L’8 e 9 giugno, insieme al voto per le europee, gli umbri sono chiamati a rinnovare due terzi delle amministrazioni comunali. Un appuntamento, vista anche la delicata fase economica e sociale, al quale guardano con attenzione anche i commercianti rappresentati da Confesercenti Umbria, che ha redatto un documento presentato a tutti i candidati.
Spiga il presidente regionale Giuliano Granocchia: “Come fatto in questi anni, con spirito costruttivo e critico e sempre in piena autonomia, Confesercenti ha presentato ai candidati a sindaco proposte e istanze urgenti per le scelte del governo delle città: gli imprenditori del commercio, turismo e dei servizi dell’Umbria si aspettano risposte concrete per affrontare un futuro ancora condizionato dalle conseguenze della pandemia, dall’aumento dei prezzi dell’energia dovuti alla guerra ed alla speculazione, all’aumento dei tassi di interesse.
Presidente, la campagna elettorale è solitamente il periodo in cui si fanno promesse. Non temete che poi gli impegni magari assunti non saranno mantenuti dalle fute amministrazioni?
“Le nostre proposte nascono dalle esigenze delle imprese e, per la natura delle imprese che maggiormente rappresentiamo come quelle delle attività del commercio di quartiere, queste incrociano le necessità dei cittadini. Per questo vogliono essere un contributo per il confronto sul futuro governo locale che sarà indicato dal voto. Un confronto che auspichiamo resti aperto con i futuri sindaci e consiglieri nel corso di tutta la legislatura. Da parte nostra con la convinzione che le rappresentanze delle imprese vadano considerate parte della classe dirigente locale. La nostra Associazione, come sempre, intende continuare ad esercitare il proprio ruolo di interlocutore attivo, propositivo e di stimolo con le istituzioni locali”.
Quali sono i nodi prioritari lamentati dalle piccole e medie imprese, soprattutto nel terziario?
“Innanzi tutto, fisco e burocrazia. Temi che hanno certamente rilievo e ancoraggi nazionali, ma anche di natura locale. Anche in relazione alle difficoltà che le imprese stanno attraversando, occorre che le Amministrazioni comunali recuperino tutte le risorse possibili per ridurre il peso fiscale e tributario sulle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda i tributi locali, la principale esigenza è di rivedere l’impatto della Tari, che pesa in particolare sul settore della ristorazione e dell’alimentare, nel contesto di una revisione del rapporto attuale del costo tra utenze domestiche e non domestiche. Sommando a questo dato quello delle imposte locali sugli immobili, che noi chiediamo di ridurre per 3 anni, le attività del commercio al dettaglio e della ristorazione hanno subito un aumento diventato insostenibile dai già sofferenti bilanci aziendali. Prevediamo inoltre di rivedere, anche a termine, le imposte su occupazione suolo pubblico e pubblicità. E dell’imposta di soggiorno. Ma anche misure per sostenere le gestioni di attività in affitto e per favorire i subentri in proprietà. A questo si aggiunga la necessità di semplificare le incombenze burocratiche, che per le imprese, specie in quelle più piccole, si traducono in ulteriori costi, tra l’altro ingiustificati. E per porvi rimedio spesso basterebbe migliorare l’efficienza della macchina pubblica”.
Questo porta i giovani ad allontanarsi dalla prospettiva di lavorare nel commercio?
“Quella è soprattutto una conseguenza del fatto che non sia più remunerativo. Ecco perché vanno stravolte le regole, per esempio abbattendo l’Iva o dimezzando l’Irpef per chi sceglie questa professione”.
E poi c’è la concorrenza delle piattaforme online…
“La crescita esponenziale delle vendite online durante la pandemia ha solo accelerato un percorso già delineato. Che ha portato anche la nostra categoria a riqualificarsi e ad utilizzare le nuove tecnologie. Ma con le grandi piattaforme, che sono al di fuori o al di sopra delle regole, è difficile competere. Va un po’ attenuato lo squilibro fiscale a vantaggio dei colossi delle vendite online, che lucrano sproporzionati ricavi. Sappiamo che ciò non è competenza diretta di un sindaco, ma chiediamo ai futuri amministratori di qualsia città dell’Umbria di porre con forza questo tema sui tavoli della politica nazionale ed europea”.
E’ invece un problema vissuto direttamente dalle amministrazioni locali, anche in Umbria, la desertificazione di negozi e servizi in alcune aree.
“La desertificazione commerciale dei piccoli centri, ma anche dei quartieri più popolari, è da avversare in quanto compromette la vivibilità stessa dei luoghi. Uno dei primi interventi per contrastare questo fenomeno è quello di pensare a contratti concordati per le attività commerciali, soprattutto nei centri storici. Una apposita Commissione, costituita da tecnici comunali, rappresentanti delle associazioni dei proprietari immobiliari, delle associazioni di categoria, degli ordini professionali interessati e delle agenzie d’affari, come per il canone concordato ad uso abitativo, devono individuare una cifra equa di locazione a metro quadro dell’immobile commerciale. Ai proprietari che si adeguano il Comune proporrà una aliquota Imu agevolata anziché l’applicazione di aliquota piena. E’ poi necessario uno slancio comune nell’elaborazione di strumenti di coordinamento e di aggregazione fra imprese, fondamentali nella promozione ed organizzazione dei distretti commerciali naturali, nonché ultimo ed importante argine a tutela del piccolo esercente per competere contro la deregulation dell’e-commerce e l’espansionismo della grande distribuzione organizzata”.
