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Gubbio, ITS “Cassata”: i docenti protestano contro il ddl stabilità. Più ore in classe: da 18 a 24

(Ale. Chi.) – “Il collegio dei docenti dell'ITS “M.L. Cassata” di Gubbio, riunitosi in data 23 ottobre, esprime viva preoccupazione e forte contrarietà rispetto alle proposte contenute nel Ddl di stabilità 2013. Preoccupazione e contrarietà, nel metodo e nel merito”. Comincia così la nota del collegio dei docenti della scuola superiore di Gubbio. Dubbi e forti perplessità, dunque, per chi, come gli insegnanti, deve affrontare lezioni frontali con “splendida fatica” e con “i giovani di oggi”. La grande svolta nel ddl stabilità sembra essere l'aumento delle ore di lezione settimanali da 18 a 24, ma a parità di salario: “un provvedimento” a detta dei docenti “di inusitata violenza e arroganza, che si è tentato di temperare con la concessione di ulteriori 15 giorni di ferie, da fruire nei periodi di interruzione dell'attività didattica. Una toppa peggiore del buco, e che mostra anche una bassa considerazione del popolo dei professori, gregge da ammansire, parola di Ministro, con bastone e carota. E' quindi viva e forte la nostra preoccupazione per un modo di intendere le relazioni sindacali e i rapporti con il mondo del lavoro non degni di uno stato democratico”.

Per questo i docenti dell'ITS “Cassata” di Gubbio hanno deciso di incrociare, almeno parzialmente, le braccia, con la sospensione di tutte le uscite didattiche, dei consigli di classe, dei ricevimenti dei genitori, oltre che una settimana di “didattica essenziale” (con esclusione di ogni attività esterna alle 18 ore di lezione frontale) fino al 31 ottobre 2012.

Il CCNL – I docenti lamentano anche il forte oscurantismo del comma del ddl che regola le condizioni di lavoro in materia contrattuale: “le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1° settembre 2013”. “Semplice, in fin dei conti – risponde il collegio -. “Nessuna contrattazione tra le parti, nessun accordo, nessun tavolo: le condizioni di lavoro non possono essere scritte come esito di un confronto tra datore di lavoro e rappresentanti dei lavoratori”.

“Bisogna che qualcuno ricordi ai nostri governanti – continua la nota dei docenti – che stare in classe è una splendida fatica. Aumentare da 18 a 24 le ore obbligatorie in classe significa stare chiusi in una stanza con 25/30 giovani tra i 10 e i 20 anni per 5 ore ogni mattina, dovendo provvedere a che i 25/30 giovani stiano seduti, più o meno zitti, ti ascoltino, capiscano quello che gli dici, provvedano ad esercitarsi a casa, non si facciano del male, crescano intellettivamente. Il tutto per almeno 35 anni, e non con giovani degli anni '30, ma con giovani di oggi. E le statistiche europee, per il governo più europeo di tutti, sono lì a dimostrare che in Italia l'orario di cattedra è mediamente superiore, per ogni grado di istruzione, ai livelli europei. Nonostante questo, il corpo docente del nostro istituto, e forse ogni corpo docente di questo paese, vedrebbe con favore una riforma della funzione docente che prevedesse, oltre alle 18 ore frontali, anche ulteriori ore di servizio a scuola, spese a programmare, integrare, accogliere, progettare, studiare, recuperare e potenziare, lavorare in gruppo, fino ad ottenere un orario di servizio complessivo che sia in linea con gli standard d'oltralpe: il tutto a fronte di un decente aumento salariale. Questo sì che ci renderebbe tutti quanti più europei. Ma proprio su questo punto il governo mostra le sue reali finalità: non c'è interesse per la qualità, per ciò che sta dentro il nostro splendido mestiere, ma lo scopo finale, tristemente banale, è risparmiare sulla scuola, e più nello specifico sulla pelle di quei circa 30mila precari che, dall'approvazione delle norme in oggetto, si vedrebbero espulsi dal mondo della scuola, dopo aver contribuito a tenerla in piedi per anni. Il tutto mentre si avviano le procedure per organizzare il nuovo concorso a cattedre. Ci si presenta come efficienti e meritocratici, ci si fa largo a colpi mediatici di Tablet e Lim, ma alla fine neanche i più quotati sottosegretari di cui il Ministro si è circondato riescono a produrre qualcosa di diverso dai soliti tagli”.

Le ferie – Polemica anche per i giorni di vacanza, che pare siano troppi, e che dovrebbero essere trasformati in altro (programmazione, aggiornamento obbligatorio, auto-aggiornamento), “lasciandoci godere senza inutili ironie dei giorni di ferie previsti per contratto: 36, come tutti. Il Ministro – dichiara il collegio dell'ITS – ce ne regala altri 15, da utilizzare nei periodi di interruzione dell'attività didattica (Natale o Pasqua) ma l'intollerabile presa in giro denuncia anche profonda incapacità: dato che nei periodi di pausa non sanno che cosa farci fare, e se lo sanno non hanno i soldi per permetterselo, ci rigettano addosso la loro incompetenza, il loro portafoglio vuoto, e li trasformano in nostre colpe: stiamo troppo in vacanza. Se non altro, geniale, la strategia”.

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