Due diverse richieste di ammissione al concordato preventivo in continuità, depositate al Tribunale di Spoleto in data 23 gennaio 2018. Così il Gruppo Maran cerca di affrontare il futuro e ripartire, mettendo dei paletti che possano salvaguardare l’attività svolta da circa 20 anni ad oggi ed i suoi dipendenti, o per lo meno la maggior parte di essi.
Sul tavolo del giudice ci sono le istanze della R&S srl (250 dipendenti, partecipata in parte dalla ormai fallita Spoleto Credito e Servizi) e della Maran spa (167 dipendenti). Società che sono sotto il controllo della holding della famiglia D’Atanasio – il DTN Group – composta oltre che dalle due società anche da Arca Voice e Maranauto (entrambe hanno cessato la propria attività negli ultimi mesi).
La procedura concorsuale, ora al vaglio del giudice che dovrà nominare anche dei commissari giudiziali, è stata chiesta dal nuovo amministratore delegato Andrea Marzapane, per mettere le aziende, come si fa in questi casi, al riparo dei creditori che potrebbero altrimenti dare vita ad istanze di fallimento e far chiudere così la sede di Santo Chiodo (oltre a quella di Catanzaro tutt’ora attiva). Il totale del passivo dovuto ai creditori per i due rami della Maran è di circa 10 milioni di euro. L’obiettivo del ricorso al concordato avanzato da Marzapane – rappresentato dagli avvocati Massimo Marcucci, Rodolfo e Pier Francesco Valdina – è di assicurare una continuità aziendale alle due società impegnate nell’attività di recupero crediti a distanza e a domicilio per conto terzi.
A causare le difficoltà economiche della Maran e della R&S, viene spiegato nei documenti, è la difficoltà generale del settore, acuita dalla rigidità dei costi dovuti alla stabilizzazione dei lavoratori, tutti a tempo indeterminato. Ma prospettive di risanamento ce ne sono, con la ristrutturazione del gruppo, affinché sia più competitivo, e l’individuazione di un partner con la possibilità anche di affitto dell’azienda.
I motivi che hanno spinto a ricorrere al concordato preventivo, il nuovo amministratore (designato dai soci il 18 gennaio in seguito alle dimissioni di Teresa Maran) li ha voluti spiegare di persona ai dipendenti martedì pomeriggio. Un confronto dai toni accesi ed in alcuni momenti teso, prima che poi i lavoratori in assemblea decidessero di avviare una mobilitazione per i prossimi giorni.
A creare i forti malumori è che con la richiesta di concordato si bloccherà anche il pagamento degli stipendi. Proprio che dopo il 16 gennaio era stata raggiunta un’intesa tra proprietà e sindacati sulle modalità del saldo delle spettanze arretrate. Dopo che nelle ultime settimane erano stati pagati l’ultimo terzo di quattordicesima e tutta la tredicesima, all’appello mancavano infatti ancora il saldo di ottobre, quello di novembre e l’intero stipendio di dicembre. L’azienda, spiegano alcuni lavoratori, aveva quindi preannunciato che avrebbero pagato circa 500 euro a ciascuno. Ma questo non è avvenuto. Ora sembra che la proprietà sia disposta a pagare tra un paio di settimane metà stipendio di gennaio. Nel mirino c’è anche il cosiddetto ‘bonus Renzi’, anch’esso bloccato e che quindi potrà essere recuperato soltanto con la prossima dichiarazione dei redditi.
Sul pagamento delle spettanze i sindacati vogliono vederci chiaro. Per questo, dopo l’incontro con Marzapane di martedì e l’assemblea con i lavoratori, sono arrivate alcune richieste nette. Se non arriveranno sarà mobilitazione. Lo conferma Luca Minestrini, delegato Rsu Cisl: “Abbiamo chiesto tre cose alla proprietà, vedere le lettere di intenti dei possibili partner, avere una copia del concordato e che esso sia integrato con l’accordo firmato il 16 gennaio sul rientro degli importi pregressi”. Marzapane, infatti, nell’incontro di ieri ha parlato di 3 società interessate ad investire sulla Maran (fino a qualche giorno fa si era parlato di 5), una delle quali garantirebbe i contratti a tempo indeterminato per i lavoratori. “Ci è stato preannunciato – spiega Minestrini – che la proprietà questa settimana incontrerà due dei possibili partner“. Il timing rimane quello che era stato illustrato due settimane fa prima presso il Comune di Spoleto e poi ai lavoratori: a febbraio si dovrebbe stringere sul partner industriale.
Dopo l’assemblea di martedì, Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uilcom Uil avevano diramato una nota dichiarando “la mobilitazione di tutto il personale dipendente da lunedì 29 gennaio a giovedì 15 febbraio nel caso in cui l’azienda Maran di Spoleto non renda noto pubblicamente le lettere di interesse dei partner, come annunciato dall’Amministratore delegato Andrea Marzapane. La mobilitazione sarà confermata anche nel caso in cui non saranno rese note delle solide garanzia occupazionali future e retributive per i lavoratori, come stabilito nell’accordo aziendale del 16 gennaio 2018. Chiediamo con chiarezza – prosegue la nota di Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uilcom Uil – certezze senza perdere altro tempo. I lavoratori e le loro famiglie sono profondamente preoccupati per la mancanza di una chiara prospettiva per una azienda strategica nel territorio spoletino. Territorio già provato da una forte crisi economico-occupazionale”.
A metà pomeriggio, però, l’annunciata mobilitazione è stata sospesa. Vale a dire subito dopo la richiesta di un nuovo incontro avanzata dall’amministratore ai sindacati, convocata per martedì 30 gennaio alle ore 10. “Le tre sigle sindacali Fisascat Cisl, Filcam Cgil, Uilcom Uil annunciano che la mobilitazione comunicata questa mattina e prevista dal 29 gennaio al 15 febbraio – recita la seconda nota diffusa dai sindacati – sarà sospesa fino al 30 gennaio, quando alle ore 10 si terrà un incontro tra lavoratori, sindacati e vertici di Maran per per discutere nel merito le richieste avanzate dalle sigle sindacali in tutela dei dipendenti”.
La proprietà, quindi, è pronta a chiarire ed i sindacati rimangono disponibili al dialogo. Ma se martedì non arriveranno le risposte e le garanzie chieste, a quel punto sin da subito scatterà la mobilitazione dei lavoratori.