Gualdo Tadino, la lettera aperta di Sandra Monacelli al sindaco Morroni - Tuttoggi.info

Gualdo Tadino, la lettera aperta di Sandra Monacelli al sindaco Morroni

Redazione

Gualdo Tadino, la lettera aperta di Sandra Monacelli al sindaco Morroni

Gio, 09/01/2014 - 15:51

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(Ale. Chi.) – Dopo la nota dell'ex consigliere di Gualdo Tadino Marcello Diso, arriva anche la risposta del consigliere regionale Sandra Monacelli (Udc), anche lei ex membro della giunta gualdese commissionata lo scorso 22 dicembre 2013. E' una lettera aperta, che si conclude “con affetto, nonostante tutto”, pubblicata anche sui social network, che con tono pacato, ma non certo dimesso, prova a spiegare le ragioni del collasso della giunta comunale gualdese. Non manca naturalmente il riferimento ai cartelloni “diffamatori” spuntati in città dopo il commissariamento. Di seguito il testo integrale.

Caro Roberto,
ho atteso qualche giorno per scrivere il mio pensiero sulla conclusione dell’esperienza amministrativa iniziata nel 2009. Un’avventura cominciata nel migliore dei modi, spinti da un grande sostegno popolare e da molte idee per dare alla nostra città un volto nuovo e un diverso modo di gestire la cosa pubblica. Ricordo con affetto e rimarrà comunque per me indelebile l’impegno, la voglia di cambiamento e la speranza che esprimevano quegli uomini e quelle donne di quasi tutte le età che componevano il gruppo prima a sostegno della mia candidatura e poi, dopo l’apparentamento, a supporto della tua. Una grande lezione di passione civica che, però, per il modo con cui è stata portata avanti l’azione di governo e per come la stessa si è conclusa, rischia di trasformarsi oggi in sconforto e rabbia.
Le invettive, le accuse, i manifesti diffamatori (dei quali gli autori ne risponderanno in sede civile e penale), non fanno onore a chi li ha prodotti, ma soprattutto, spostando la vicenda sul piano personale come mai in politica dovrebbe accadere, rompono anche rapporti umani e provocano profonda delusione nei cittadini, alimentando così un sentimento di antipolitica già diffuso. E di questo te ne devi far carico. Sarebbe ingeneroso affermare che questi quattro anni e mezzo sono stati tutti sbagliati. Sono state fatte cose positive e si sono commessi degli errori. Del resto, chi non ne compie? La saggezza sta nel riconoscerli e nel ripartire da essi per migliorare. Di sbagli ne ho fatti io come anche tu, Roberto. Non posso non ammettere che siamo stati degli alleati scomodi, a volte forse troppo polemici, dando magari l’idea (sbagliata) di essere allo stesso tempo forza di governo e di opposizione.
All’interno della maggioranza abbiamo sollevato probabilmente con troppa voce e con meno atteggiamenti conseguenti le questioni della riapertura del Calai o della diminuzione della tassazione. Per una volta che alle parole sono seguiti i fatti, vedi le dimissioni di Ennio Abbati (delle quali eri da tempo perfettamente a conoscenza) e quindi di Angelo Arnesano, è caduta tutta l’impalcatura. Di questo, Roberto, non puoi accusare solo ed esclusivamente gli altri. Ci saranno dei motivi seri, e sui quali dovresti interrogarti, se un consigliere del tuo partito dall’inizio della legislatura è in completo disaccordo con te, se il capogruppo del movimento tuo attuale alleato ad un certo punto se ne va all’opposizione, se due consiglieri di maggioranza (dopo che per gli stessi motivi un'intera lista era stata logorata) si dimettono per non votarti contro, concedendoti comunque un’ulteriore possibilità di arrivare a fine mandato.
Sono tutti dei congiurati oppure sono persone che, non essendo politici di professione e non avendo nulla da chiedere alla politica, a un certo punto dicono basta? E' molto più semplice puntare l'indice verso qualcuno anziché interrogarsi sugli sbagli nell'azione amministrativa che insieme abbiamo condiviso e che più volte, fino al punto di essere additata come alleata scomoda, ti ho invitato a rivedere. Ci avviciniamo alla prossima campagna elettorale e la teoria del complotto va sempre bene, denunciare inciuci e trame di palazzo ordite ai tuoi danni così da darle in pasto all’opinione pubblica a volte funziona. Ma tu sai perfettamente che non è così. Sai bene che, nonostante gli insulti ricevuti dal tuo partito, nonostante le accuse più o meno velate che mi sono state sempre rivolte da chi ti sta vicino (e dunque presumo con il tuo avallo), ho cercato in tutti i modi di salvare la barca dall’affondamento, proponendo fino al mese di novembre delle soluzioni per alleggerire il carico fiscale e l'impatto del bilancio sui cittadini. A partire da una attenta revisione della spesa, che avrebbe abbassato la Tares, per proseguire con un progetto di efficientamento energetico che nel corso degli anni avrebbe lasciato nelle casse comunali diversi milioni di euro tra risparmi e royalties.
Tutto però lasciato cadere o quasi. Forse perché queste proposte provenivano da un gruppo politico che avrebbe potuto fare “ombra” al manovratore? Chissà. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si prende. In ogni caso, al contrario tuo, non vado in cerca di capri espiatori. Non esulto affatto per la fine di questa esperienza amministrativa, che vivo con profonda amarezza. Nonostante le continue battute del tuo partito, che non puoi negare di aver spesso usato come arma puntata contro l'alleato, Gualdo a me sta a cuore davvero e non è mai stata mia intenzione far naufragare quella che doveva essere la prima vera esperienza di rottura con il passato amministrativo della nostra città.
La mia presenza nell’Assemblea legislativa regionale, anziché essere continuamente oggetto di attacco da parte del tuo partito, poteva e doveva fungere da trait d'union con l'amministrazione regionale a vantaggio della comunità gualdese, storicamente collocata ai margini dei centri decisionali perugini. Ma, nonostante la mia disponibilità (vedi il milione di euro di fondi regionali sbloccati per la ricostruzione post-terremoto o la battaglia sul dimensionamento scolastico), mai da parte tua è stata avanzata una richiesta di collaborazione a tutto campo, senza però che tu abbia mai allacciato rapporti concreti con le massime istituzioni regionali. La vicenda Calai è in tal senso emblematica: a distanza di quattro anni dall'apertura dei cassetti in cui l'avevano lasciata i nostri predecessori, c'è soltanto una firma sulla carta e non sarebbero stati di certo i prossimi mesi a decretare né l'inizio dei lavori, né tantomeno la riapertura, alla pari di tutte le altre iniziative che, secondo la tua propaganda, l'avvento del Commissario avrebbe fatto arenare.
Un vero leader si riconosce non dalla continua ricerca di presenza sui giornali e dal servile encomio, ma dalla capacità di ascolto, dal saper gestire le conflittualità e dal riuscire a integrare e a valorizzare le diverse anime del gruppo che è chiamato a guidare. Queste sono le cose che ho continuato a ripetere nel corso degli anni, invocando il recupero di quel dialogo forte e di sintonia con la città che aveva animato i primi mesi della nostra esperienza amministrativa. Tutto invece dissolto come neve al sole, perso nel solito vizio in cui incappano molti amministratori pubblici che è quello di sentirsi gli unici detentori della verità. Una sorta di solitari Re Sole, circondati da cortigiani e tristemente sbiaditi dal tempo e dalla storia.

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