I simboli dell'Umbria tornano ad emozionare eugubini e nono solo, Stirati "Siamo la prima grande festa di popolo e folklore a livello nazionale a tornare dopo i mesi terribili caratterizzati dal Covid"
Il giorno più atteso da tutta Gubbio, e non solo, è finalmente arrivato. Dopo due lunghissimi anni di assenza causa Covid, la Festa dei Ceri è tornata più fragorosa ed emozionante che mai per rendere il giusto tributo al patrono Sant’Ubaldo.
“L’impazienza” del popolo eugubino – privato per troppo tempo di una tradizione per questo “essenziale” e “viscerale” – è stata ripagata con un’Alzata “perfetta”, scandita dalle urla gioiose del pubblico e dai rintocchi maestosi del Campanone (e assistita pure da un cielo sereno). “La nostra è la prima grande festa di popolo e folklore a livello nazionale a tornare dopo i mesi terribili caratterizzati dal Covid” ha sottolineato orgoglioso il sindaco Filippo Stirati.
Piazza Grande è tornata dunque ad accogliere una gigantesca folla colorata di giallo, blu e nero, che ha osannato il momento più suggestivo della giornata: i pesanti Ceri (macchine a spalla di legno tra i 263 e i 287 kg) che tornano in verticale, come ad “indicare il cielo”, sotto la guida dei Capitani Eduardo Amadei (Primo) e Paolo Procacci (Secondo), che sovrintendono lo svolgimento della Festa, e con l’aiuto dei Capodieci Alessandro Nicchi (Sant’Ubaldo), Fabio Uccellani (San Giorgio) e Andrea Tomassini (Sant’Antonio), protagonisti dell'”incavijamento” (operazione di fissaggio del Cero alla barella), della stessa Alzata e responsabili dell’intera Corsa).
Dopo le tre classiche “birate” intorno al pennone (piccolo “brivido” per San Giorgio ma senza sbandamenti), i tre simboli dell’Umbria sono poi usciti dalla splendida Piazza pensile, per mostrarsi a tutta la città nel pomeriggio. Alle 18 scatterà la “folle corsa” per le vie del centro, con tre soste, che si concluderà, intorno alle 20, in cima al Monte Ingino, con l’arrivo dei tre Ceri nella Basilica di Sant’Ubaldo.