I Cobas, per la giornata di lunedì 30 agosto, hanno organizzato un presidio sotto la Prefettura di Terni per chiedere tamponi salivari periodici e gratuiti per i docenti.
“I Cobas ritengono assolutamente inaccettabile l’obbligo vaccinale per il personale scolastico chi non è ammesso a scuola per mancanza del “lasciapassare” ovvero del green pass – si legge in una nota Cobas – viene considerato assente ingiustificato e dopo 5 gg scatta la sospensione del rapporto di lavoro senza retribuzione (dal 1 giorno minaccia il MIUR…) con sanzioni pecuniarie da 400 a 1.000 euro e una pesante violazione del diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione stessa. Per ottenere un green pass provvisorio si può ricorrere al tampone che, però, ha validità solo per 48 ore e dovrebbe essere ripetuto di continuo e non è gratuito, ma ad oggi a carico dei lavoratori mentre l’art. 15, comma 2, del d.lgs. n. 81/2008 prevede che “Le misure relative alla sicurezza, all’igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori”.
“L’introduzione dell’obbligo è inaccettabile – continuano i Cobas – perché lo stesso Ministro Bianchi rileva che il 90% del personale è già vaccinato e tale livello di vaccinazione, il rispetto delle norme sul distanziamento fisico e l’uso dei dispositivi potrebbero garantire il regolare svolgimento delle lezioni in presenza e in sicurezza (sicuramente maggiore di quella, per esempio, dei luoghi di culto per i quali non è previsto il green pass)”.
Secondo i Cobas il decreto non rispetterebbe neanche la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa n. 2361/2021 secondo cui: “i cittadini devono essere informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sotto pressione per vaccinarsi, se non lo desidera”.
“La regolamentazione dell’apertura delle scuole deve garantire un delicato equilibrio tra diversi diritti costituzionali: all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 33 Cost.); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); al lavoro e alla retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4 e 36); alla libertà personale (art.13). La didattica in presenza va garantita riducendo il numero di alunni per classe, assumendo tutti i docenti con tre anni di servizio e gli ATA con due, investendo nell’ edilizia scolastica e nei trasporti. Su questo il governo Draghi ha gravi responsabilità politiche non avendo usato a tali scopi le ingenti somme del Recovery fund”.
“Per questo vogliamo l’unità dei lavoratori della scuola contro un governo che irresponsabilmente cerca di spostare il piano del discorso sul green pass – conclude la nota -scaricando la sue gravi responsabilità politiche sul “capro espiatorio” costituito da coloro che hanno deciso di usare il principio di precauzione rispetto ad un vaccino comunque in fase di sperimentazione. L’obbligo del green pass sposta infatti su docenti e ATA l’obbligo vaccinale, deresponsabilizzando lo Stato che dovrebbe farsene carico”.