Sono legittimi i video con cui alcune guardie volontarie venatorie del Wwf documentano le verifiche fatte ai cacciatori e ai pescatori? Questo l’ultimo quesito che l’avvocato Marzio Vaccari, per conto dell’Associazione nazionale Libera Caccia dell’Umbria, ha sottoposto ai vertici della Provincia di Perugia e della Regione Umbria, con una pec nella quale ribadisce la necessità che gli Enti in indirizzo effettuino verifiche sulla legittimazione delle guardie volontarie del Wwf all’esercizio di funzioni di repressione in materia ittico-venatoria.
L’avvocato Vaccari, che per conto della Libera Caccia ormai due anni fa sollevò il problema del mancato possesso del decreto della Provincia da parte di guardie del Wwf che effettuavano controlli in materia ittico-venatoria con il solo decreto prefettizio, pone ora nuovi quesiti a Provincia di Perugia e Regione, evidenziando ulteriori dubbi sulla legittimità dell’esercizio di queste funzioni repressive e comunque anche sulle modalità con le quali vengono svolte.
Come già sollevato dal consigliere Marcello Rigucci, ora anche la Libera Caccia evidenzia come le guardie volontarie che aderiscano all’associazione Wwf Oa Provincia di Perugia, tra le cui finalità non viene specificata la verifica e l’attività repressiva in materia ittico-venatoria. E dunque, tale associazione non potrebbe sottoscrivere una convenzione con la Provincia di Perugia per l’attività di vigilanza in materia ittico-venatoria.
Una questione, questa, bollata come illogica da parte del responsabile del Settore vigilanza volontaria del Wwf Italia, Giampaolo Oddi. Che supportato dall’ufficio legale del Wwf Italia, aveva ribadito come l’attività delle guardie volontarie ambientaliste, e quindi anche i verbali comminati ai cacciatori, siano pienamente legittimi.
Ma ora anche l’avvocato Vaccari rileva come il Wwf locale, sulla base del proprio statuto, non abbia tra le finalità quella di effettuare vigilanza ittico venatoria. “Per effetto di quanto sopra espresso – scrive Vaccari a Provincia di Perugia e Regione – non si comprende a quale titolo la Provincia di Perugia conferisca provvedimenti autorizzatori alle guardie volontarie del wwf che consenta loro di vigilare in materia ittico venatoria“.
La Libera Caccia dell’Umbria, con il proprio presidente Lando Loretoni, aveva lamentato i sequestri di armi effettuato dalle guardie del Wwf. Giudicandole irregolari. Una questione che ora l’associazione venatoria, sempre attraverso la nota dell’avvocato Vaccari, pone ufficialmente a Provincia e Regione.
Ricordando che le guardie volontarie (di associazioni venatorie o ambientaliste) non rivestono la qualifica di agenti di polizia giudiziaria. Se legittimate dal decreto provinciale, ricorda il legale, “le guardie volontarie venatorie possono richiedere ai cacciatori di fornire le proprie generalità, di mostrare (e non di ispezionare) armi o arnesi ovvero la selvaggina in loro possesso e di esibire i documenti per l’esercizio dell’attività venatoria, ma non possono procedere ad alcun perquisizione né sequestro di armi, arnesi o selvaggina. Esse possono solo redigere – prosegue Vaccari – verbali di contestazione in cui devono esporre, in caso di infrazione, le circostanze di fatto, ivi compreso le norme che si ritengono violate, e le eventuali osservazioni della persona ritenuta responsabile della presunta violazione“. E l’avvocato Vaccari cita a questo proposito diverse sentenze, che delineano una giurisprudenza in materia confermata dalla Cassazione con la sentenza n. 44426/2013.
C’è infine l’ultima contestazione fatta ad alcune guardie volontarie del Wwf, quella relativa alla pratica di filmare i controlli fatti. Una pratica giustificata dagli ambientalisti con la necessità di tutelarsi anche a fronte di minacce che avrebbero ricevuto da parte di alcuni cacciatori. Potendo inoltre utilizzare i video come ulteriore prova delle contestazioni fatte a cacciatori e pescatori.
Tuttavia l’avvocato Vaccari evidenzia come le guardie cdel Wwf non richiedano preventivamente ai cacciatori ed ai pescatori ripresi il permesso di filmarli.
“Ricordo a me stesso – scrive Vaccari – che la legge 689/1981 art . 13 1° comma concede agli addetti alla vigilanza, solo per le sanzioni amministrative di cui all’art 31 l. 157/92 (cioè rivolte alle sole GGV), oltre ad una serie di attività, anche rilievi fotografici. Infatti, il DPR 15/2018, regolamento dei dati personali effettuato per finalità di polizia, all’art. 11 2 comma., consente la raccolta dei dati solo a fini informativi, sicurezza o di indagini di polizia giudiziaria“. E le guardie volontarie non hanno tale qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria.
Inoltre, all’art 14 II comma la legge prescrive che la diffusione delle immagini personali è consentita solo su consenso espresso del soggetto o per fini di polizia.
Per questo, per conto della Libera Caccia, l’avvocato Vaccari chiede a Provincia e Regione se le telecamere in questione sono state date in dotazione dagli enti; se questi considerino legittimo tale comportamento e, in caso negativo, “se si intende procedere con l’adozione di adeguati provvedimenti nei confronti di detti soggetti, compresa la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica, al fine di verificare l’esistenza di comportamenti penalmente rilevanti“.
Alla luce delle tre questioni poste sull’attività delle guardie ittico venatorie del Wwf, l’avvocato Vaccari chiede che Provincia di Perugia e Regione “intervengano sul punto attraverso l’adozione di comportamenti concludenti, non ultimi, ove ritenuta l’illiceità di detti comportamenti, l’invio alla competente Procura della Repubblica”.
Si apre dunque un altro fronte sulla lunga battaglia legale e amministrativa tra Libera Caccia e Wwf.