluto stringere personalmente la mano alla cancelliera è stato Claudio Ricci. Che poi ha chiesto: “Ma come funziona, nei Länder tedeschi, la costituzione dei gruppi consiliari?”.
Con Marini impegnata ad accogliere la cancelliera Merkel, alla festa del centenario dell’istituto tecnico Scarpellini, in rappresentanza della Regione, è stato dirottato Leonelli. Con un colpo di scena, una “carrambata”: Leonelli scopre che i suoi avi hanno guidato, da presidi, quella scuola. E allora, chi se ne importa se quelli che contano sono tutti ad Assisi…
Un altro esponente dem perugino escluso dal Parlamento (e anche dalle elezioni), Valeria Cardinali, era sul palco del Towanda Day per chiedere parità di genere, anche in politica e anche nel Pd. Nonostante la presenza del reggente Martina, l’iniziativa non è che abbia fatto tremare gli uomini forti (un po’ meno dopo il 4 marzo) del partito. In compenso, il post dell’ex senatrice ha generato un ampio dibattito sui social. Quasi tutti uomini, gli intervenuti.
Tornando all’Umbria, mentre nella città serafica si parla di pace, a Spoleto si prepara il girone infernale dei candidati a sindaco. Ne sono rimasti quattro. Perché il quinto, l’alfiere dei 5 stelle, Tommaso Biondi, è stato colpito e affondato dal fuoco amico. Lo stato maggiore grillino si è improvvisamente accorto che anni fa era stato querelato (e per questo multato e poi indultato) per una battuta ritenuta diffamatoria detta durante la Rivista goliardica, spettacolo che lo ha fatto conoscere alla città. Parafrasando Mario Brega: “Na battuta po’ esse’ fero e po’ esse’ piuma. Oggi è stata fero”. Il tutto, mentre la giustizia italiana riabilita, politicamente, Silvio Berlusconi, uno che di battute se ne intende, nel bene e nel male: ricordate il cucù alla Merkel e il più pesante controscherzo (con la complicità di Sarkozy e Mister Spread) della cancelliera.
Troppo tardi per tornare indietro. I 5 stelle a Spoleto non correranno. Così come a Vicenza e a Siena. Tre città che sono state scosse, in tempi più o meno recenti, da vicende legate alle banche che ne portavano il nome. Tre città dove, proprio a seguito di queste vicende (la città del Festival il “caso” Bps l’ha chiuso con l’acquisto di Banco Desio, anche se resta il nodo Spoleto Credito & Servizi) la propaganda a cinque stelle aveva fatto breccia nell’elettorato. E invece niente. I grillini non potranno cavalcare l’onda “caso banche”. A Spoleto, come a Vicenza, come a Siena. Tre indizi fanno una prova, direbbero i maligni, che vedono una possibile regia (e questa volta non si parla di cinema) dietro queste scelte. Ma se ci fosse davvero un filo rosso, la domanda d’obbligo sarebbe: “Cui prodest?”.