Scheggino è un posto straordinario per ascoltare un concerto di musica, sia essa jazz, blues-folk, gospel o di qualsiasi altro genere. La piazza dell’affascinante borgo della Valnerina, con il suo incredibile paesaggio che fa da sfondo naturale alle spalle del palco, crea quella predisposizione interiore di attesa e stupore nel pubblico che qualsiasi manifestazione musicale vorrebbe e pagherebbe a peso d’oro per avere.
A Scheggino invece la natura ha fatto tutta da sola, quella stessa natura che da madre e creatrice a volte si è fatta anche terribile distruttrice. Ed è proprio per dire che siamo nelle sue mani, sia nei momenti di gioia che anche di dolore, che l’iniziativa itinerante “Il Jazz italiano per le terre del sisma”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, sta testimoniando come da momenti di grande paura e dolore si possa poi ricostruire, sempre meglio, un futuro fatto di bellezza e armonia. La bellezza, l’armonia e persino il perfetto equilibrio delle note musicali di generi come il jazz, che in terra umbra conta estimatori convinti da decenni.
C’era qualche timore tra gli organizzatori sul fatto che la musica nata dal blues e dalla condizione sociale della schiavitù in americana potesse essere un “corpo estraneo” in un luogo molto caratterizzato da altre tipicità, come il borgo di Scheggino. Ed invece è stato un successo straordinario, perchè è profondamente vero che la musica non ha nessun confine da scavalcare.
Una prima volta di livello qualitativo molto alto, coordinata da Silvia Alunni (Visioninmusica), che di Jazz e Blues se ne intende.
Sul palco ad aprire la giornata di festa e musica, Angela Mosley & The Blue Elements, con la cantante figlia d’arte (suo padre è uno dei più importanti cantanti gospel di Chicago) accompagnata da una band umbra che milita nel blues da quasi 20 anni (Riccardo Diomedi alla chitarra, Daniele Ponteggia al contrabbasso, Alessandro Deflorio al pianoforte, Lorenzo Fontana al sax e Tiziano Tetro alla batteria). Voce strepitosa per una apertura di grande respiro con la Mosley avvezza a tutte le estensioni possibili come ogni brava cantante americana cresciuta a pane e Gospel e con una impronta Soul scolpita direttamente nel dna. Una full immersion di apertura che mette tutti subito sul giusto binario d’umore.
A seguire il Greta Panettieri Quartet (Greta Panettieri voce, Andrea Sammartino pianoforte, Francesco Puglisi basso e Valerio Vantaggio batteria), con la cantante che è riconosciuta come una delle migliori jazziste italiane, conosciuta anche al pubblico televisivo per i suoi interventi musicali nel programma “L’aria che tira” di Myrta Merlino su La7.
Sul fatto che la critica musicale indichi la Panettieri, nata a Roma ma cresciuta e diplomata musicalmente in Umbria, come una delle migliori cantanti italiani di Jazz non c’è molto da discutere. Fosse per noi, aggiungeremmo senza timori che è in assoluto la più completa, vocalmente parlando. Nel concerto di ieri sera a Scheggino lo si è potuto chiaramente capire. E non soltanto da parte degli intenditori. Il suo repertorio infatti ha in scaletta anche molte cover di Mina (ne è stato fatto un album nel 2014 Non gioco più), riarrangiate magistralmente in chiave jazzistica e che, oltre al piacere della melodia conosciuta ai più, mettono in evidenza quanto la voce della Panettieri sia matura, poliedrica e “sfacciatamente” sicura.
Greta regalerà al pubblico di Scheggino, che l’ha applaudita più che calorosamente, la versione vocal (senza testo) di Brava, uno dei pezzi più difficili della Minona (copyright Alberto Sordi) nazionale, e della storia della musica leggera italiana aggiungiamo noi. Un divertissment, diciamo così, scritto da un altro umbro di adozione, il M° Bruno Canfora recentemente scomparso a Tavernelle (CLICCA QUI). Un segno del destino che permette a Greta Panettieri di mettere in mostra un virtuosismo di altissimo livello. Certo, cantata con il testo, Brava è roba per cuori e polmoni di acciaio. Ma in questo caso Mina è inarrivabile ed è giusto che sia così.