E per i centri storici?
“Meritano un’attenzione a parte, con una programmazione più coordinata fra attività economiche, turismo, cultura, al fine di intercettare al meglio i flussi turistici ed economici. E strategie efficaci sulla mobilità, perché anche la prossimità e la rapidità di spostamento sono fattori che orientano la scelta del consumatore. Nei centri storici è centrale anche il tema del decoro e l’equilibrio fra attività commerciali e di somministrazione, affinché non sia esasperata la tendenza a trasformarli in luoghi puramente ricreativi, ma restino di riferimento per il cittadino”.
Traffico e accessibilità influiscono sulle scelte dei consumatori.
“Il traffico, inteso come flusso di persone e merci, è condizione necessaria per visibilità e accessibilità alle aziende. Per questo chiediamo che qualsiasi atto o regolamento dell’Amministrazione sia adottato dopo una attenta analisi costo – benefici per l’intera comunità locale. Allo stesso modo, quando si valutano i provvedimenti che restringono l’accessibilità dei centri urbani a tutela della qualità ambientale, va considerato l’ecosistema urbano nella sua totalità; quindi anche i traffici che si generano nelle grandi superfici commerciali, che non dovrebbero potersi invece avvantaggiare delle restrizioni che colpiscono il piccolo commercio, soprattutto nei centri storici. Chiediamo quindi un tavolo di confronto permanente sulle politiche di mobilità e viabilità dell’intero territorio comunale. In assenza di tali strategie di concertazione e confronto riteniamo sbagliati, inapplicabili e penalizzanti gli ampliamenti tout court delle ZTL. In sostanza, chiediamo una maggiore programmazione degli interventi, anche sulla tempistica, e un coinvolgimento delle imprese e delle loro rappresentanze”.
In Umbria ci sono troppi centri commerciali?
“L’altro tema forte posto da Confesercenti è una moratoria seria a nuovi centri commerciali, senza la quale ha anche poco senso parlare di centro storico, di valorizzazione della città, delle periferie. Confesercenti si schiera contro il proliferare di nuovi centri commerciali e l’ampliamento di quelli esistenti”.
Poi c’è il problema dell’abusivismo e dell’illegalità…
“Da sempre Confesercenti si è spesa in Umbria sui temi che attengono anche al vivere civile e al rispetto delle regole democratiche. Abbiamo avanzato proposte e denunce precise, offerto (e avuto) collaborazione con le forze dell’ordine, sottoscritto azioni concrete, prima fra tutte la lotta all’usura, per la quale evidenziamo l’impegno di Confesercenti come promotore della costituzione della Fondazione Umbria Contro l’Usura. Sono temi su cui è bene accrescere la collaborazione tra associazioni e le istituzioni interessate. Tenera alta la guardia contro rischi di insediamento della criminalità organizzata”.
A cominciare dai controlli nei mercati ambulanti.
“I mercati ambulanti scontano una crisi strutturale che ha radici profonde e che la pandemia ha aggravato: la complessità dei contesti e la frammentazione degli operatori rendono sempre più difficile una gestione pubblica che sia puntuale ed organica. Per questo è necessario orientarsi su politiche di gestione delle aree da parte di enti rappresentativi delle imprese, come i consorzi fra operatori. Nel frattempo, si devono assicurare politiche certe per garantire la legalità, anche per evitare forme di concorrenza sleale”.
All’aumento dei tassi di interesse si aggiunge una nuova stretta sul credito che colpisce soprattutto le attività più piccole.
“E’ importante un sostegno certo dei Comuni ai Consorzi fidi, che svolgono un ruolo insostituibile attraverso le garanzie concesse al finanziamento per le imprese. Così come occorrerà pensare, anche coinvolgendo il sistema del credito, forme di incentivazione per l’avvio di imprese giovanili, in particolare nella loro prima fase”.
Infine il turismo. I dati dei flussi registrati in Umbria dopo la pandemia sono buoni. Come rendere duraturo questo flusso?
“Confesercenti ha prodotto in questi ultimi anni diverse iniziative e ricerche di merito sul turismo, sul brand delle città e in rete. Il turismo deve diventare sempre più fattore di competitività e di circuito virtuoso per l’intero territorio. L’impegno urgente e la sfida che indichiamo e da vincere è la costruzione di un piano strategico, coordinato da una regia unitaria che valorizzi sempre più la destinazione Umbria, mettendo a sistema tutti gli attori che hanno a che fare con il turismo, in una logica di marketing per vendere l’Umbria – con le sue città e i suoi borghi – rendendola più ambita, desiderata, vissuta. L’integrazione della proposta turistica del nostro territorio nella sua accezione di città d’arte e di patrimonio ambientale deve diventare la strada maestra dei prossimi anni”.