La Camera di commercio di Perugia si prepara ad affrontare la sfida lanciata dal Dap recentemente approvato dalla regione Umbria nel settore della green economy, con il primo di una serie di forum dedicato alla “Green economy: per uno sviluppo sostenibile dell'Umbria”. Secondo i dati emersi nell'incontro, è necessario un rilancio organico e strutturato della regione, al momento “nella parte bassa” della classifica dei territori italiani per sviluppo dell'evonomia verde.
Un convincimento è emerso in maniera più o meno netta da tutti gli interventi: la green economy appare, sempre più, non come una opzione possibile, ma come la strada obbligata “l'unica – ha detto Mauro Spagnolo direttore di rinnovabili.it – che può consentirci di assicurare alle generazioni future condizioni di vita almeno pari alle nostre”.
Il punto è individuare e disciplinare il percorso più adatto, quello che consenta di far transitare l'attuale sistema verso una economia ad impatto ambientale contenuto, dunque sostenibile. “Una economia verde, che detto in maniera molto elementare – ha affermato Mauro Basili, dirigente Enea e consulente Dintec – deve cercare di produrre più e meglio con meno”. “Senza dimenticare – ha precisato Mauro Spagnolo – che la green economy prima di essere un movimento economico è un movimento di opinione. La green economy nasce per mettere insieme una serie di istanze culturali, che hanno un unico obiettivo di perpetrare le attuali condizioni di vita anche per il futuro”.
Ma quanto vale oggi la green economy? In Umbria una stima recente parla di 10 miliardi di euro, l'8 per cento circa del valore nazionale che supera i 122 mld di euro. Su scala planetaria Eurispes fissa a 810 mld il giro di affari riconducibile alla green economy. Numeri che identificano un processo economico forte, comunque non trascurabile, ma ancora forse scarsamente percepito come una opzione irrinunciabile, da cui in ogni caso usciranno modificati il modo di produrre ricchezza, ma anche i modelli e gli stili di vita di ognuno.
Ecco quindi che la green economy, oltre che ad un diverso approccio economico, rimanda ad un modo diverso di intendere la vita. A che punto si trova l'Umbria nello sviluppo della economia verde? L'Ige, indice di green economy elaborato da “Fondazione Impresa” consente di stilare una sorta di classifica nazionale dell'economia verde: l'Umbria non brilla e si colloca nella parte bassa, al 13esimo posto su 20.
Per quanto riguarda l'agricoltura biologica saliamo al quarto posto nella graduatoria per numero di operatori, 150 ogni 100 mila abitanti e occupiamo l'ottava piazza per superficie agricola destinata al biologico. undicesima posizione per la produzione di energia elettrica da fonti idriche e fonti rinnovabili (173 kwatt per abitante).
I campi di applicazione del sistema green economy sono numerosissimi: fonti rinnovabili, innovazione tecnologica, risparmio energetico, edilizia, trasporti, elettrodomestici, turismo, agricoltura di qualità, ciclo dell'acqua, riciclo dei rifiuti, prodotti innovativi, manifatturiero. L'Umbria segue da vicino la Toscana nella raccolta rifiuti, con 68 kg per abitante per anno e ottiene un risultato ancora migliore nel rapporto kg/abitante nella raccolta dei rifiuti elettronici domestici. L'edilizia è uno dei settori chiave in cui si possono produrre i risultati più consistenti in termini di risparmio energetico. Come si comportano le regioni? Una indicazione viene dall'ultimo dossier di LegaAmbiente che promuove Lombardia, Piemonte e le province di Trento e Bolzano, così come Emilia-Romagna, Liguria e Puglia. Rimandate e prossime alla bocciatura l'Umbria, il Lazio e la Val d'Aosta dove “le leggi regionali prevedono indicazioni ancora troppo generiche”.
Di certo, tutte le regioni italiane escono perdenti rispetto ad esperienze maturate nei paesi del nord Europa, a cominciare dalla Germania, la nazione più orientata verso una economia verde, “dove – ha ricordato Francesca Regina, Direttore dell'ufficio Berlino della Camera di Commercio italiana per la Germania – sono state già poste le fondamenta della green economy e ad esempio sono state realizzate abitazioni – pilota che producono energia in quantità doppia rispetto al consumo”.
“Le scelte green economy devono essere ispirate e indirizzate da un sistema normativo chiaro ed univoco”, ha detto il Presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni.”Tutela ambientale, qualità della vita, creazione della ricchezza: per muoverci declinando insieme questi obiettivi dobbiamo poter contare un indirizzo politico chiaro, a livello centrale ma anche locale, che per ora sembra non esserci. La rilevanza degli obiettivi che ci vengono proposti è tale che non possiamo permetterci di navigare a vista. Con quali interventi, c'è da chiedersi, potremo cercare di raggiungere la soglia del 17 per cento del fabbisogno energetico totale da realizzare con fonti rinnovabili – limite fissato dalla Comunità europea – quando in Umbria fatta 100 la quota rinnovabile, l'incidenza dell'Idrico è pari al 90 per cento, dell'eolico allo 0,1 per cento, del fotovoltaico al'1,7 per cento e delle biomasse all'8,2 per cento”.
Diverse le proposte emerse dal forum nei confronti dell'amministrazione regionale, come “una politica molto aggressiva sul fronte della efficientazione degli edifici”, o uno sviluppo delle “relazioni tra enti e imprese dell'Umbria e della Germania, mercato di riferimento per lo sviluppo della green economy”, al lavorare “sulle reti di impresa” coinvolgendo anche i centri univers