Dopo la splendida esibizione del Greta Panettieri Quartet è la volta di un duo blues-folk già ospite in Umbria in una delle edizioni di Visioninmusica degli ultimi anni, i Mountain Men ovvero Mr Mat voce, chitarra e stampo e Mr Iano armonica e voce, duo internazionale che spazia dal rock al folk e al blues. Eccitanti e malinconici, profondi e divertenti, intensi e travolgenti. Sono questi gli aggettivi che meglio descrivono il duo franco-australiano dei Mountain Men.
Partiti da Chartreuse Mountains, vicino Grenoble, Mr Iano e Mr Mat hanno già venduto più di 20.000 album grazie al “passaparola” costruito nel corso degli oltre 600 concerti realizzati, ma soprattutto grazie alla straordinaria energia che sanno sprigionare nel loro contatto con il pubblico. Riuscendo a materializzare una musica carica di emozione, a ritmo di blues, folk e rock, danno vita sul palco a performance che sono molto più di un concerto: spettacoli di vita, fatti con il cuore e con la testa, dove è possibile sentire l’anima vera dei due musicisti e il carattere primordiale del blues.
A tratti, durante la performance, si ha la sensazione di stare in una di quelle rimesse piene di covoni delle fattorie americane sperdute tra i campi coltivati a mais e grano, durante una pausa di lavoro. Impossibile non immedesimarsi nel messaggio che manda questo genere di spettacolo e il pubblico di Scheggino lo capisce a volo e condisce l’esibizione dei due con una miriade infinita di “yeahh”, “uuhhh” e fischi da mandriani, manco fossimo in un ranch nel Texas. Una mutazione genetica in terra di Valnerina che nemmeno San Benedetto è riuscito a portare a termine compiutamente.
Ma a parte le boutade, i Mountain Men sono veramente deliziosi e a Scheggino si può dire che il brodo culturale è stato decisamente favorevole per un genere come il Folk-Blues.
Chiude l’appuntamento “Il Jazz italiano per le terre del sisma”, l’esibizione della Perugia Big Band, la famosa orchestra jazz fondata nel 1973 con all’attivo oltre 300 concerti in Italia ed in Europa; special guest dell’ensemble (che conta 19 elementi tra cui gli straordinari vocalist Silvia Pierucci e Davide Tassi) per questa occasione è stato Massimo Morganti al trombone, autore anche dell’arrangiamento per una splendida cover di Somewhere Over the Rainbow, eseguita a Scheggino.
La Band, guidata dal M° Nando Roselletti, ha lasciato a bocca aperta il pubblico tra il quale c’era qualche “intenditore” che non credeva che in terra umbra ci potesse essere una orchestra di simile fatta, tale e quale alle più blasonate formazioni straniere o di conoscenza televisiva. Quando si dice, i luoghi comuni.
Eseguito un repertorio che passa da Duke Ellington a Frank Sinatra, intercettando Ira e George Gershwin ed altri, senza tanti complimenti. Bellissimo.
Il pubblico di Scheggino è rimasto incollato alle sedie fino all’ultima nota, e se ce ne fosse stato ancora, si sarebbe tirato tardi senza tentennamenti.
Una prima volta (sicuramente da replicare) di grande intuizione ed effetto che ha lasciato un bel sorriso sul volto del sindaco di Scheggino, Paola Agabiti Urbani, seduta in prima fila, poco più in la di Sua Eminenza Paolo Fresu, testimonial dell’iniziativa del Mibact e che nel pomeriggio aveva aperto la manifestazione dal palco.
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Carlo Vantaggioli e Pietro Manna